Il vostro vecchio Yoda aveva capito già da tempo, pur vivendo molto lontano, che le elezioni italiane del 4 marzo non avrebbero risolto granché. Quello che non arrivava a immaginare era però la scarsissima considerazione dei partiti in lizza per l’intelligenza degli elettori, visto che nella quasi totalità hanno fatto promesse da marinaio, impossibili da realizzare per l’enorme aggravio del debito pubblico – già enorme di suo – che comporterebbe. Ma i debiti li hanno anche i partiti, e così la campagna elettorale è stata ridotta all’osso: niente spot elettorali, niente manifesti (anche perché la disaffezione verso i partiti ha ridotto drasticamente la disponibilità degli attacchini volontari), niente pagine pubblicitarie (i giornali si vendono e si leggono sempre meno), un po’ di presenza sui social, rischiando spesso gli insulti degli avversari; tutti in fila invece nei talk show, possibilmente da soli, per evitare il più possibile gli scontri diretti.
Sui pochi poster e sui banner per il web poche facce e soprattutto slogan che potrebbero andar bene per tutti. Quando sono state messe, come nel caso di Giorgia Meloni, hanno suscitato solo critiche per l’eccesso di foto-ritocco: “Non sapevo che Luisella Costamagna (la bella giornalista che oggi scrive su Il Fatto Quotidiano, ndr) si presentasse con Fratelli d’Italia”, è stato il commento più benevolo apparso su Facebook. Tutto appare poco serio, anche perché figlio di una legge elettorale pasticciata, scritta – a detta di alcuni autorevoli editorialisti – per non far vincere nessun partito così da rendere obbligatorio un governo di coalizione già deciso da tempo a tavolino da chi ha voluto quella legge.
Yoda si è stropicciato le orecchie pelose nel vedere Crozza cercare di illustrare le schede elettorali, veramente complicate. Se già si teme un’altissima percentuale di astenuti, ci potrebbe essere anche una notevole percentuale di voti nulli, perché basterà proprio un nonnulla per invalidare la scheda. Nonostante la sua proverbiale sapienza Jedi, se Yoda dovesse votare si porterebbe in cabina un facsimile già precompilato dai nipoti per evitare di sbagliare.
A dimostrazione del fatto che la situazione è grave ma non seria (l’aforisma è del grande Flaiano), negli ultimi giorni che precedono il voto è pure ri-esplosa la mania dei sondaggi clandestini, visto che quelli ufficiali non possono essere più divulgati. Si così ripreso ad alludere ai risultati o alle previsioni di bookmaker per fantomatiche gare di auto o corse di cavalli. Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe invero da sorridere per le invenzioni di chi vuole far capire a chi si riferisce il posto in graduatoria… Così il fantino Burlesque è quello di Berlusconi, il fantino di Salvini è Mathieu de le Sauvegarder, Frère Tricòlor quello di Giorgia Meloni. Particolarmente indovinati Fan Faròn (quello di Renzi), e quello di Di Maio, Louis le Subjonctif. A cercare di porre un freno alla fantasia dei buontemponi (ma non troppo) è intervenuta l’Agcom (Autorità garante delle Comunicazioni), minacciando multe da 25mila a 250mila euro ai mezzi di informazione che ne parlano “con l’obiettivo esplicito di aggirare le norme facendo riferimento a gare o altre competizioni di fantasia, in contesti informativi, spesso ripresi poi da quotidiani e notiziari radio-televisivi, dai quali non è nemmeno possibile verificare l’attendibilità statistica del dato parzialmente o integralmente riportato”.
Dato che in Italia vige un vecchio proverbio che dice “fatta la legge, trovato l’inganno” scommettiamo che nei prossimi giorni fioriranno altre invenzioni, tipo quotazioni di francobolli o di pezzi da collezione? Ma sì, divertiamoci pure ancora per una settimana. Perché il risveglio del 5 marzo potrebbe essere meno divertente, dopo che i sogni e soprattutto le promesse saranno svaniti.