La manovra si appresta ad affrontare il suo ultimo step prima di divenire legge, il voto alla camera. A partire dalle ore 17:00 di questa sera si terranno le dichiarazioni di voto, quindi alle 18:00 la chiamata, con le votazioni che proseguiranno fino alle ore 24:00, esaminando i 244 ordini del giorno presentati. Probabile che il tutto proseguirà anche domani, domenica 30 dicembre, con la ripresa dei lavori a partire dalle ore 9:00. Si cercherà così di ottenere il lascia passare ultimo entro lunedì 31 dicembre, ultimo giorno prima di un eventuale esercizio di bilancio provvisorio, facendo così arrivare il testo sul tavolo del presidente Sergio Mattarella per la firma. Se tutto andrà per il verso giusto si concluderà un lungo e faticoso percorso che ha portato l’esecutivo a stilare una manovra che possa far ripartire l’Italia, correggendola più volte in corso d’opera a seguito del monito dell’Unione Europea, e ottenendo così un’intesa che non ha lasciato strascichi viste le accese proteste dell’opposizione. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MANOVRA ALLA CAMERA: CORSA CONTRO IL TEMPO
E’ corsa contro il tempo per il via libera alla Camera alla manovra, il Governo ha posto la questione di fiducia e il clima è di altissima tensione. Il Partito Democratico, ieri protagonista di un duro scontro verbale e non solo con la maggioranza, oggi scenderà in piazza per protestare contro Lega e M5s. Luciano Nobili ha attaccato su Twitter: «Una manovra contro il popolo di tasse, tagli e condoni che porta l’Italia in recessione.Per approvarla hanno calpestato le regole costituzionali e chiedono il quarto voto di fiducia in un mese. Buffoni senza dignità». Stefano Lepri allarmista: «Ormai il Parlamento è esautorato. La legge di bilancio sarà approvata con voto di fiducia senza che sia stato votato, alla Camera e al Senato, un solo emendamento in Commissione. Non era mai capitato. A questo siamo giunti. Non esagero: la democrazia rappresentativa è in pericolo». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
L’OK ENTRO DOMANI
Ormai ci siamo: entro domani, domenica 30 dicembre, la manovra riceverà l’ok definitivo della Camera, e diverrà di fatto ufficiale. La legge di bilancio vede la luce in fondo al tunnel, dopo settimane cariche di tensione in cui gli scontri fra l’esecutivo e l’opposizione sono stati all’ordine del giorno. Anche quella di ieri è stata una giornata di fuoco, con la manovra che è giunta in aula dopo aver ricevuto il mandamento, e con la seduta che è stata interrotta dal presidente Fico per via “dell’insurrezione” del Partito Democratico e di Forza Italia in particolare. Fra le critiche più dure rivolte al governo, il fatto che il giorno prima non si sia potuto votare gli emendamenti, e di conseguenza oggi si terrà una protesta Dem davanti alla Camera. Levata di scudi anche da parte dei sindacati, a cominciare da Cgil, Cisl, Uil, le sigle principali, che parlano di una manovra sbagliata, che taglia la crescita e lo sviluppo. Per quanto riguarda il programma odierno, alle 17:00 inizieranno le dichiarazioni di voto sulla fiducia, quindi dalle 18:30 le votazioni nominali. Si proseguirà fino alla mezzanotte di oggi per poi eventualmente riprendere i lavori domani mattina a partire dalle ore 9:00. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MANOVRA ALLA CAMERA: ALTA TENSIONE
Alta tensione alla Camera, arrivano nuovi aggiornamenti sul ricorso alla Consulta presentato dal Partito Democratico riguardo l’iter per l’approvazione della legge di bilancio. Come riporta l’Ansa, il presidente della Corte Costituzionale Lattanzi ha disposto con decreto che l’ammissibilità del conflitto sia trattata nella camera di consiglio del 9 gennaio 2019. La vicepresidente della Corte Marta Cartabia è stata nominata relatrice della causa. E anche +Europa scende in campo: Repubblica riporta che Emma Bonino, Alessandro Fusacchia, Riccardo Magi e il coordinatore Benedetto Della Vedova hanno annunciato che il 3 gennaio il partito si riunirà per «esaminare le varie iniziative possibili da mettere in campo, in Parlamento e fuori, per reagire e non subire passivamente questa deriva sempre più grave di giorno in giorno e senza precedenti». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
MANOVRA ALLA CAMERA: PD PRESENTA RICORSO A CONSULTA
Come anticipato negli scorsi giorni, il Partito Democratico ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale «per ristabilire le regole essenziali di questa democrazia». Il capogruppo dem Andrea Marcucci ha spiegato «che si è reso necessario per ciò che è successo in queste prime settimane, prima al Senato e ora alla Camera», evidenziando che «la maggioranza ha presentato un maxiemendamento con oltre 1500 commi e ha impedito ai parlamentari di conoscerne i contenuti. Il testo è stato votato senza che nessuno sapesse cosa ci fosse scritto». «Una cosa di gravità senza precedenti», la denuncia del capogruppo Pd a Palazzo Madama, ribadendo che «il Partito Democratico aveva proposto di concludere i lavori il 26 dicembre: questo non avrebbe comportato alcuno slittamento, nessuno vuole andare in esercizio provvisorio, ma la risposta è stata negativa». Conclude Marcucci: «C’è stata una volontà precisa del governo, da protagonista, e della maggioranza, che subisce la volontà dell’esecutivo, di impedire ai parlamentari di sapere cosa stessero votando». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
BAGARRE IN AULA
E’ iniziata stamane la seduta in Aula alla camera per l’esame della manovra, ma è subito stata interrotta a causa della bagarre che si è venuta a creare. Come riferisce l’agenzia Ansa, il presidente Roberto Fico ha interrotto i lavori e convocato la conferenza dei capigruppo, dalla quale però i rappresentati delle opposizioni se ne sono andati per protesta contro lo stesso Fico, colpevole a loro modo di vedere, di non aver fatto votare la richiesta di sospensione dell’Aula. Pochi minuti prima della sospensione, Emanuele Piano, deputato del Partito Democratico, e un collega di Fratelli d’Italia, si erano avvicinati in modo minaccioso verso i banchi della presidenza, sbattendo poi sugli stessi un fascicolo di emendamenti. Successivamente il presidente Fico ha risposto alle numerose obiezioni dell’opposizione sul fatto che ieri sia stato approvato in commissione bilancio il mandato al relatore sulla manovra, senza esaminare nemmeno un emendamento del nuovo testo. Il Partito Democratico ha iniziato a rumoreggiare, accompagnato dall’ex ministro di Forza Italia, Renato Brunetta, ed è stata così interrotta la seduta. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MANOVRA IN AULA ALLA CAMERA: RUSH FINALE
Nella notte la Commissione Bilancio alla Camera ha approvato il testo della Manovra di Bilancio, dando mandato al relatore di approdare in Aula a Montecitorio questa mattina per poter cominciare le votazioni finali sul testo “non modificato” rispetto al Senato. Il Maxiemendamento del Governo Conte resta invariato rispetto al Senato, nonostante gli scontri in Commissione della notte e gli attacchi dell’ex Ministro Padoan al titolare attuale del Mef Giovanni Tria sul fronte dell’Iva e della pressione fiscale: Pd e Forza Italia in commissione hanno protestato perché il testo è stato inviato in Aula “senza discutere né votare” i circa 350 emendamenti che erano stati presentati alla legge di bilancio. Via libera fissato per domani, mentre Lega e M5s stanno decidendo sulla più che probabile questione di fiducia da porre sulla votazione finale di sabato: Conte, nella conferenza stampa di fine anno, ha poco fa rilanciato sul fatto che l’impegno costante del Governo è quello di evitare l’aumento dell’Iva nel 2020 e nel 2021. «Non vorrei che fosse trascurato il fatto – ha detto il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi – che in pochi mesi abbiamo dovuto recuperare 12,5 miliardi di euro per neutralizzare l’incremento dell’Iva. Continueremo nel 2020 e 2021 con questa modalità». Rispedita al mittente l’accusa di aver subito le pressioni di Bruxelles: «Non è affatto vero che la Manovra è stata scritta dai vertici dell’Ue, è stata scritta in Italia. Tutte le volte che mi sono seduto con Bruxelles non ho mai consentito che mettessero in discussione i punti qualificanti della manovra e devo dare atto loro che non hanno mai cercato di valutare nel merito tali punti», ha spiegato Conte nel discorso di fine anno.
IL VOTO DELLA MANOVRA ALLA CAMERA
È il giorno decisivo per capire se il Governo Lega-M5s riuscirà ad uscire dalle paludi della Manovra Economica dopo le lunghissime traversie partire dal Def osteggiato dall’Europa e conclusa con l’ok della Commissione Ue solo con una vastissima “revisione” di costi e contenuti della Legge di Bilancio presentata dal Ministro dell’Economia Giovanni Tria. Nella notte la Commissione Bilancio della Camera, dopo i durissimi scontri avvenuti ieri in Aula tra le opposizioni di Pd e Forza Italia, ha avviato la terza lettura della Manovra dopo il via libera del Senato raggiunto prima di Natale. Non sono state previste modifiche del testo – il Maxiemendamento – approvato a Palazzo Madama dove di fatto si è riscritta completamente la Legge di Bilancio, stabilendo diversi tagli anche alle misure principali come Reddito di Cittadinanza e Quota 100. «Dopo l’audizione convocherò una riunione per decidere l’ordine dei lavori. Siamo pronti a proseguire con la discussione sugli emendamenti per chiudere entro le 2 di notte. Comunque decideremo nella capigruppo della commissione», spiegava ieri sera il Presidente di Commissione Claudio Borghi, provando a dar fine alla lunga lista di scontri avvenuti tra i banchi del Governo e quelli delle opposizioni. Oggi il ddl è atteso a Montecitorio alle ore 9.30 per le prime dichiarazioni di voto e per il successivo esame dell’Aula (previsto con il via libera finale per il 29 dicembre): ancora ufficialmente non è stato proposto dal Ministro Fraccaro, ma sembra alquanto probabile che si farà uso del voto di fiducia per poter approvare in tempi rapidi (e senza bagni di sangue interni alla maggioranza) il testo emendato al Senato e “concordato” con l’Europa.
I CONTENUTI DELLA MAXIEMENDAMENTO
Tagli a Quota 100, Reddito di Cittadinanza modificato con l’introduzione del forte ruolo delle imprese all’interno dell’iter di ricerca/formazione dei destinatari dell’assegno assistenziale, poi ancora pensioni d’oro, web tax e la tanto famosa norma Ires che più di tutte ha fatto litigare il palazzo della politica, e non solo, in questi ultimi giorni. Il raddoppio, dal 12% al 24%, per la tassa agli enti di non profit aveva scatenato polemiche a non finire, con anche la Cei scesa in campo per far sentire la voce delle tantissime realtà di volontariato che operano in Italia: Di Maio e Conte, ma anche Salvini, hanno spiegato che quella norma è stata “intesa male” e che sarà certamente modificata dopo l’approvazione finale (con un altro decreto “specifico”) perché «Le iniziative di solidarietà degli enti non profit, anche alla luce del principio di sussidiarietà, rappresentano uno strumento essenziale per un’efficace politica di inclusione sociale e di effettiva promozione della persona. Il Governo ha ben presente tutto questo e al Terzo settore sin dall’inizio ha dedicato grande attenzione. Per questo in merito alla norma sull’Ires formulata nella legge di Bilancio attualmente in discussione alla Camera dei Deputati, provvederemo quanto prima, a gennaio, a intervenire per riformulare e calibrare meglio la relativa disciplina fiscale». La Legge di bilancio deve essere necessariamente approvata entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio: per questo motivo domani, o al più tardi nella giornata di domenica 30 dicembre, è previsto il capitolo finale e definitivo sulla Manovra di Bilancio, pur senza ancora delineate le misure principali, previste in decreti speciali attuativi nei primi giorni di gennaio.