La fiducia della Camera sul maxiemendamento alla manovra economica è arrivata all’ora di cena. Sono 330 i sì, 219 no e un astenuto. Sono molte le novità apportate nell’iter del provvedimento a Montecitorio, ma le partite più importanti – reddito di cittadinanza e pensioni – sono rinviate alla seconda lettura in Senato, che comincerà lunedì. Proprio in Senato infatti la manovra dovrebbe cambiare molto, visto che ci sono dei “nodi” irrisolti. Bruxelles attende: le correzioni per far fronte alle richieste della Commissione europea dovranno arrivare prima del 19 dicembre, data in cui l’Ue potrebbe formalizzare la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. Su un tema il vicepremier Matteo Salvini si è sbilanciato. «Quei soldi in manovra economica ci saranno», ha dichiarato il leader della Lega a Pomeriggio 5 in merito al mancato finanziamento di 10 milioni di euro per gli orfani dei femminicidi. E ha pure immortalato la promessa in un tweet. (agg. di Silvana Palazzo)
BERLUSCONI ATTACCA: “NON CI SONO CONTENUTI”
Silvio Berlusconi boccia la manovra e il Governo, leader di Forza Italia durissimo contro la legge di bilancio dell’esecutivo gialloverde: «Questa manovra è una legge senza contenuti, siamo nelle mani di un governo di dilettanti e di incapaci, anche umanamente lontani da un minimo grado di cultura». Prosegue il Cav: «Sono molto pessimista su un cambio della legge di bilancio: voteremo no a questa fiducia su una legge che dovrà essere riempita di contenuti. Non si è mai vista una cosa simile». E l’obiettivo degli azzurri è chiaro, fare fuori il M5s: «Dobbiamo mandare a casa questo esecutivo di incapaci e di dilettanti: prima dicevo che erano buoni per i cessi, ora credo che non siano capaci nemmeno di quello». E Andrea Mandelli conferma: «Forza Italia non voterà la fiducia al governo né sosterrà una legge di bilancio che è ancora tutta da scrivere, mentre quel poco che c’è è da cancellare. Senza misure per la crescita governo tradisce gli italiani». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
IL RETROSCENA DI MINZOLINI
Mentre, tra scambi di accuse, rallentamenti e polemiche si stanno discutendo in Parlamento le misure contenute nella Manovra 2019, sta facendo discutere nelle ultime ore l’indiscrezione rilanciata da alcuni organi di stampa vicini al centrodestra e che sono venuti a conoscenza di un sms che il Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, avrebbe inviato a Renato Brunetta, esponente di Forza Italia. “Non ce la faccio più” avrebbe detto il titolare del Mise a quello che di fatto è un suo amico, lanciando un vero e proprio SOS e confermando così come Tria debba barcamenarsi in un periodo particolarmente difficile, cercando di mettere la sua firma su una Legge di Bilancio che non vada sotto la scure della procedura di infrazione di Bruxelles ma che allo stesso tempo rispetti i desiderata di Lega e Movimento 5 Stelle: e in merito al retroscena rivelato da Augusto Minzolini sul Giornale, si apprende come il Ministro abbia cercato una sponda in quello che è un suo amico di vecchia data e che il giornalista sintetizza con una ammissione da parte del diretto interessato a una sere di situazioni che starebbe subendo e che lui continuerebbe a rimanere al suo posto solo per salvare il Paese. (agg. di R. G. Flore)
SMS DI TRIA A BRUNETTA, “NON CE LA FACCIO PIU'”
Nonostante le rassicurazioni di Luigi Di Maio sulla permanenza del ministro Giovanni Tria nel governo Lega-M5s, il titolare del dicastero economico sembrerebbe sempre più sconfortato rispetto al ruolo chiamato ad incarnare all’interno dell’esecutivo. Un retroscena svelato da Augusto Minzolini per Il Giornale parla di un sms che Tria avrebbe inviato a Renato Brunetta, deputato di Forza Italia ma soprattutto economista come lui e per questo motivo amico stimato da una vita. Il messaggio di Tria, secondo Minzolini, reciterebbe: “Non ce la faccio più, sono sottoposto ad un agguato dietro l’altro. L’ultimo è stato quello di mandarmi davanti alla commissione parlamentare di ritorno dall’Ecofin. L’unica cosa che mi interessa è salvare il Paese. Quella è la mia luce. Altrimenti, se fosse solo per me, già ora…“. Un “non detto” che pesa quasi come una lettera di dimissioni…(agg. di Dario D’Angelo)
MANOVRA, TAGLIO AI FONDI DELL’EDITORIA
Smentite le dimissioni del ministro dell’economia Giovanni Tria, con il commento del diretto interessato, prosegue il dibattito sulla manovra. Matteo Salvini ha rilanciato la pace fiscale, con un’aliquota forfettaria del 15 per cento per le cartelle da 30 a 90 mila euro, mentre Luigi Di Maio punta forte sul taglio delle pensioni d’oro, dopo la precisazione del Movimento 5 Stelle sul reddito di cittadinanza. E’ stato invece l’accordo in seno al governo riguardo il taglio ai fondi per l’editoria: come riporta Il Giornale, la fumata bianca è stata raggiunta nel corso del vertice tra Conte e i due vice premier. Il taglio verrà ripartito in questo modo: «20% nel 2019, 50% nel 2020, 75% nel 2021 fino a raggiungere lo stop definitivo nel 2022. In tre anni, dunque, spariranno i fondi all’editoria per i seguenti quotidiani: Avvenire (5,9 milioni di euro); Italia oggi (4,8 milioni); Libero quotidiano (3,7 milioni); Manifesto (3 milioni), Il Foglio (800 mila euro), oltre ai settimanali cattolici e alle testate delle minoranze linguistiche». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
BOCCIA: “100% IMPRENDITORI CONTRO MANOVRA”
Secondo fonti della Lega riportate dall’Ansa, Matteo Salvini ha fatto visita questa mattina assieme al vice Giancarlo Giorgetti al Premier Conte per un breve “briefing” sulla Manovra all’esame in Parlamento. L’impianto sembra chiarito: alla Camera il voto di fiducia, le vere modifiche si avranno al Senato (dove però c’è anche l’incognita del numero di maggioranza, decisamente meno favorevole e schiacciante rispetto a Montecitorio, ndr). Ha confermato anche lui il Ministro Tria, «mai in discussione» e ha ribadito come sull’ecotassa non bisogna fare scherzi contro gli italiani, specialmente i meno abbienti: «Il nostro obiettivo è di incentivare l’uso dell’auto elettrica, ibrida e a metano. Se qualcuno pensa di far litigare il governo su questa norma si sbaglia, perché alla fine prevale il buon senso dall’una e dall’altra parte», ha confermato poco fa Di Maio nell’intervista a Radio24. Intanto arriva l’ennesima “bocciatura” da Confindustria nel merito delle misure che saranno inserite nella Legge di Bilancio, almeno secondo le ultime versioni fatte trapelare nei giorni scorsi: «Abbiamo circa 160mila associati e li ho ascoltati e posso dire che il 100% di loro è contro la manovra». Domenica prossima ci sarà un incontro tra il Presidente Vincenzo Boccia e il vicepremier Salvini, «Ribadiremo le nostre premure nell’interesse del Paese. Non siamo contro nessuno, ma vogliamo un Paese che cresce. Questa manovra è debole sulla crescita e glielo ridiremo, gli faremo anche delle proposte che non sono impattanti sulle risorse ma sull’economia reale» conclude il leader degli industriali.
“CONTRATTO DI GOVERNO CAMBIA NEL 2019”
Si mostra fiducioso Luigi Di Maio, convinto che l’eventuale revisione del contratto di governo tra Lega e M5s prospettata da Matteo Salvini non metterà a repentaglio la stabilità del governo:”Lui parla del 2021 per la modifica, ne parla riguardo alle condizioni economiche globali, quindi è tutto condivisibile. L’abbiamo scritto in sei giorni questo contratto, se lo vogliamo migliorare ulteriormente va bene. Adesso però direi concentriamoci sul fare questa legge di bilancio nel 2019. Poi, dopo il 2019, ci possiamo mettere al lavoro per migliorarlo ancora, ma prima di tutto facciamo le cose buone che ci sono dentro, portare a casa la legge anticorruzione a dicembre poi portare a casa la riforma sulle semplificazioni, c’è la riforma della procedura penale“. Di Maio, dopo aver rinnovato la fiducia a Tria, ha detto la sua anche sull’altro fronte polemico della settimana, quello sulla cosiddetta ecotassa: “Io non voglio mettere alcuna tassa sulle auto familiari di cui gli italiani hanno bisogno per spostarsi. Dopo il confronto con le aziende automobilistiche, con i lavoratori e i consumatori troveremo il modo per migliorare la norma, che non significa fare marcia indietro. Il nostro obiettivo è di incentivare l’uso dell’auto elettrica, ibrida e a metano. Se qualcuno pensa di far litigare il governo su questa norma si sbaglia, perché alla fine prevale il buon senso dall’una e dall’altra parte”.
DI MAIO, “TRIA DEVE RESTARE”
Nella giornata che vedrà finalmente l’inizio del voto (di fiducia) alla Manovra gialloverde alla Camera, il vicepremier Di Maio tiene un’intervista a Radio 24 dove smentisce categoricamente – come del resto già fatto due giorni dal collega Salvini – le dimissioni del Ministro Tria dal ruolo nel Mef. «Smentisco qualsiasi voce che sta circolando sulla volontà di far dimettere il ministro Tria. Ho visto che alcuni giornali attribuiscono tale volontà al M5s, lo smentisco categoricamente. Giovanni Tria sta facendo un grande lavoro. Squadra che vince non si cambia e Tria deve restare al ministero dell’Economia», spiega ancora Di Maio che garantisce come la trattativa con la ue la faranno e la stanno facendo Conte proprio con Tria e Juncker, «abbiamo piena fiducia in tutti e due». Per la prima volta invece da quando è in sella al Governo, il leader M5s ammette che il Contratto di Governo andrà “rivisto”, anzi letteralmente spiega «dovremo mettere mano al Contratto M5s-Lega»: lo aveva solleticato ieri lo stesso Salvini in merito all’intricata vicenda della ecotassa sull’auto, oggi lo conferma Di Maio ma dice «solo dopo il voto di fiducia sulla Manovra».
TUTTE LE TAPPE PER IL VOTO DI FIDUCIA
Alla fine voto di fiducia era previsto e voto di fiducia sarà: il Ministro Fraccaro ha annunciato che il Governo M5s-Lega ha posto la questione di fiducia sulla Manovra Economica, che però non si terrà questa sera bensì tra le giornate di domani e sabato. Le operazioni di voto inizieranno domani alle 17.30 con le dichiarazioni in Aula: prevista alle 18:50 la prima chiama, con l’esito atteso intorno alle 20:15, o almeno così ha stabilito la conferenza dei capigruppo conclusasi poco fa. Siccome non v’è accordo formale tra i vari partiti, bisognerà andare avanti ad oltranza tra domani sera (fino alle ore 24) e poi ancora sabato mattina, in attesa che tutti i lavori degli 297 ordini del giorno siano completamente esauriti. A quel punto, con l’ok alla nota di variazione (che deve avvenire tramite il Consiglio dei Ministri, riuniti probabilmente dentro la sala della Camera) si punterà al voto finale, finalmente: il Ministro Di Maio, uscendo da Palazzo Chigi, ha dato qualche anticipazione sui contenuti ancora misteriosi della Manovra “in ultima versione”, «Il taglio delle pensioni d’oro entrerà nella legge di bilancio al Senato la settimana prossima: passeremo dal 25 al 40% di tagli sugli assegni».
VOTO DI FIDUCIA, MANCA L’UFFICIALITÀ
Non è ancora chiaro se il voto di fiducia alla Camera sulla Manovra Economica si terrà oggi o se invece rischia di slittare alla giornata di domani: al netto delle forti polemiche per la poca chiarezza sul contenuto delle due misure principali inserite dal Governo nella Legge di Bilancio (Quota 100 e Reddito di Cittadinanza), i problemi su determinate coperture oltre che gli emendamenti sulla “tassa auto” stanno rendendo assai difficile il percorso parlamentare della Manovra gialloverde. Le opposizioni sono sulle barricate con le discussioni stamattina in Aula che hanno sfiorato la rissa tra il Pd, FdI e i banchi di Lega e M5s: «Avete combinato un disastro e l‘avete chiamato manovra del popolo, perché il conto lo sta già pagando il popolo italiano. L’Italia ha perso credibilità a livello internazionale, le famiglie italiane hanno perso i risparmi, le azienda la fiducia, voi avete semplicemente perso la faccia. Questo Parlamento non era mai stato così umiliato, stiamo discutendo una legge di Bilancio che non c’è», ha attaccato Maria Elena Boschi, seguita a ruota anche dall’ex Ministro Graziano Delrio, «La manovra torna in commissione con 17 norme da ridefinire. Sono in evidente difficoltà. Portano in aula una manovra posticcia, una cosa finta».
MANOVRA, CAOS SU COPERTURE ED EMENDAMENTI
In effetti il rinvio della Manovra in Commissione Bilancio era un passo che il Governo avrebbe evitato molto volentieri, una volta deciso (ancora non ufficialmente) di voler porre il voto di fiducia sul testo avversato da mezzo Parlamento: è invece stato disposto il parziale “passo indietro” «per apportare delle correzioni meramente tecniche su indicazione della Ragioneria generale dello Stato e degli uffici del Mef, in seguito ad un esame più approfondito degli emendamenti e delle riformulazioni approvate. Si tratta semplicemente di un passaggio formale che verrà espletato in tempi brevissimi, analogamente a quanto già verificatosi in passato», ha spiegato il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro. Al momento, i deputati sono stati richiamati in Aula per le ore 17.30 quando presumibilmente si dovrà tenere il voto di fiducia, ma gli imprevisti sono all’ordine del giorno e potrebbe ancora di nuovo tutto cambiare: mentre la Camera si “sfilaccia” ma comunque dovrebbe riuscire a tenere testa alle opposizioni per la ben alta maggioranza dei seggi, sempre oggi pomeriggio a Palazzo Chigi il premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria e i due vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio dovranno discutere delle modifiche alla legge di bilancio da presentare in Senato per provare ad evitare la procedura di infrazione da parte dell’Europa. A chi ritiene che alla fine le due misure chiave saranno “rinviate a giugno” per far quadrare i conti del deficit (come ipotizzato in merito alla “proposta pronta” riferita ieri dal Premier Conte), Salvini smentisce su tutta la linea «Non mi risulta assolutamente. Entro oggi – ci saranno le stime vere su lavoro e pensioni. Se in manovra abbiamo messo più soldi rispetto al previsto, questi potranno essere dirottati su altro».