È caos completo al Senato per l’approdo della Manovra: domani alle 16 il Governo Lega-M5s presenterà il maxi emendamento “sostitutivo” alla Legge di Bilancio. Il voto di fiducia verrà fissato per le ore 23, con la possibilità della conclusione dell’intero iter entro la mezzanotte. Tempi stretti perché poi, con le varie Festività, bisogna far tornare il testo alla Camera (visto che è cambiato praticamente in ogni suo punto) per l’approvazione – immaginiamo anche in quel caso con la fiducia – della Manovra entro il 31 dicembre 2018. Il vero problema di questo pomeriggio è che il testo è approdato in aula senza il relatore, dovuto dal fatto che la Commissione Bilancio non ha concluso i lavori: Il presidente di commissione Daniele Pesco (M5s) ha detto in poche parole che sta arrivando il maxi emendamento in Aula e che quindi è inutile la discussione in commissione. A quel punto Pd e LeU hanno abbandonato i lavori accusando il Governo di “emergenza democratica” in vista delle votazioni di domani: «non sono ultimati, di lavoro ce n’è ancora tanto da fare. Non siamo riusciti a votare gli emendamenti. Chiedo al presidente del Senato cosa dobbiamo fare?», ha spiegato un imbarazzatissimo presidente della Commissione Bilancio, che poi ha precisato «il fatto è che comunque mancano pochi giorni alla fine dell’anno e vi è il rischio a questo punto di andare in esercizio provvisorio». Infine Pesco ha aggiunto «È una cosa che noi non vogliamo, preferiamo rispettare la Costituzione e andare in Aula senza relatore e votare un maxi emendamento che comprende tutta la legge di bilancio, tutte le modifiche fatte alla Camera, tutte le cose su cui c’era una buona partecipazione anche da parte delle opposizioni in Commissione Bilancio». Nel frattempo, secondo le anticipazioni del Sole 24 ore, si va verso la possibilità di decreti attuativi a gennaio per Reddito di Cittadinanza e Quota 100: i tempi sono sempre più stretti.. (agg. di Niccolò Magnani)
M5S VS LA STAMPA: “TUTTO FALSO”
Il Movimento 5 Stelle mette nel mirino i media per le notizie circolate nelle scorse ore sull’aumento dell’Iva e sul Blog delle stelle è stato pubblicato un lungo intervento per fare chiarezza. «Oggi gran parte dei media parlano di miliardi di aumento Iva, la cosiddetta clausola di salvaguardia, come se fosse un fatto già certo. Questo è falso. E finchè il MoVimento 5 Stelle sarà al governo questo non accadrà mai. L’aumento dell’Iva per il 2019 lo abbiamo già disinnescato, mentre per il 2020 e 2021 verrà disinnescato con le prossime manovre. Non ci sarà nessun aumento, nè quest’anno né mai finché saremo al governo. È sempre stato così da quando furono introdotte per la prima volta dal governo Berlusconi nel 2011», l’esordio dei pentastellati, che evidenziano: «Solo il governo Letta nel 2013 fece aumentare l’Iva di 1 punto dal 21 al 22% (il livello attuale). Una follia, visti gli effetti negativi che questa imposta produce sui consumi. L’Italia non se lo poteva permettere nel 2013 e non se lo potrà permettere tanto meno nel 2020-2021, dato che l’economia globale volge al peggio e c’è bisogno di sostenere la domanda interna». Dopo aver ribadito che non aumenterà, un nuovo attacco ai stampa e tv: «L’unica differenza con il passato è che gran parte dei giornali sbattono in prima pagina futuri aumenti dell’Iva che non ci saranno mai. La strategia di questi media è sempre la stessa: alimentare un clima di sfiducia e di paura che fa male al Paese. Ma non ci fermeranno». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
TONINELLI: “NON CI SARA’ LA SUPER STANGATA”
Il Governo difende a spada tratta la legge di bilancio dopo il via libera della Commissione Ue, con l’esecutivo gialloverde che sottolinea che non ci sarà alcun aumento dell’Iva. Dopo Matteo Salvini e Luigi Di Maio, ecco la conferma del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli ai microfoni di Adnkronos: «Assolutamente non ci sarà la super stangata Iva, l’abbiamo cancellata quest’anno e la eviteremo anche nei prossimi anni». Prosegue l’esponente pentastellato: «Questa manovra dà più possibilità ai cittadini di avere soldi in tasca per comprare. Questo significa aumentare la richiesta, quindi i consumi, e per gli imprenditori produrre di più, assumere di più, vendere di più. Sono molto, molto fiducioso». Infine, una battuta sulla correzione delle stime sulla crescita: «Stimare la crescita all’1,5%, per poi limarla all’1%, non è stato un errore. E comunque sono convinto che sarà meglio dell’1%, ne sono certo». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
LA CONFERMA DI SALVINI
Salvini segue l’altro vicepremier Di Maio e annuncia come dal prossimo anno non ci saranno aumenti dell’Iva, smentendo chi in queste ore annuncia lo spettro delle clausole di salvaguardia a partire dai prossimi anni e già in questa Manovra: «No, non l’abbiamo aumentata quest’anno e non l’aumenteremo nei prossimi anni. Le clausole le ereditiamo dai Governi precedenti del Pd» ha spiegato arrivando questa mattina all’ospedale Fatebenefratelli di Milano per la firma sul protocollo d’intesa per la nascita di un particolare laboratorio di genetica forense della Polizia di Stato. In realtà quello “spetto” della clausole non è un discorso da nulla visto che cresceranno, ancora, dal 2020 e dal 2021: con clausole di salvaguardia significa che ogni Governo, per farsi approvare la Manovra dall’Ue, accetta particolari condizioni sull’aumento dell’Iva. Lo spiega perfettamente Masini oggi nel suo blog su Formiche.net: il Governo Conte per ottenere l’ok da Bruxelles ha accettato che «se non verranno trovate ulteriori risorse l’Iva salga dal 10% al 13% per l’aliquota ridotta e dal 22 al 26,5% per quella ordinaria entro il 2021. Per disattivare queste clausole, sarà necessario trovare 23 miliardi per il 2020 e quasi 29 per il 2021». Secondo le stime di Formiche, con questa Legge di Bilancio approvata vorrà dire che le prossime Finanziarie dovranno ridurre di 23 miliardi e 29 la spesa per tutti gli obiettivi politici che intenderanno perseguire, qualcosa come «l’1,3% e 1,6% del PIL». (agg. di Niccolò Magnani)
DI MAIO, “NO AUMENTO DELL’IVA”
L’Unione Europea ha dato il suo ok alla manovra, ma nelle ultime ore si è tornati a parlare di aumento dell’Iva. Un’ipotesi smentita dal vice premier Luigi Di Maio ai microfoni di Radio Capital: «Non c’è un aumento dell’Iva quest’anno e non ci sarà nei prossimi anni: come abbiamo dimezzato quest’anno le clausole, le dimezzeremo nei prossimi anni». Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ha aggiunto: «Risalirei sul balcone anche domani: non c’è stata la procedura di infrazione e porto tutte le misure a casa. Sono ancora più contento di mantenere le promesse senza nessuna spada di Damocle». Una battuta sul reddito di cittadinanza: «Come ho sempre detto, si parte a fine marzo: il primo aprile no, mi rifiuto categoricamente perché le ironie si sprecherebbero. A fine febbraio-inizio marzo iniziano quota 100 e pensioni minime». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
CONTE: “COSI’ HO CONVINTO SALVINI E DI MAIO”
Il giorno dopo l’ok dell’Unione Europea alla manovra, con conseguente stop alla procedura d’infrazione, festeggia il premier Giuseppe Conte: «Attraversare una procedura di infrazione – dice il presidente del consiglio in una lunga intervista concessa stamane ai microfoni del Corriere della Sera – che avrebbe messo sotto controllo i conti dell’Italia per sette anni, inutile negarlo, avrebbe avuto un costo politico molto elevato, e forse non del tutto prevedibile». Ma come ha fatto Conte a convincere i ministri Di Maio e Salvini, che fino a pochi giorni fa sembravano fermi sulle rispettive posizioni, e contrari ai moniti dell’Unione Europea? «Ci siamo resi conto tutti – risponde – che questo non giovava all’interesse del nostro Paese. E a quel punto, per evitare che il negoziato si complicasse, ho chiesto e ottenuto una linea di comunicazione più attenta. I miei vicepremier – aggiunge – sono lungimiranti e hanno interesse a riformare questo Paese e a farlo crescere». Anche i gilet gialli francesi hanno avuto la loro parte in questa vicenda: «Quando mi sono sentito rivolgere alcune critiche contabili ho invitato i miei interlocutori a considerare che noi avevamo davanti l’esigenza di mantenere la stabilità sociale in Italia. Ho menzionato esplicitamente al commissario Pierre Moscovici la rivolta dei gilets jaunes in Francia». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MANOVRA, IL COMMENTO DI TRIA
«Le misure della manovra su reddito di cittadinanza e pensioni (quota 100) partiranno il primo di aprile»: non è uno scherzo o il solito “pesce” ma è la promessa fatta dal Ministro dell’Economia Giovanni Tria al termine di una giornata campale tra Bruxelles e Senato italiano per il Governo Conte. Intervenendo nella registrazione di Porta a Porta, il titolare del Mef spiega come il timing delle due misure bandiera del Governo gialloverde è stato concordato con l’Unione Europea e con gli altri membri della maggioranza (Salvini e Di Maio in primis, ovviamente). Come riporta intanto Il Sole 24 ore, è scattato intanto in commissione Bilancio del Senato «con i pareri dei relatori, Paolo Tosato (Lega) e Gianmauro Dell’Olio (M5S), l’esame degli emendamenti “segnalati” dai gruppi al Ddl Bilancio, in modo da accantonare le proposte suscettibili di approfondimento». Intanto, fa sapere il viceministro Garavaglia, lo stand by finora del maxiemendamento da votare in Aula a Palazzo Madama è dovuto alla necessaria bollinatura della Ragioneria dello Stato. (agg. di Niccolò Magnani)
BOCCIA: “ATTENDIAMO L’IMPATTO SULL’ECONOMIA REALE”
Proseguono i commenti in merito all’accordo fra l’Italia e l’Unione Europea sulla manovra. Roma è riuscita a scongiurare la procedura d’infrazione di Bruxelles, modificando il testo della legge di bilancio, attraverso la riduzione del deficit e “togliendo” miliardi alle due misure “quota 100” e “reddito di cittadinanza”. Sulla questione si è espresso il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che nelle scorse settimane non era stato molto morbido con il governo: «Apprezziamo il risultato raggiunto dal Governo italiano in Europa – le parole del numero uno degli industriali italiani – con il superamento, come auspicato a Torino, della fase emergenziale rappresentata dalla minaccia della procedura d’infrazione». Boccia non si è comunque eccessivamente sbilanciato ed ha aggiunto: «Diamo atto dell’impegno profuso dal premier Giuseppe Conte e dai ministri Giovanni Tria e Enzo Moavero Milanesi nella trattativa con la Commissione europea e aspettiamo di conoscere le misure che saranno presentate per adempiere all’accordo con Bruxelles». Boccia ricorda che è ora necessario equilibrare la manovra puntando sulla crescita: «Superata l’emergenza occorre infatti valutare i provvedimenti – conclude – in particolare bisogna verificare l’impatto delle misure sull’economia reale perché il cambiamento generi più occupazione e più crescita nel Paese». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MANOVRA, SALVINI ESULTA “HA VINTO IL BUONSENSO”
La manovra italiana riceve il lasciapassare dell’Unione Europea. Come comunicato all’ora di pranzo in senato dal presidente del consiglio, Giuseppe Conte, la commissione dell’UE ha bloccato la procedura d’infrazione nei confronti del Belpaese, pur mantenendo un livello di guardia verso lo stesso. Soddisfatto il governo, a cominciare dal Premier, le cui parole potete trovarle qui sotto, arrivando fino al ministro dell’interno, Matteo Salvini. Il leader del carroccio era assente oggi in aula, così come l’altro vice-premier Di Maio, ma si è detto comunque soddisfatto per il risultato ottenuto: «Aver evitato la procedura d’infrazione è la vittoria del buonsenso per il bene dei cittadini italiani. Un plauso a Conte che ha portato avanti la trattativa con Bruxelles con competenza, serietà e fermezza. Le misure che abbiamo promesso le faremo nei modi e nei tempi previsti. Ora avanti tutta, con la manovra – prosegue Salvini – siamo soddisfatti per i risultati raggiunti che diventeranno soldi veri da gennaio per aiutare milioni di italiani». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MANOVRA, OK DALL’UE: IL COMMENTO DI CONTE
Il governo italiano e l’Unione Europea hanno trovato l’accordo sulla manovra. Così come da indiscrezioni circolanti già nelle scorse ore, alla fine Bruxelles ha bloccato la procedura d’infrazione nei confronti del Belpaese, accogliendo le modifiche effettuate dal governo gialloverde sulla vecchia manovra. Soddisfatto ovviamente il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, che oggi ha riferito in senato sottolineando la «complessa interlocuzione con le istituzioni UE alla quale il governo ha dedicato il nostro intenso impegno. Ci ha richiesto inesorabilmente molto tempo, come era inevitabile in un negoziato caratterizzato da forti connotazioni politiche seppure dipanato lungo il binario di un serrato confronto tecnico». Conte ci tiene a sottolineare come l’Italia abbia condotto il negoziato «senza mai arretrare rispetto agli obiettivi che con il voto del 4 marzo gli italiani hanno ritenuto prioritario nell’azione di governo. Abbiamo salvaguardato nostra impostazione di manovra di bilancio eá non abbiamo ceduto nei contenuti certi degli effetti virtuosi che nel medio periodo avrebbe portato la manovra».
MANOVRA: OK DALL’UE, NIENTE PROCEDURA D’INFRAZIONE
La Commissione europea ha espresso il proprio voto favorevole dopo aver esaminato la proposta italiana, che il premier Conte ha riassunto con apposita lettera, e in cui si elencano risparmi per 10.25 miliardi di euro con i quali si azzera l’aumento di 0.8 punti del deficit strutturale previsto nella precedente versione della legge di Bilancio. Le due misure cardine della manovra, quota 100 e il reddito di cittadinanza, sono salve, ma subiscono delle modifiche. Entrambe slitteranno e partiranno solo dal mese di marzo, e non da gennaio come inizialmente previsto, ed inoltre, l’ipotesi che non tutti gli aventi diritto chiederanno il suddetto sussidio, consentirà di risparmiare alle casse dello stato ben due miliardi di euro sui 9 inizialmente previsti. Situazione praticamente identica per le modifiche alla legge Fornero, con il governo che stima che l’85% degli aventi diritto alla “quota 100”, deciderà di avvalersene. Soddisfatto anche il ministro dell’economia, Giovanni Tria, mentre l’opposizione ha attaccato duramente il governo, a cominciare dall’ex Premier, Paolo Gentiloni, che attraverso Twitter ha scritto: «Per la prima volta la legge di bilancio italiana viene varata a Bruxelles. Sovranisti senza sovranità. Lo sforzo economico di sei anni liquidato in sei mesi».