Paolo Romani, settant’anni suonati e una vita con Silvio, è chiaro: “I cicli della politica sono molto veloci. Renzi nel 2014 era al 41%”. Dunque, è ragionevole che tra un paio d’anni le cose saranno cambiate. Per cui dobbiamo lavorare a una forza liberale come la nostra e, parallelamente, a una forza riformista. Il bipolarismo centrodestra-centrosinistra è ormai superato dal nuovo bipolarismo Lega-5 Stelle. Siamo all’interno di uno scenario diverso dal passato. Servono nuovi strumenti di partecipazione e nuovi strumenti di comunicazione della politica. E poi c’è bisogno di un nuovo progetto per la politica e per il mercato della politica”.
E da parte sua Lady Etruria, al secolo Maria Elena Boschi, si è già messa al lavoro con alcuni dirigenti di Forza Italia in Toscana, arrivando quasi ad incrociarsi con la visita plenipotenziaria di Antonio Tajani in Toscana appena due giorni fa. Anche se tutti negano l’esistenza di negoziati, accordi o semplici telefonate. Tanto che “si parla infatti della possibilità che questo movimento debutti già alle europee”. Anche perché i dati che emergono da alcuni sondaggi parlano di un partito, in cui Renzi comanda e Berlusconi paga, che varrebbe il 12 per cento. E, sempre secondo quella rilevazione, il 47 per cento degli elettori del Pd lo voterebbe.
Paolo Romani, già ministro e senatore, è uno degli uomini più vicini a Silvio Berlusconi prima nel lavoro poi nella politica; non è certo l’ultimo venuto e dunque le sue dichiarazioni su un suo incontro con Matteo Renzi per “parlare di un nuovo progetto politico” è un fatto rilevante. L’intervista di Romani può dunque essere facilmente decifrata come una mossa prevista per far sapere che la possibilità c’è e che la carta è stata servita al tavolo della partita, anche se l’ex ministro parla della possibilità di Pd e “pezzi” di Forza Italia. Chiari segnali ai membri del cerchio magico berlusconiano che spasimano invece per l’altro Matteo: Salvini.
In questo momento cioè la carta “Partito della nazione” serve a tutti e due i giocatori: a Renzi nella sua partita nel Pd e a Berlusconi in quella con Salvini. Non possiamo sapere se il Partito della nazione si realizzerà poi davvero, ma di fatto già esiste virtualmente e punta pro tempore all’egemonia nel Pd, impedendo la scelta di un segretario che rimetta insieme la sinistra, e all’operazione-fiction Ppe dall’altro lato, cioè illudere gli elettori su un allargamento di Forza Italia, che rimane prigioniera dei soliti noti.
Renzi ha ingrandito e poi distrutto la sinistra italiana. Berlusconi ha prima mirabilmente mescolato e poi disperso la destra. Oggi insieme vogliono fare il centro. O meglio rimettere al centro della vita del paese il loro incomparabile ego ed i relativi interessi.
Gialli e verdi possono dormire sonni tranquilli.