Sarebbe salito a tre il numero dei candidati del Movimento 5 Stelle iscritti alla Massoneria. Dopo il caso di Catello Vitiello, in corsa in Campania, spuntano altri due massoni. Il primo nome è stato rivelato nel pomeriggio di oggi dal quotidiano Il Foglio: si tratta di Piero Landi, classe 1972, originario della Garfagnana e candidato nel collegio uninominale della Camera a Lucca. Secondo quanto appreso dal quotidiano, sarebbe iscritto alla loggia Francesco Burlamacchi, “in sonno” dallo scorso 5 febbraio. Lo stesso Landi il 2 ed il 5 febbraio scorso aveva scritto due stati Facebook nei quali spiegava la sua adesione al M5s. Colpisce, a tal proposito, la parte in cui spiega di condividere con il Movimento idee, principi e l’impegno tra le altre cose, nell’ambito della “lotta alle mafie e alla massoneria”. Il caso di Landi sarebbe simile a quello di Vitiello, quest’ultimo “oratore” della loggia napoletana “Sfinge”, aderente al Grande Oriente d’Italia. Il Foglio ha quindi cercato di interpellare il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi, il quale, di fronte alla richiesta di informazione sul presunto candidato massone si è limitato a commentare: “Non posso confermare né smentire. Chiedetelo a lui”. Quindi è stato interpellato lo stesso Piero Landi che ha però smentito di aver mai fatto parte della loggia Burlamacchi ma ha ammesso di aver fondato a Lucca un’associazione, “Italia punto e a capo”, della quale farebbero parte dei massoni.



M5S, CANDIDATI MASSONI: “NON HANNO DETTO LA VERITÀ, SONO FUORI”

Nella serata di oggi, come spiega Il Fatto Quotidiano, dopo il nome di Piero Landi è stato invece lo stesso M5s a comunicare il secondo nome del nuovo candidato massone, ovvero Bruno Azzerboni, in corsa in Calabria nel collegio Reggio Calabria-Gioia Tauro. Come specificato dallo stesso Movimento, entrambi i candidati sono da ritenersi fuori ed a loro si aggiunge anche il primo nome emerso e che, come rivelato da Il Mattino, risulta essere iscritto al Grande Oriente d’Italia. Non solo, tutti e tre i candidati al centro della polemica non dovrebbero far parte della massoneria, ma, come spiega in una nota il partito, “al momento della sottoscrizione della candidatura non hanno detto la verità e non ci hanno informato di far parte di una loggia massonica”. Per questo “non possono stare nel M5S e sempre per questo motivo gli sarà richiesto di rinunciare al seggio”, né sono autorizzati ad utilizzare il simbolo del Movimento, pena il risarcimento dei danni. La polemica sulla presenza di candidati iscritti alla massoneria continua, anche se il Partito Democratico aveva già affrontato questa delicata tematica nel 2010 in seguito ad alcune inchieste giornalistiche che avevano smascherato alcuni amministratori toscani del Pd iscritti alla massoneria. In quell’occasione il Partito democratico aprì ai “grembiuli” a patto che la loggia non sia segreta.

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