«Chissà che cosa aveva in mente Renzi quando lunedì è zompato sul caso del papà di Di Maio. Dopo aver visto il servizio delle Iene dedicato al genitore del vicepremier a 5 Stelle, l’ex segretario del Pd aveva dato fuoco alle polveri»: Maurizio Belpietro all’attacco contro Matteo e Tiziano Renzi dopo l’inchiesta del suo giornale sul lavoro in nero dell’impresa del genitore dell’ex premier. Ma Tiziano Renzi non ci sta ed ha annunciato di voler querelare il direttore de La Verità: «Ho dato infatti mandato ai legali di procedere contro il signor Belpietro. Il tempo sarà galantuomo contro questa ennesima schifezza come lo è stato con il signor Travaglio e mi auguro lo sarà con le altre cause già aperte contro il signor Belpietro. Stupisce che questi signori, nonostante i tanti procedimenti aperti e le condanne, continuino a pontificare a reti unificate contribuendo a creare un clima di odio e di fake news. Io non ho talk show che mi paghino per dire inesattezze, come ha fatto ad esempio ‘Otto e Mezzo’ con Travaglio. Posso solo reagire con la forza della verità». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“I RENZI GESTIVANO LAVORO NERO”
La vicenda dei lavoratori irregolari travolge la famiglia Renzi dopo quella di Di Maio. A fare la rivelazione è La Verità: il quotidiano di Maurizio Belpietro ha raccolto le testimonianze di due ex distributori di quotidiani che sostengono di aver lavorato per la famiglia dell’ex premier senza firmare contanti e dietro pagamenti cash, in contanti. Il Movimento 5 Stelle ha colto la palla al balzo per difendere il suo capo politico, parlando di “lezione di morale vergognosa” da parte dell’ex segretario del Pd. Intanto il padre di Matteo Renzi ha annunciato che denuncerà il giornale. Ma andiamo con ordine e ricostruiamo la vicenda, partendo dalle dichiarazioni dei due strilloni della società di proprietà della famiglia Renzi, la Speedy Florence. «Non ho mai firmato nulla e non ho dovuto presentare alcun documento. Era tutto in nero. Ai Renzi andava bene così e anche a me», ha dichiarato Andrea Santoni, che ora è chef a Londra. A La Verità ha spiegato che percepiva un fisso e provvigioni a seconda del numero di giornali venduti. Era proprio Matteo Renzi a consegnarli le copie dei quotidiani da vendere. Un altro strillone, che però ha deciso di restare anonimo, ha spiegato: «Il primo mese ho preso circa 700mila lire, più 100 lire per ogni giornale venduto. Poi Tiziano ha scoperto che gli conveniva annullare il fisso e darci tutto in nero. In quel modo prendevo 500 lire per ogni copia di giornale. E la cosa conveniva anche a noi».
LA VERITÀ CONTRO I RENZI, M5S ALL’ATTACCO
La Verità nella sua inchiesta parla di una visita dell’Inps nel 1998, con i Renzi che presentarono un modulo-contratto che avevano fatto sottoscrivere a tutti i loro collaboratori, la cui prestazione era definita di “massima autonomia”. Ma dall’Inps arrivò una multa perché “non avevano pagato i contributi ai distributori dei giornali”, scrive il quotidiano, secondo cui la somma è stata versata in parte solo dopo una sentenza della Cassazione. Questa storia ha spinto il Movimento 5 Stelle a diffondere una nota durissima: «Dall’alto della propria ipocrisia hanno tentato di infangare il nome di Luigi per un bidone, una carriola e qualche calcinaccio abbandonati nella proprietà del padre, coprendosi di ridicolo perché Luigi era totalmente estraneo alla vicenda». Il riferimento è alle pesanti accuse ricevute negli ultimi giorni. Invece, accusano, «Matteo Renzi era coinvolto in prima persona negli affari del padre, ne era persino complice». I protagonisti della vicenda sono ovviamente di un altro avviso. «I ragazzi che distribuivano i quotidiani erano pagati cash perché trattenevano il loro compenso da ciò che incassavano con la vendita dei quotidiani ma poi ovviamente l’azienda provvedeva al pagamento delle tasse come previsto dalla legge», ha spiegato Tiziano Renzi su Facebook. Era sì pagamento in contanti, ma non in nero, spiega il padre dell’ex premier: «Una semplice differenza che in sede di tribunale sarà facilmente dimostrabile». Renzi senior ha infatti intenzione di querelare La Verità e il suo direttore.