E il resto di Grillo? Questa è la domanda che emerge dopo che la credibilità dei 5 Stelle si sta sfracellando al rallentatore dietro il macigno di accuse sui finti rimborsi arrivato loro addosso. Cosa resta, infatti, di Beppe Grillo e della sua bandiera “onestà onestà” dopo che i migliori amici di Luigi Di Mao sono stati seppelliti dalle rivelazioni di piccole furberie su quattro soldi?
In base alla logica utilizzata tante volte in passato da M5s, Di Maio stesso non poteva non sapere, e cioè: Di Maio sapeva senz’altro, Di Maio è quantomeno complice e forse con tutte le mani nella marmellata. L’accusa è così pesante che i pentastellati si sono divisi. Gli zeloti negano anche l’evidenza, gli altri abbandonano i ranghi.
Il motivo di questa doppia reazione è semplice: i 5 Stelle erano il partito degli onesti. I votanti potevano perdonare loro l’incompetenza, anche la dabbenaggine, perché c’era, si presumeva, l’onestà. Senza l’onestà, come dice la loro misera “rimborsopoli”, non rimane niente, spariscono.
Ma questo porta a un’altra importante conseguenza. In teoria sarebbero già dovuti sparire, dissolversi come nebbia al sole. In realtà persistono. Ciò è segno evidente dell’ira, della furia potentissima che esiste contro la vecchia politica. Questo dovrebbe svegliare gli altri e invece non lo fa. È la fine della fiducia nel sistema di rappresentanza democratica parlamentare, come ha detto Marcello Neri.
In base a questo è facile che, al di là delle percentuali in Parlamento, il futuro governo sarà comunque una dittatura in senso tecnico, infatti potrebbe rappresentare solo una sparuta minoranza del corpo dei votanti. Se il centrodestra prendesse tutto con più del 40 per cento dei voti (come ora pare possibile), ma ci fosse un’astensione sopra il 50 per cento (come anche ora pare possibile), quel 40 per cento sarebbe in realtà solo un 20 per cento dei votanti! Cioè un 20 per cento dell’Italia imporrebbe il suo volere sull’80 per cento del Paese, senza nemmeno i poteri autocratici delle dittature che possono almeno far finire i lavori in tempo e far arrivare i classici treni in orario. Ciò è la formula per disastri di ogni tipo.
A questa prospettiva reale si può far fronte solo con un governo che affronti davvero i problemi del 100 per cento della popolazione e infonda al Paese entusiasmo e speranza autentica. Ma non sarebbe risolto da formule di alleanze stracotte tra tanti o tutti, poiché tutti, compresi gli M5s, sono coperti dall’onta della disonestà e dell’incapacità.