La maggior parte degli italiani non vuole che il nostro paese vada a scontrarsi contro l’Europa. Lo dice Alessandro Amadori dell’Istituto Piepoli che ci ha dato questi numeri: il 51% degli italiani dice che il governo deve accettare le richieste dell’Europa contro il solo 35%. “Il governo, che ha sensori molto attenti sull’umore dei cittadini, ha capito benissimo il messaggio e quindi sta trattando” ci ha detto ancora.
Quella del governo sulla manovra, la trattativa con l’Europa, è una vittoria o un cedimento rispetto alle attese (dal 2,4% di deficit al 2%)?
Non credo sia giusto parlare in termini di vittoria o sconfitta. I nostri dati segnalano che la maggioranza dei cittadini è favorevole a una trattativa: gli italiani pensano che uno scontro accesso e radicalizzato non faccia bene al paese e a nessuno.
Perché non ragionare in termini di vittoria o sconfitta? Il governo aveva detto che non avrebbe ceduto di un millimetro…
Il governo ha i suoi sensori e ha recepito questo segnale degli italiani. Ma non è un cedimento, è un atteggiamento di intelligenza semmai. Dipende certo dal punto di equilibrio, cioè che cifra simbolica assumerà il deficit. Però il messaggio è che cercare una soluzione condivisa non è una sconfitta.
Diversi sondaggi sulla manovra economica hanno segnato la perdita di diversi punti percentuali da parte del governo, a voi cosa risulta?
Ogni istituto ha la sua modalità di misurazione, per quel che riguarda l’Istituto Piepoli i dati di fiducia dell’ultima rilevazione dell’11 dicembre sulla manovra economica, dicono che il governo deve accettare le richieste dell’Europa con il 51% dei favorevoli e il 35% contrario; sul reddito di cittadinanza la maggioranza degli intervistati dice no e sul superamento della legge Fornero i favorevoli sono la maggioranza.
E sulla fiducia al governo?
La fiducia al governo il 5 dicembre era al 55%, oggi al 54%, diciamo che oscilla tra quota 54 e 55 ma è sostanzialmente stabile. Il presidente Conte è al 56% mentre una settimana fa era al 57% e la settimana prima ancora al 55%. Dunque stabile anche lui.
La fiducia ai leader invece?
La fiducia a Salvini varia tra il 53%, il 52% e oggi e il 54%, dunque si può dire che è più che stabile. Quella Di Maio è stabile al 46%.
Come cambia l’opzione di voto? Chi premia? M5s o Lega?
Le intenzioni di voto, che sono l’altro indicatore importante, danno Salvini al 52%; Renzi al 16%, Fico al 42%: non si può parlare di crisi del governo. La Lega il 15 ottobre era al 35% poi è scesa al 30, poi è risalita al 35 e adesso è al 31%. Il che mi sembra anche in questo caso indicare stabilità con minime oscillazioni.
I 5 Stelle?
I 5 stelle sono passati dal 29,5% poi al 29, adesso sono al 28,5%. Non vedo nessuna variazione significativa, i nostri dati segnalano una sostanziale stabilità. Il caso negativo, l’unico, riguarda il reddito di cittadinanza, ma perché non si è ben capito come funziona. Esplicitando meglio i vari parametri può risalire anche quello.
Il voto del Nord premia ancora Salvini? E quello del Sud Di Maio?
Sono semplificazioni. La Lega il 4 marzo ha preso un milione di voti nuovi al Sud e anche i 5 Stelle non è che non siano presenti al Nord. Esiste più Lega al Nord nella classe produttiva e più 5 Stelle al Sud, ma sono grandi partiti da 30%. Vuol dire che i voti li prendono dappertutto.