“Gentiloni: avremo un governo stabile, la strada si troverà”. Il titolo di apertura del Corriere della Sera di sabato scorso sembra uno scherzo, una battuta delle vignette di Altan, un falso satirico di quelli che faceva Il Male in Italia 40 anni fa.
Infatti, se il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ammette che c’è profonda incertezza (“la strada si troverà”, quindi non ha idea di cosa si farà) come si farà ad avere un governo stabile? Come se prima di un terremoto qualcuno dicesse: la terra tremerà ma noi non saremo scossi.
Il paradosso di questo però è che, almeno visto dalla Cina, il polverone è tale nel paese che il solido e corretto Corriere non si è accorto della contraddizione. E certamente non se ne sarà accorto il presidente del Consiglio, che si sarà sentito ben rappresentato dalla citazione. Ciò prova, da lontano, lo stato di confusione totale che attanaglia il paese.
In effetti ce n’è donde. Secondo i sondaggi nessuna maggioranza appare possibile. Se inoltre, per una possibilità, il centrodestra di Silvio Berlusconi ottenesse il 40 per cento, e prendesse la maggioranza assoluta dei seggi, nessuno garantisce che tale maggioranza possa tenere.
Berlusconi, già le altre volte da premier, quando era più giovane, non era apparso appassionato alla macchina del governo. Per lui hanno governato altri, siano stati essi Gianni Letta o Giulio Tremonti. Questa volta, con un impedimento legale e difficoltà di età oggettive, può o vuole mettere le mani nella pasta del governo? Se non governerà lui, chi lo farà al suo posto? Matteo Salvini, Giorgia Meloni? I due sono galli in combattimento in un pollaio, ma poi rappresentano davvero il centrodestra? Molti che voteranno Berlusconi lo faranno contro Salvini e Meloni.
Inoltre Salvini potrebbe prendere la metà di quel 40 per cento. La cifra va a sua volta divisa per due, visto che forse il 50 per cento dei votanti si asterrà. Salvini potrebbe andare al governo con il 10 per cento del sostegno in Italia? Cosa ci sarebbe di stabile in un governo che si regge su così poco?
Berlusconi può scombinare le carte e allearsi con Matteo Renzi? Ma Renzi è lo sconfitto annunciato, e proprio su questo giornale Stefano Folli ha raccontato come Prodi si prepari a riprendersi il Pd dopo la sconfitta (e il ritorno in campo di Prodi va certamente in questa direzione).
Poi, ci scusi il presidente del Consiglio, ma che significa “governo stabile”? Certo il suo governo è stato una mano santa dopo il periodo di annuncite frenetica del suo predecessore, ma cosa ha fatto in sostanza? Il grande risultato del suo governo non è stato nell’economia, dove il disavanzo ha continuato ad avanzare, ma sui migranti. Qui tutte le critiche sono ammissibili, ma certo è che Marco Minniti ha fermato la marea in maniera decente, ha supplito ai ministri della Difesa, degli Esteri e anche al presidente del Consiglio. E infatti Eugenio Scalfari, da 40 anni maieuta della politica italiana, ha incoronato Minniti a uomo della salvezza.
In effetti, Minniti sembra avere tutte le doti del grande politico, ma non ha il partito. Quindi anche lui ha un paradosso per le mani, poiché come lui stesso ha detto all’ultimo congresso del suo Pd “i leader sono importanti, ma il partito pure”.
Questo è forse il punto vero, che pare solo Minniti veda: tanti aspiranti protagonisti, ma nessuna organizzazione, nessuna strategia. Da qui la confusione mentale per cui il premier e il primo giornale del paese non si accorgono dell’ironia intrinseca di quello che dicono.
Da lontano sembra un problema classico di auto-avvitamento sull’auto referenzialità. Quello che succedeva nella vecchia, classica disinformacia sovietica, quando si crede nella propria propaganda. Ma ormai tutte le vecchie regole basilari (restituisci i debiti, non mentire…) sembrano saltate, ed è l’ora de Il Male al potere.
A meno che Minniti, magari con Prodi, non tirino fuori un coniglio dal cappello che stavolta salvi anche l’inossidabile Berlusconi.