Da destra nessuno sostiene apertamente il raid razzista di Luca Traini a Macerata, ma le condanne che stanno emergendo meritano dei distinguo. La vicenda di cronaca è stata infatti strumentalizzata per fini elettorali. «Così si è ridotta l’Italia in mano alla sinistra», ha dichiarato ad esempio Giorgia Meloni, candidata premier di Fratelli d’Italia. Non troppo diverso il parere di Matteo Salvini, che ha condannato gli spari ma inserito la vicenda in un contesto politico. Meloni e Salvini se la prendono con le politiche del centrosinistra, che dal canto suo li accusa di strumentalizzare il fatto di cronaca per fini di propaganda elettorale. L’unica condanna netta è paradossalmente quella di Casa Pound: «Il gesto dello squilibrato che a Macerata ha aperto il fuoco sugli stranieri va condannato senza esitazioni, si tratta di un atto criminale per cui non ci sono giustificazioni». Di Maio invece preferisce non schierarsi: «Lancio un appello a tutti i leader dei partiti su quello che è successo a Macerata: stiamo in silenzio e non facciamo campagna elettorale sulla pelle della ragazza uccisa e dei feriti di oggi», ha dichiarato il candidato premier del Movimento 5 Stelle. C’è poi Forza Nuova che sostiene addirittura l’autore della sparatoria di Macerata. E il sostegno non è solo verbale: «Sarà politicamente scorretto, sarà sconveniente, in campagna elettorale nessuno farà un passo avanti, ma oggi noi ci schieriamo con Luca Traini. Mettiamo a disposizione i nostri riferimenti per pagare le spese legali di Luca, a non farlo sentire solo e a non abbandonarlo». (agg. di Silvana Palazzo)



RAID RAZZISTA A MACERATA, LEGA NEL MIRINO

Anche la politica si interessa – com’è naturale – di quanto accaduto in mattinata a Macerata, dove un giovane di 28 anni, Luca Traini, ha aperto il fuoco per strada contro alcuni immigrati in quello che è apparso un raid di chiara matrice razzista. A sostegno di questa ipotesi anche l’atteggiamento dell’assalitore, che all’arrivo dei carabinieri si è rivolto verso il monumento ai caduti al quale ha rivolto il saluto fascista prima di urlare “viva l’Italia”. A scatenare una selva di polemiche, come facilmente pronosticabile, è stato il commento di Matteo Salvini, che su Twitter ha scritto:”Non vedo l’ora di andare al governo per riportare sicurezza in tutta Italia, giustizia sociale, serenità. Chiunque spari è un delinquente, a prescindere dal colore della pelle“. Il leader della Lega alla condanna, ha però aggiunto un altro commento, dicendo che “è chiaro ed evidente che un’immigrazione fuori controllo, un’invasione come quella organizzata, voluta e finanziata in questi anni, porta allo scontro sociale“. Parole che non sono andate giù ai suoi avversari politici, ancora di più se si considera che l’autore della sparatoria nel 2016, alle elezioni comunali di Corridonia, si era candidato proprio nelle fila della Lega.



SAVIANO ALL’ATTACCO

L’attacco più duro nei confronti di Matteo Salvini lo ha portato Roberto Saviano, il giornalista impegnato contro la camorra, che su Twitter ha scritto:”Il mandante morale dei fatti di Macerata è Matteo Salvini. Lui e le sue parole sconsiderate sono oramai un pericolo mortale per la tenuta democratica. Chi oggi, soprattutto ai massimi livelli istituzionali, non se ne rende conto, sta ipotecando il nostro futuro”. E ancora: “Invito gli organi di informazione a definire i fatti di Macerata per quello che sono: un atto terroristico di matrice fascista. Ogni tentativo di edulcorare o rendere neutra la notizia è connivenza“. A cercare di riportare la calma è stato Matteo Renzi, che su Facebook ha rivolto un appello alla moderazione:”Un appello a tutti, ma proprio a tutti, alla calma e alla responsabilità. L’uomo che ha sparato, colpendo sei coetanei di colore, è una persona squallida e folle. Ma lo Stato è più forte di lui. Quell’uomo si è candidato con la Lega Nord e oggi ha sparato anche alla sede del Pd di Macerata: verrebbe facile tenere alta la polemica verso chi ogni giorno alimenta l’odio contro di noi. Ma sarebbe un errore: è tempo di calma e di responsabilità, davvero“.



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