Il caso Emanuele Dessì – il candidato M5s nel Lazio amico di Domenico Spada e coinvolto nel “caso-Affittopoli” a Roma – ha scatenato i vari avversari politici e l’opinione pubblica contro le liste del Movimento 5 Stelle. Non solo, la ben poco chiara dinamica delle Parlamentarie, il ritardo enorme nella pubblicazione dei risultati e il regolamento ad oggi ancora oscuro del sistema Rousseau ha generato polemiche continue in questa schizofrenica campagna elettorale verso il 4 marzo. Per questo motivo Luigi Di Maio oggi ha voluto rilanciare e rinfocolare la polemica, pubblicando sul Blog delle Stelle una lista di “impresentabili” degli altri partiti, provando a rispondere “colpo su colpo” alle accuse giunte sul Movimento. Risultato? Invece che sedare gli animi, gli stessi sono di nuovo “esplosi”: «Tutti i giornali italiani per giorni hanno sbattuto in prima pagina tutta la vita di Emanuele Dessì, cittadino incensurato candidato al Senato con il MoVimento 5 Stelle. Ieri abbiamo parlato e abbiamo convenuto che la cosa migliore per tutelare lui e il MoVimento 5 Stelle fosse il ritiro della sua candidatura, cosa che abbiamo fatto. Il segretario del Pd ieri ha diffamato pubblicamente il MoVimento 5 Stelle dicendo che noi abbiamo impresentabili. Gli impresentabili e riciclati li ha messi lui nelle liste con un atto d’imperio fregandosene degli iscritti e della democrazia interna del suo partito».
I NOMI “IMPRESENTABILI”
Di Maio parla di “questione morale” dimenticata dal Pd e anche dal centrodestra e come nuovo “strumento” di campagna elettorale si inventa il modulo scaricabile dal Blog M5s per poter presentare alla Corte di Appello del collegio del candidato considerato “impresentabile” dal direttivo a Cinque Stelle. «Basta impresentabili in Parlamento. Di seguito trovate i nomi degli impresentabili dei partiti. Devono sparire dalle liste. Ora!»: e subito dopo una lista di nomi e di presunti reati compiuti da altri candidati nelle liste rivali. Si va da Luciano D’Alfonso (Governatore della Regione Abruzzo) a Vito Vattuone, da Claudio Mancini, Carlo Lucherini e Claudio Moscardelli tutti candidati nel Lazio e coinvolti nell’inchiesta dei rimborsi alla Pisana, passando per De Luca junior candidato nel “feudo” del padre Governatore Campania. Fino, ovviamente, con il ministro Luca Lotti che è attualmente indagato per favoreggiamento e rivelazione di segreto istruttorio nel caso Consip. La battaglia grillina non è però solo contro i renziani, ma anche contro quel centrodestra che vede nel Movimento 5Stelle il rivale maggiore per le prossime Elezioni: da Luigi Cesaro indagato per voto di scambio in riferimento alle ultime elezioni regionali ad Antonio Angelucci, da Ugo Cappellacci ex governatore Sardegna fino Michele Iorio, chiudendo con i “big” Umberto Bossi e Roberto Formigoni, visti come fumo negli occhi dai grillini.
LA REPLICA DI MATTEO RENZI
Non si fa attendere più di qualche ora e Matteo Renzi prende figurate “carta e penna” e risponde punto su punto (su Facebook) al candidato premier del Movimento 5 Stelle: «Quando il “capo politico” del Movimento 5 Stelle, Di Maio, è in difficoltà fa sempre la stessa cosa: attacca me e il PD. E sempre con la solita mossa: il ritornello dei candidati impresentabili. Scarsa fantasia. Però stavolta rispondiamo, punto punto. Perché le bugie hanno le gambe corte». Per il segretario Pd chi in Lazio vota M5s si assume la responsabilità di far eleggere al Senato Dessì, «lo trovate sul palco con Beppe Grillo e in foto guancia a guancia con i leader 5Stelle. Questo signore è molto vicino agli Spada, di Ostia (ricordate la testata di Spada che spaccò il naso al giornalista Piervincenzi a novembre?) ed è coinvolto in quella che i grillini chiamano “scroccopoli”, vale a dire il problema delle case pubbliche pagate poco, 7 euro al mese». Dopo aver ribadito il tema iniziale, Renzi scende nell’arena e si scaglia contro gli attacchi giustiziasti di DI Maio e compagnia grillina: «a l’elenco di qualche nostro candidato che ha ricevuto avvisi di garanzia. Noi di solito facciamo finta di niente e non replichiamo a queste bassezze. Oggi non più. Caro Di Maio, quello che ancora non hai capito è che un avviso di garanzia non è una condanna. Non si diventa “impresentabili” per un avviso di garanzia o per essere indagati. Perché altrimenti per voi sarebbe un dramma».
Da Raggi a Nogarin, dalla Appendino fino allo stesso Di Maio, tutti sono indagati: ma per il segretario dem non per questo sono anche colpevoli e “impresentabili”: «noi non li giudichiamo colpevoli. Anzi: ci auguriamo che siano innocenti. Non speriamo nella loro condanna, ma facciamo il tifo per la loro innocenza, perché noi non siamo come Di Maio, che è garantista il lunedì con i suoi amici e giustizialista con gli avversari il martedì». Il finale è un rilancio in stile “campagna elettorale” con Renzi che richiama tutti i rivali a discutere dei veri temi e non delle poco serie “liste di impresentabili”: «Con i Cinque Stelle vorremmo discutere di vaccini, di come creare lavoro altroché reddito di cittadinanza e assistenzialismo, di Europa, di grandi eventi come l’Expo, di Venezuela e di periferie. Vorremmo un dibattito politico alto. Caro Di Maio, quando avrete finito con il fango, ci troverete qui, al solito posto. Perché noi non scappiamo, noi».