Il caso-tribuna politica esplode – come ogni 5 anni – negli ultimi giorni di campagna elettorale verso le Elezioni: Liberi e Uguali di Pietro Grasso ha deciso di non partecipare alla tribuna elettorale in Rai – previste in questi ultimi giorni con tutti i rappresentanti delle liste che corrono alle urne – visto che vi presenziava anche CasaPound. «Questa lista rivendica il fascismo come esperienza storica di riferimento definendo i propri aderenti come ‘fascisti del terzo millennio’», spiega in una nota Pietro Grasso. «Non intendendo noi di LeU legittimare questa cultura politica in alcun modo, non parteciperemo nel profondo rispetto dell’antifascismo», attacca ancora il presidente del Senato che, ben conoscendo le regole della Costituzione, non accetta di presenziare con un partito che reputa ignobile e fuori legge (ma è legalissimo, almeno stante alle regole democratiche in Italia, ndr). I vertici di LeU si scusano con la Rai e con tutti i telespettatori dopo aver saputo che CasaPound era stata sorteggiata per partecipare al confronto vicino a LeU. «L’antifascismo è alla base della nostra Costituzione repubblicana», conclude il presidente Grasso.  



TAJANI REPLICA A BERLUSCONI: “VORREI RESTARE IN PARLAMENTO UE”

Dopo il forte pressing – che continua in Forza Italia e in tutto il Centrodestra – di Berlusconi per avere Antonio Tajani come carta da giocare a Palazzo Chigi, arriva la netta risposta (e non è la prima volta) del Presidente del Parlamento Ue. «Io vorrei restare presidente del Parlamento europeo, è importante per l’Italia», spiega Tajani in una intervista pubblicata questa mattina dalla Welt, rispondendo proprio ad una domanda in cui veniva chiesto se avrebbe preso il posto di Berlusconi al Governo italiano qualora il centrodestra vincesse alle Elezioni 2018. «Sono onorato della proposta, ma farò di tutto per lavorare ancora nell’interesse dell’Europa e dell’Italia». Il pressing degli azzurri continuano visto che sia Meloni che Salvini sono stati chiari: «o il nome viene confermato prima del 4 marzo oppure non è detto e scontato che i nostri voti ci saranno dopo le Elezioni». Minaccia “elettorale” o effettivo avvertimento?



BERLUSCONI, “TAJANI PREMIER? NON POSSO DIRE IL NOME”

Silvio Berlusconi continua a “giocare” sul nome del possibile candidato premier di Forza Italia che ormai tutti identificano con Antonio Tajani (attuale presidente del Parlamento Europeo). «Sono vincolato da lui, per l’altissima carica che ricopre, a fare il suo nome soltanto quando lui me ne darà l’autorizzazione», ha spiegato ancora il Cav senza nominare direttamente Tajani. Ma ormai, appunto, tutti lo hanno capito: «Sarebbe un candidato eccellente perché l’Italia oggi non conta più niente. Con lui conterebbe moltissimo perché è il presidente dell’istituzione europea eletta dai cittadini». Su Radio Anch’io questa mattina Berlusconi ha poi continuano ad aggiungere che non vi sono motivi per fare un governo di Larghe Intese, «sto bene con i miei alleati», anche se come sempre non esclude del tutto la possibilità. Intanto, il suo acerrimo nemico e rivale di questa campagna elettorale, Luigi Di Maio, tira dritto sul fronte ministri svelando un nuovo nome (questo più atteso rispetto al generale Costa): «Allo Sviluppo economico una eccellenza italiana di grande competenza come il professore di Economia politica all’Università sudafricana di Pretoria Lorenzo Fioramonti», spiega in una intervista al Corriere della Sera il leader politico del M5s. Ha poi risposto stamane in un comizio elettorale sulle indagini e la richiesta di arresto per il sindaco grillino di Bagheria (Palermo): «Cinque non è un sindaco del movimento. Il sindaco si è autosospeso a settembre dal movimento, appena saputo dell’inchiesta che lo coinvolgeva». Giovedì, rilancia ancora Di Maio, sarà pubblicata e presentata la lista ufficiale di ministri che potrebbero far parte del primo governo M5s della storia repubblicana.



RENZI, “SE PERDO NON ME NE VADO”

Lo ha detto in tutti i modi ieri – e non era stato mai cosi chiaro in questa campagna verso le Elezioni su questo tema – e lo ribadisce anche nelle interviste di oggi: Matteo Renzi, anche se il Pd non dovesse diventare il primo partito, non si dimetterà davanti alla sconfitta del suo Partito Democratico. «Io sono pronto a parlare di programmi, da qui a domenica. Non ci sarà nessun passo indietro e trovo sconcertante che tutto il tema della campagna elettorale sia quel che faccio io. Se pensate che passiamo l’ultima settimana a parlare del dopo, avete sbagliato destinatario», spiegava ieri in una intervista a Sky Tg24. Oggi ai vari big del Pd hanno chiesto cosa ne pensano di queste parole del segretario e nessuno ha fatto la “mossa” di Emiliano che solo qualche giorno fa ipotizzava un sostegno al M5s e un addio senza remore a Renzi. Intervistato da Circo Massimo su Radio Capital, il ministro degli Interni Marco Minniti ha addirittura risposto su una ipotesi di avanzamento della sua candidatura tra Palazzo Chigi, o giù di lì. «Io premier? È una ipotesi del terzo tipo, ovvero dell’irrealtà». Quando gli viene chiesto poi se il Paese che sta andando al voto è più razzista di qualche anno fa, Minniti replica «Non mi sento di affermarlo. Bisogna togliere la parola emergenza dalla questione dei flussi migratori».

BERLUSCONI & DI MAIO: GLI ULTIMI ATTACCHI

Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio “duellano” a distanza, e non certo da ieri: «Di Maio ha presentato la lista dei ministri, ma nella Costituzione è il capo dello Stato che indica la persona a cui dare l’incarico di formare il governo. Si conferma che questi ragazzi non hanno studiato, non sanno proprio niente», spiegava ieri l’ex Cav a Rtl 102.5. La campagna verso le Elezioni prosegue con attacchi e “provocazioni”, e i programmi continuano a rimanere in secondo piano. Da un lato il leader di Forza Italia annuncia che non andrà in piazza con Meloni e Salvini e rivendica la possibilità unica di battere il pericoloso Movimento 5 Stelle, “basta che si voti per noi per far perdere il Governo degli incapaci grillini”. Dall’altro, Luigi Di Maio attacca un po’ tutti con l’aggiunta dei Tg Rai che «ci trattano male perché forse temono di perdere il posto». Intervistato da Mattino 5 (dunque su Mediaset, ndr) Di Maio attaccava ancora ieri, «I Tg della Rai stanno dando il peggio del peggio contro di noi, forse perchè temono di perdere il posto. Noi siamo per cambiare la governance di quell’azienda…».

Chiudiamo con tanto temuto “patto del Nazareno” che potrebbe essere la risoluzione dello stallo dopo il voto del 4 marzo: qui Berlusconi lancia ancora parole “dolci” a Renzi, anche se poi ammette che dopo le speranze iniziali il segretario Pd lo ha fortemente deluso (ma intanto non lo ha attacco, come invece fa con tutti gli altri avversari politici, compresi gli alleati). «sono uno dei tanti italiani che ha creduto in Renzi, ha creduto che fosse una ventata di novità. Il patto del Nazareno era un metodo per cambiare insieme la Costituzione che appartiene a tutti. Invece Renzi, in quella occasione, ha mostrato di non voler rispettare alcun patto, faceva approvare cose diverse da quelle concordate; quella collaborazione, che non era un patto politico, è finita male. Renzi, dopo aver reciso il cordone ombelicale che legava il Pd di Bersani e D’Alema alla storia comunista, non ha saputo dare un senso, un progetto al suo partito e il Pd è rimasto una scatola vuota», conclude Berlusconi alla radio ieri mattina.