Alta tensione in casa Partito Democratico, con Marco Minniti che potrebbe tornare sui suoi passi e ritirare la sua candidatura alle prossime primarie dem. E il ruolo di Matteo Renzi è tutt’altro che ininfluente, con Francesco Boccia che ha commentato ai microfoni de Il Fatto Quotidiano: «Fidarsi politicamente di Renzi è un ossimoro: c’è una letteratura di militanti e colleghi di partito traditi da lui, capisco l’imbarazzo di Minniti e non lo invidio». Prosegue il candidato alla segreteria: «Chiedo a tutti i candidati di dire almeno una volta ‘iscrivetevi al Pd’, sento parlare solo di apparato ed è inevitabile che se fai il candidato di un apparato rischi di non ritrovartelo più accanto». Prosegue Boccia, parlando del senatore di Rignano: «Renzi dice di non occuparsi del Congresso? Spero che lui resti nel Pd e che dia una mano a questa comunità a ritrovarsi. Dubito però che ciò accada: non so cosa vorrà fare, se pensa a un movimento che possa nascere attorno alla sua persona e non intorno alle idee». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



IRA CALENDA

Una polveriera è dir poco di quanto sta avvenendo all’interno del Pd nelle ore complesse della possibile (e clamorosa) ritirata di Minniti dalla corsa per la Segreteria: alcuni dei supporter della campagna elettorale dell’ex Ministro, come Antonio Giacomelli, lanciano una sorta di “ultimatum-pressing” sul quotidiano dem “Democratica”. «Ribadisco ancora una volta che siamo pronti a sostenere Marco Minniti con convinzione, partendo da una comune scommessa sul Pd, sul suo ruolo e sulle sue prospettive. Quello che però non possiamo fare è trascinare una situazione indefinita fino alle ore a ridosso della scadenza per la presentazione delle candidature. Quindi credo che se nella giornata di oggi non ci sono fatti espliciti e conclusivi, da domani, nel rispetto di tutti ma soprattutto nell’interesse stesso del Pd, servirà ragionare su un nuovo assetto del Congresso». Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, e Stefano Esposito (tra i più vicini alla candidatura di Minniti) rivolgono un appello a Matteo Renzi affinché chiarisca una volta per tutte di voler appoggiare l’ex titolare del Viminale e soprattutto di non voler dar vita ad un nuovo soggetto politico. È però Carlo Calenda a rappresentare, su Twitter, la vicenda caotica presente nelle file dem in queste lunghissime ore di “scelte”: «Emiliano non è più iscritto al Pd, ma è il candidato del Pd. Renzi è un senatore del Pd ma si candiderà con un suo partito. Minniti è candidato alla segreteria indipendente da Renzi ma si ritira (forse) perché non ha l’appoggio di Renzi. Bello. Altre idee?».



RENZI: “NON MI OCCUPO DEL CONGRESSO”

La tensione sale ancora nel Pd con nuovi retroscena per ora ancora non smentiti dai diretti interessati: su Repubblica spuntano “voci” riportate di Matteo Renzi in merito alla presunta irritazione di Minniti per un poco coinvolgimento nella campagna elettorale dell’ex Segretario. E non sono certo “pacifiche”: «Minniti irritato? Come sapete non mi occupo del congresso Pd», spiega in un incontro con gli europarlamentari a Bruxelles, di fatto chiudendo la “partita” sulla sua eventuale forte presenza nella candidatura dell’ex Ministro. Chi invece ci va giù pesante (forse fiutando “l’odore della preda nell’angolo”) è il Governatore del Lazio: «Per il Pd sono preoccupato e allarmato. Spero che qualcuno non abbia deciso di distruggere il Pd e stia giocando a un gioco macabro. Non dobbiamo permetterlo», attacca Zingaretti prima ancora di precisare «Il Pd va cambiato, non picconato con le furbizie. Distruggerlo ora o puntare a dividere credo sia un immenso regalo al M5s e Salvini».

MARCO MINNITI SI RITIRA DALLE PRIMARIE PD?

Marco Minniti sarebbe pronto a lasciare la candidatura alle Primarie Pd: la “bomba” arriva da Repubblica e riporta della possibilità che l’ex Ministro – per ora non ci sono smentite né conferme ufficiali – possa lasciare la corsa per il Congresso dem dopo neanche un mese dalla candidatura ufficiale. Tra i renziani – che in linea teorica sono la parte più consistente degli “sponsor” per Minniti – circola apertamente da giorni la possibilità che realmente il loro candidato non si presenti alla sfida contro gli altri 6 proto-segretari (oltre al favorito Nicola Zingaretti, anche Maurizio Martina, Cesare Damiano, Francesco Boccia, Dario Corallo e Maria Saladino) nel voto previsto per il 3 marzo 2019. Finora gli appuntamenti della campagna elettorale sono stati molto pochi (sia in tv che nei circoli Pd sparsi in tutta Italia) e di fatto la presentazione del suo libro “Sicurezza è libertà” è diventata l’unica occasione per rilanciare la sua candidatura a Segretario dem. Il campanello d’allarme già attivo nei giorni scorsi è definitivamente “squillato” quest’oggi quando l’ex Ministro degli Interni – su fonti del Messaggero – avrebbe deciso di annullare la partecipazioni a trasmissioni tv e radio per i prossimi 3 giorni. Una “pausa” di riflessione che rischia però di diventare qualcosa di ben più roboante per il candidato che più di tutti ha la possibilità di battere il favorito Governatore del Lazio. I sondaggi ad oggi lo proiettano al secondo posto col 38% appena dietro a Zingaretti col 40%, dunque perché lasciare così, senza neanche aver di fatto cominciato a battagliare?

RUMORS SULLA SCISSIONE CON MATTEO RENZI

Lorenzo Guerini, Luca Lotti e Ettore Rosato, tra i principali sponsor assieme a Renzi per la scelta di Minniti alla Segreteria dem, smentiscono tutti: addirittura Rosato fa sapere che proprio oggi ha raccolto «adesioni importanti a sostegno di Minniti». I dubbi però restano e le comunicazioni ufficiali dell’ex titolare del Viminale stentano ad arrivare: secondo alcune fonti dem all’Adnkronos, i motivi dello stop sarebbero legati «ad alcune perplessità dell’ex titolare del Viminale che non avrebbe riscontrato le condizioni auspicate nel sostegno alla sua candidatura, in particolare da parte dell’area renziana del Pd». Le voci sull’eventuale partito “fuori dal Pd” di Matteo Renzi potrebbero poi aver dato il colpo da “ko” per chi pensava di avere l’appoggio totale dell’ex premier in vista del Congresso: «Al momento, l’esito non è negativo ma certo siamo in una fase di stallo. Confidiamo che Marco si candidi», dice una fonte renziana che sta seguendo il dossier sempre all’Adnkronos. Non è da escludere però che i motivi possano essere anche opposti a quelli di un “gelo” in arrivo da Rignano Fiorentino: proprio l’appoggio iniziale di Renzi a Minniti, anche se poi non sostenuto in maniera “completamente fedele” potrebbero aver dato l’impressione di un “mero candidato renziano” che non porti grandi novità del partito rispetto al recente passato. Il termine per la candidatura scade il 12 dicembre e i prossimi giorni diranno definitivamente se Zingaretti avrà la strada spianata verso la vittoria o se Minniti riprenderà pienamente in sella la corsa verso le Primarie.