Caro direttore,
ho letto con interesse l’intervento di Giorgio Gori sul buono scuola e non mi ha affatto convinto. La sua proposta sul buono scuola in effetti è una fake news. Vorrei spiegare perché.

Innanzitutto voglio dire che sarei davvero lieto di riscontrare a sinistra una adesione sincera e non strumentale — cioè finalizzata a raccogliere qualche voto in vista del 4 marzo — al principio del buono scuola e della parità scolastica. Principio che la Lombardia, con le giunte Formigoni di cui ho fatto parte, ha finalmente iniziato a rendere concreto anni fa grazie al buono scuola, ma che così a lungo e così intensamente è stato osteggiato da tutte le forze di sinistra e ora anche dal Movimento 5 Stelle. Ne sarei lieto perché il raggiungimento di una piena parità scolastica resta un obiettivo prioritario di chi, come me, fa politica nel centrodestra, all’interno della componente moderata di Noi con l’Italia. 



Un obiettivo che non abbiamo ancora raggiunto completamente ma che non abbiamo avuto difficoltà ad esplicitare chiaramente nel programma della coalizione che sostiene Attilio Fontana alla presidenza di Regione Lombardia, come prima priorità del confronto con il Governo sull’autonomia. Nel nostro programma, in continuità con le politiche che hanno guidato l’azione di Regione Lombardia, si vuole davvero arrivare ad una reale parità scolastica attraverso il sistema dei costi standard e il necessario rafforzamento del sistema dotale e mantenendo le soglie di accesso alla misura del buono scuola che in questi anni ha prodotto buoni risultati, riscontrando il gradimento della famiglie lombarde.



Cito testualmente: “La Lombardia è già la Regione in cui il cittadino ha la possibilità di scegliere in piena libertà tra più servizi d’eccellenza […] uno dei principali obiettivi a cui puntiamo è di garantire pluralismo educativo e promozione della libertà di scelta delle famiglie, per arrivare a una vera parità scolastica attraverso il sistema dei costi standard — che chiederemo con forza al governo centrale — e il rafforzamento del sistema dotale già in essere, mantenendo le soglie di accesso alla misura del Buono Scuola”.

Ho cercato con attenzione un riferimento alla parità scolastica nel programma di Giorgio Gori ma purtroppo non l’ho trovato. E mi dispiace constatare come solo poche settimane fa il Pd e il M5s abbiano gareggiato nel chiedere che venisse espunto qualsiasi riferimento esplicito alla parità scolastica nella definizione del testo della Risoluzione con cui il Consiglio Regionale della Lombardia ha avviato ufficialmente il confronto con il Governo per ottenere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” dopo il referendum votato dai lombardi. La riunione dei Capigruppo da me presieduta ha poi accolto su mia proposta una formulazione che rimandava alla piena attuazione della Legge Berlinguer in tutti i suoi aspetti; una legge che contiene un esplicito riferimento alla parità scolastica e che se potessimo attuare autonomamente in Lombardia secondo i nostri principi sarebbe la via legislativa per consentire una completa parità scolastica, basata su una vera autonomia degli istituti (anche nel reclutamento degli insegnanti), sul loro accreditamento nel sistema regionale purché adempiano ad adeguati standard di qualità e a prescindere dal fatto che siano pubblici, no profit o privati e sulla piena libertà di scelta delle famiglie e degli studenti, senza oneri aggiuntivi.



Dunque Gori oggi si presenta furbescamente come paladino del buono scuola ma non è credibile. 

Cercate Buono Scuola nel suo programma! Troverete solo questo: “Diritto allo studio, dote scuola. Rivedere le fasce reddituali per poter accedere alla componente “Buono scuola”, limitando il beneficio alle famiglie con un indicatore ISEE inferiore ai 30mila euro annui”. 

Abbiamo provato a fare qualche calcolo: intanto Gori propone di agire sull’Isee che per questi servizi non è adeguato, perché ad esempio considera più importante il patrimonio che il numero dei figli. Dimentica il Fattore Famiglia Lombardo, approvato dal consiglio regionale e che sarà applicato proprio a partire dal sistema dotale e dal buono scuola.

Inoltre questi sarebbero gli effetti della sua proposta: per quanto riguarda la scuola primaria avremmo 2.030 beneficiari in meno (su 9.126, pari al 22%). Per quanto riguarda la scuola secondaria di I grado 1.871 beneficiari in meno (su 6.687, pari al 28%). Per quanto riguarda la scuola secondaria di II grado 1.945 beneficiari in meno (su 7.282, pari al 27%). Dunque in sintesi con la proposta Gori si avvantaggerebbero solo circa un terzo degli attuali beneficiari, in molti casi in modo non decisivo, e si penalizzerebbero i rimanenti due terzi. Gli effetti sulle scuole paritarie di possono facilmente immaginare.

Gori insomma ci propone di procedere sulla stessa linea per la quale critica nel suo articolo la Lega: ridurre l’importo del beneficio e limitare i beneficiari! 

La sua critica non è infondata, e io la condivido, anche se la ragione principale di queste riduzioni va ricercata innanzitutto nei tagli draconiani e lineari (cioè uguali per tutti e senza alcun riferimento alle condizioni di efficienza) che il bilancio regionale ha dovuto subire in questi anni dal governo centrale.

Vorrei al contrario leggere con più chiarezza nel programma di Gori che nella battaglia per ottenere dal Governo più autonomia regionale e quindi più risorse la parità scolastica sarà anche per lui e per la sua coalizione come per noi una priorità assoluta. Purtroppo non è così. Non facciamoci illudere dunque dagli specchietti per le allodole. Io credo che su un tema serio come quello della libertà di scelta non si debba scherzare o demagogicamente mascherare le proprie intenzioni. 

Bastano questi soli dati per dimostrare la differente impostazione culturale e politica che distingue il programma del centrodestra da quello del centrosinistra. Non lasciamoci ingannare dalle parole di Gori e combattiamo invece insieme una battaglia per incrementare davvero le risorse per il buono scuola e il sistema dotale. Su questo misureremo le volontà reali di Gori e anche di Fontana. La mia è quella di Noi con l’Italia ed è chiara e inequivocabile.

Raffaele Cattaneo
Presidente del Consiglio regionale della Lombardia
Candidato al Consiglio Regionale di Noi con l’Italia