Questa campagna elettorale sta manifestando uno squallore senza precedenti, e dire che ce ne vuole. Prevale in tutti il tentativo osceno di giocare con gli scandali degli altri. Invece di indicare squarci di luce, verso cui mettersi insieme a camminare, ci si gira verso l’avversario tirandogli pietre.

In buona sostanza si fa valere la questione morale: ma solo quella degli altri. I 5 Stelle hanno cominciato, sul foglio di riferimento loro nonché delle Procure, a fornire l’elenco degli impresentabili. Sarebbero coloro che sono starti condannati o sono semplicemente indagati. Cioè in pratica affermano che esiste un potere politico della magistratura, oltre quello giudiziario: ed è la scelta preventiva di chi può godere di un diritto civile qual è l’elettorato passivo. Ovvio: lo scopo è di atteggiarsi a unici custodi della fiaccola dell’onestà, a costo di usare questa torcia per dar fuoco alla reputazione di chi finisce sotto il loro tiro. Bersaglio specialmente Forza Italia e Partito democratico.



Dall’altra parte, si è risposto pan per focaccia. La storia dei rimborsi mancati è un vulnus serio. Infatti è vero che i parlamentari 5 Stelle restituiscono ciò che appartiene loro di diritto scegliendo di destinare parte dello stipendio al sostegno delle piccole imprese. E se hanno dato 21 o 22 milioni invece di 23 restano pur sempre soldi donati. Ma il fatto è che la loro proposta elettorale coincide con la garanzia presunta della loro assoluta diversità. Scoprire che alcuni di loro non solo non hanno dato quanto sottoscritto, ma hanno taroccato le certificazioni, toglie loro la verginità, che era la loro unica bandiera. Poi i massoni in lista, le botte date oppure no alla moglie da uno dei loro testimonial più esibiti, sono altrettanti manganelli usati da Renzi e dai berlusconiani contro i figliocci di Grillo e Casaleggio.



Non basta: l’inchiesta giornalistica usando agenti provocatori, vietati dalla legge, per smascherare presunte corruzioni di De Luca junior e di un candidato di Fratelli d’Italia, diventa a sua volta un plotone di esecuzione orchestrato da Di Maio e compagnia bella, anzi brutta.

Il centrodestra e soprattutto la Lega poi usano la questione delle banche e della Consip per cercare di abbattere Renzi e la Boschi, quasi fosse colpa dei loro genitori la situazione grave del sistema bancario italiano. E’ un falso, ovvio. Si aggancia a qualche particolare. Ma lo scopo di indicare le macchie altrui è persino indice peggiore di miseria morale.



Il risultato paradossale di tutto questa lotta è il nulla, anzi è lo sprofondamento della politica in una specie di Isola dei famosi di serie B. L’odiosa esibizione dei panni sporchi altrui non cambia nulla nella decisione di chi vota. Semplicemente eccita un po’ di morbosa curiosità e di sadismo nella platea dei cittadini. I quali constatano una volta di più che hanno ragione loro a non fidarsi non tanto di questo o quel partito, ma dei partiti in quanto tali. Sono gli stessi partiti a darne la prova scientifica. La generalizzazione permanente dello schifo della politica sembra oggi l’unico obiettivo raggiunto da parte di questa campagna elettorale, il tutto a cura dei politici stessi. E’ una lotta nel fango, come in certe fiere degli americani. Ma sporca tutto, non solo i politici, anche la democrazia in quanto tale.

E’ proprio vero che la salvezza della politica non viene dalla politica. E non sarà la politica a salvare gli italiani. Un’altra cosa, un’altra testimonianza: sperando che essa sappia tracimare nella politica.