INDEX, LARGHE INTESE: RENZI-LEU AL 45%, TUTTI GLI SCENARI

Uno dei sondaggi più interessanti degli ultimi prodotti in vista delle Elezioni Politiche 2018 riguarda un punto, forse, inevitabile a vedere lo stallo dei numeri (e le regole della Legge Elettorale). Le Larghe Intese: il Governo con maggioranza unica al momento resta un’utopia e dunque avanzano le varie trame per arrivare a maggioranze “composite” e trasversali tra i vari partiti presenti nell’arco istituzionale (e che usciranno bene dalle urne, soprattutto). Ebbene, è stato chiesto agli intervistati dei sondaggi Index quale tra le alleanze proposte potrebbero essere “preferite” dal 5 marzo in poi. A sorpresa, Berlusconi-Renzi – l’alleanza più chiacchierata e forse probabile per la presenza di candidati “piacenti” alle due sponde opposte – paga dazio e solo il 18,6% ad oggi poterebbe per un patto del Nazareno “2.0”. Molto meglio, secondo gli elettori, un accordo Partito Democratico con Liberi e Uguali di Pietro Grasso che prenderebbe il 45,8% delle scelte: insomma un maxi governo “alla Prodi” ma che fa rodere numerosi punti interrogativi sull’effettiva tenuta di una stessa coalizione tra Renzi, Bersani, D’Alema e Fratoianni. Ancor meno le altre ipotesi comunque prospettate: 11,3% la coalizione populista Lega-M5s, mentre al 4,2% un accordo tra Di Maio e Pietro Grasso, il meno “amato” dagli elettori intervistati.



EMG, GOVERNO TECNICO BOCCIATO DAGLI ELETTORI

Nei sondaggi politici pubblicati da Emg Acqua è stato chiesto agli intervistati elettori cosa farebbero e se siano favorevoli una volta che le elezioni non esprimessero una maggioranza certa la mattina del 5 marzo (ipotesi tra l’altro molto più che probabile, ndr). «Sarebbe favorevole ad un governo tecnico sul modello del Governo Monti?», chiede il sondaggio di Emg. I risultati sono alquanto indicativi sulla poca pazienza ormai dell’elettorato; d’accordo con un nuovo governo tecnico solo l’8%, mentre il 55,7% si dice del tutto contrario all’opzione con probabilmente a quel punto Mario Draghi alla guida dell’esecutivo. “Non indica” il 35,8% che attende forse di vedere realmente cosa succederà dopo le elezioni per farsi una opinione in merito. Rispetto al 2011, quando con le dimissioni di Berlusconi salì a Palazzo Chigi Mario Monti, gli italiani si sentono assai peggio (per il 54%), mentre “meglio” solo per il 31,4% di quelli intervistati.

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