“Continuare con le misure di trasparenza e disclosure attuate in questi anni, recuperando molto di più dall’evasione”. E grazie agli “sforzi di questi anni di governo per il contenimento del deficit” è stato possibile “recuperare credibilità”. Ora va creato un ambiente più competitivo per sostenere gli investimenti, aiutare la formazione qualificata dei giovani, risollevare il ceto medio, rilanciare l’occupazione femminile, ripristinare le regole”.



Beatrice Lorenzin, leader di Civica Popolare, rivendica i risultati ottenuti in questi anni di governo con il centrosinistra e, rispondendo alle dieci domande del Sussidiario, entra nel merito delle questioni concrete. Sull’immigrazione, “va intesa come potenziale di crescita, ma non c’è integrazione senza legalità”; sulla lotta alla povertà “occorre una radicale inversione di tendenza” per una maggiore inclusione sociale; sul fronte lavorativo, “bisogna potenziare la contrattazione di secondo livello finalizzata alla crescita salariale e al recupero di produttività”; sull’ambiente, “bisogna investire sulla blue economy e sulla riqualificazione delle periferie”; sul fronte della sanità e della salute, “va proposto un nuovo modello di welfare, che veda la creazione di un fondo vincolato per il sociale, affinché le Regioni non possano spendere in altro modo”.



La rincorsa alle promesse facili riguarda tutti i partiti. A quanto ammontano gli impegni di spesa che il suo partito mette in campo e come pensa di coprirli?

Sono ridicole le promesse elettorali “tutta spesa” di questa campagna. Il ritorno alla crescita degli ultimi anni ha consentito di invertire la tendenza e il debito italiano si è stabilizzato. La revisione analitica della spesa deve quindi rimanere prioritaria per i prossimi anni e da questa si possono ottenere ancora risparmi per 2 punti di Pil nei tre anni a venire. Dobbiamo continuare con le misure di trasparenza e disclosure attuate in questi anni e recuperare molto di più dall’evasione. Vanno introdotti l’obbligo di fatturazione elettronica e incentivi per i pagamenti virtuali, così come occorre arrivare ai costi standard per tutta la Pubblica amministrazione. Consideriamo fondamentali le nostre proposte su professionisti e autonomi e sulle famiglie per il sostegno alla crescita. La copertura per l’introduzione della flat tax per partite Iva e professionisti con reddito fino a 70mila euro, con tassazione a zero per i primi 3 anni di attività, e per asili nido gratuiti non supera il miliardo e 600mila euro; già esistevano coperture possibili lo scorso anno. E’, quest’ultima, una misura strutturale sulla natalità che insieme al bonus bebè e al fattore famiglia per 6-18 anni porterà sviluppo all’Italia e spingerà verso la piena occupazione femminile, che significa più Pil.



Ritiene che i provvedimenti che hanno avuto effetti positivi sull’economia reale vadano comunque mantenuti? Quali sono secondo lei gli effetti del Jobs Act e di Industria 4.0?

Gli sforzi di questi anni di governo per il contenimento del deficit ci hanno permesso di recuperare credibilità: per questo al momento siamo al riparo dagli attacchi speculativi, che in passato ci hanno fatto rischiare il default. Tutti gli osservatori e le istituzioni economiche ci dicono che con una crescita superiore ai 2 punti di Pil (obiettivo dal quale non siamo distanti) il debito scenderebbe a un ritmo molto vicino a quello previsto dai Trattati, a patto che si mantenga l’avanzo primario intorno al 3%. Continuiamo, dunque, con il taglio della spesa improduttiva e con la valorizzazione e la vendita del patrimonio pubblico non strategico, su cui gli ultimi governi hanno già ottenuto positivi risultati.

Dalla base del Jobs act si deve poi andare avanti per realizzare un ambiente competitivo dove le imprese possano crescere e fare investimenti, innovare e creare nuova occupazione. Intendiamo, pertanto, rendere strutturali per tre anni ammortamenti e superammortamenti con l’obiettivo di sostenere gli investimenti, far crescere l’esportazione delle merci e ridurre quella dei cervelli, sostenere il credito d’imposta per la formazione e introdurre incentivi fiscali sugli utili dei primi tre anni di vita delle start-up innovative. Vogliamo creare un percorso che permetta ai giovani, già durante il periodo di studio, di fare stage retribuiti in azienda, a tassazione zero per l’impresa, ed essere poi assunti a tempo indeterminato. Per le donne l’obiettivo è arrivare al 60% di occupazione. Inoltre proponiamo l’ampliamento di Impresa 4.0 al turismo per la riqualificazione delle strutture e degli arredi, per gli investimenti sulle reti di imprese e sui prodotti turistici. Il turismo può, in cinque anni, raddoppiare la sua incidenza sul Pil, dal 10% al 20%.

Un tema rilevante riguarda l’Europa: ha senso dichiararsi sovranisti senza se e senza ma, oppure difensori altrettanto acritici di un assetto “guidato” da Germania e Francia? Come rimettere in primo piano gli interessi dell’Italia?

L’integrazione europea era stata immaginata dai padri fondatori come uno strumento per garantire la pace, attraverso obiettivi di libertà e giustizia sociale. Da qualche anno l’Europa è diventata quasi esclusivamente una sovrastruttura burocratica concentrata intorno a princìpi economici e di mercato. Ecco alcune proposte:

1. recupero dell’idea dell’Europa come strumento per la pace e la piena realizzazione della persona;

2. coinvolgimento dell’Europa per affrontare le grandi sfide del Mediterraneo e dell’Africa, per essere decisivi nella nuova economia mondiale, ma anche per garantire sicurezza e occupazione;

3. maggior attenzione alle comunità locali presso le quali si custodiscono tradizioni e identità preziose.

In questo quadro e con queste azioni ritornano in primo piano anche gli interessi dell’Italia rispetto all’attuale assetto continentale a guida franco-tedesca.

L’immigrazione: quali proposte credibili per una politica di controllo che possa mettere insieme accoglienza e interventi realmente efficaci contro i casi di delinquenza, a cominciare dall’occupazione sistematica dei treni dei pendolari al Nord?

L’immigrazione va intesa come potenziale di crescita, ma non c’è integrazione senza legalità. Non è tollerabile che chi viene accolto con solidarietà e generosità in Italia commetta reati. Occorre rispetto reciproco e bisogna lavorare su cultura e integrazione senza nessun tentennamento verso derive razziste. Ricordiamoci che milioni di stranieri, donne e uomini, lavorano e producono nel nostro Paese e ricordiamoci dei loro figli. Piuttosto che lo ius soli, noi proponiamo lo ius culturae, vale a dire la cittadinanza per i minori nati o arrivati in Italia prima dei 18 anni, che hanno completato un ciclo di studi: è un fatto di civiltà riformare la legge di cittadinanza, chiudendo un percorso di integrazione e di condivisione dei princìpi costituzionali. Occorre lavorare anche sull’integrazione con corsi di lingua e di avviamento al lavoro, unitamente al ripristino di un sistema regolare di flussi di ingresso e al sostegno all’esperienza dei corridoi umanitari.

La sicurezza dei cittadini nelle proprie abitazioni, nei luoghi di lavoro e negli spazi pubblici è un bene prezioso che deve essere tutelato sia sul piano operativo, sia con una legislazione adeguata. Va rafforzato l’impegno e l’efficacia delle istituzioni pubbliche nelle azioni sia preventive, sia repressive, così come le iniziative culturali ed educative per far crescere il senso delle regole e del rispetto delle persone e dei beni comuni.

Quali sono le ricette del suo partito per lavoro, crescita e lotta alla povertà, al di là dei sussidi a carico dello Stato previsti da tutte le forze politiche?

Sul fronte lavorativo occorre promuovere, nella contrattazione nazionale, sanità integrativa e previdenza integrativa, con la riduzione della pressione fiscale sui fondi contrattuali, nonché sostenere la contrattazione aziendale e territoriale finalizzata alla crescita salariale e al recupero di produttività.

Tassazione zero, salario accessorio e di produttività; unite a misure per rendere ancora più conveniente il lavoro a tempo indeterminato, con la decontribuzione strutturale per i neoassunti per tre anni e la riduzione del cuneo fiscale e redistribuzione di una parte dell’importo risparmiato ai lavoratori.

Ancora, sostegno ai contratti attivi di solidarietà finalizzati alla crescita e al ricambio generazionale.

Quanto alle povertà, in questi anni di faticosa uscita dal picco della crisi le diseguaglianze sono cresciute e la ricchezza si è ancora più concentrata. Occorre ora una radicale inversione di tendenza: in questo quadro vanno collocate le azioni di sostegno ai redditi più bassi e le misure a favore dell’inclusione sociale.

Nessuno parla di sanità: ritiene che il servizio ai cittadini sia adeguato, che sia migliorabile a partire dalle liste d’attesa e che le differenze qualitative tra Nord e Sud possano essere ridotte o annullate?

Solo 6 anni fa la sanità produceva un buco di 3 miliardi di euro l’anno. Oggi siamo in equilibrio finanziario e quasi in equilibrio economico. Discorso diverso, invece, è la qualità della spesa. In questi anni ci siamo dotati di un sistema di misurazione dei servizi sanitari e di riforme della programmazione che ci hanno portato risparmi, reinvestiti in servizi come i nuovi Lea e i fondi per l’epatite C, con cui abbiamo guarito più di 110mila persone, e quello per i farmaci oncologici innovativi. Oggi stiamo valutando l’evoluzione dei fabbisogni di salute del Paese da qui a 30 anni e siamo pronti ad aggiornare l’attuale governance del sistema per superare la logica dei silos e passare al concetto di sanità basata sul valore. E questo anche per ridurre le differenze qualitative tra Nord e Sud del Paese. Ma sono necessari 5 miliardi di euro in più nei prossimi 5 anni per avvicinarci al 7% di spesa rispetto al Pil, oltre ad avere il coraggio di rivedere il Titolo quinto della Costituzione per superare l’eccessiva differenziazione regionale come nelle liste d’attesa. Queste proposte si inseriscono, poi, nel nuovo modello di welfare che proponiamo, un welfare di comunità che veda la creazione di un fondo vincolato per il sociale, affinché le Regioni non possano spendere in altro modo; piano nazionale esiti, per un’analisi qualitativa dei servizi erogati, e costi standard. I servizi sociali devono entrare nella competenza del ministero della Salute, non possono più rimanere sotto la competenza del ministero del Lavoro.

Quali proposte e soluzioni per gli anziani, visto che il nostro Paese sta invecchiando?

Gli anziani rappresentano una delle principali sfide: bisogna curarli, assisterli e mantenerli attivi. Oggi in Italia si contano 14 milioni di over 65, di cui 4 milioni di non autosufficienti e nei prossimi anni questi numeri sono destinati a moltiplicarsi; si stima che entro il 2050 si invertirà il rapporto tra attivi e inattivi. E’ necessario realizzare un’assistenza domiciliare efficace e capillare e un nuovo modello di organizzazione dei beni comuni. Pensiamo all’infermiere di condominio, a servizi alla persona messi in comune, spazi concepiti diversamente per la semi-autosufficienza. Inoltre si deve pensare a una nuova economia del terzo settore, immaginando un modo diverso di rappresentare l’assistenza alle persone, l’assistenza domiciliare integrata con l’assistenza sanitaria e la promozione della socialità della popolazione over 75.

Valorizzare il patrimonio culturale italiano a favore dei giovani e dell’occupazione: cosa propone il suo partito?

Occorre formare le nuove generazioni ai lavori del futuro nell’ambito, ad esempio, dei social media, del machine learning, dei big data. Occorre dunque pensare a un nuovo piano di educazione e di formazione che risponda alle sfide e ai cambiamenti che ci aspettano nei prossimi anni, di fronte a un progresso tecnologico e informatico che si sviluppa in maniera esponenziale. I giovani, oggi, non sono preparati alla rivoluzione digitale e alla rivoluzione legata all’economia dei dati e ai nuovi lavori che diventeranno determinanti, come quelli – ad esempio – legati all’ambiente, alla gestione dei big data. Penso, dunque, a una formazione legata al “care”, all’artigianato e a tutti i lavori ad alto valore aggiunto, come appunto la gestione e valorizzazione del nostro immenso patrimonio culturale che, proprio a causa del progresso tecnologico e informatico, dovrà segnare un cambio di passo e aprirsi alla sfida di divenire bacino strategico d’occupazione giovanile.

L’Italia ha sottoscritto nel 2015 l’Agenda 2030 dell’ONU e i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile: come intende raggiungere questi obiettivi? Che misure intende adottare per il clima?

In campo ambientale intendiamo promuovere l’applicazione dell’Urban health Rome declaration, siglato tra ministero della Salute e Anci, che riconosce il concetto di salute come elemento imprescindibile per il benessere di una società, non più solo un “bene individuale”, ma un “bene comune”. Vanno, quindi, considerate anche le condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, così come la vita lavorativa, economica e sociale. In primo piano va inserito il ruolo delle città, dove nei prossimi decenni si concentrerà il 70% della popolazione globale. Proponiamo, poi, un piano di riqualificazione energetica delle periferie, a partire da scuole e verde pubblico, e più detrazioni per il verde privato nei condomini. Inoltre va intensificata l’attività di sviluppo della blue economy, strategica per il nostro Paese, con la conferma di una politica indirizzata all’efficientamento energetico del patrimonio edilizio esistente, soprattutto a quello di futura costruzione, e un superammortamento per chi investe in ammodernamento e adeguamento energetico delle proprie case, aziende e capannoni.

Sulla mobilità, l’efficienza energetica va perseguita con il rinnovo e l’allargamento degli attuali bonus, con una nuova mobilità sostenibile, con divieti più stringenti alle macchine e ai bus inquinanti e con l’avvio di nuovi incentivi alla mobilità elettrica-metano-ibrida.

Infine, sui rifiuti, occorre chiudere tutte le discariche abusive per azzerare le multe Ue, avviando un rapido percorso per l’attuazione di un sistema di smaltimento che trasformi i rifiuti da problema in risorsa, utilizzando l’economia circolare che, per abbattere il carico di rifiuti e spingere sulla raccolta differenziata, premi e diffonda tra i Comuni le nuove tecnologie italiane.

Nel caso di un risultato elettorale che non assicuri la governabilità, come pensate di muovervi? Quali alleanze si sente di escludere in ogni caso?

Chi vota noi vota il governo Gentiloni, anche se la nostra storia non è quella del Pd. Dentro Civica Popolare c’è una presenza delle tradizioni popolari, liberali, solidali e tanto civismo. Civica Popolare è un nuovo partito che si batte per risollevare il ceto medio, ricreare condizioni di benessere, mettere le cose a posto una per volta. È il partito della ragionevolezza contro populismi ed estremismi e della scienza contro i falsi miti. Il partito del ripristino delle regole, dell’educazione e rispetto di sé e degli altri, dell’iniziativa d’impresa. Date queste premesse, il nostro obiettivo è vincere le elezioni con l’attuale coalizione di centro-sinistra, nella quale l’area di Civica Popolare è stata fondamentale per la stagione delle riforme e lo sarà nel futuro, come ha recentemente ricordato il premier Gentiloni.

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