TECNÈ, COLLEGIO UNINOMINALE: CENTRODESTRA AL 39%
I sondaggi elettorali prodotti da Tecné hanno cercato di capire ad oggi come sarebbero i voti per i principali partiti nel maggioritario, ovvero per l’elezione del singolo candidato del collegio uninominale: qui le “coalizioni” sono ovviamente avvantaggiate visto che fanno confluire i voti delle compagini in un unico candidato. Di conseguenza il centrodestra ottiene ancora la prima posizione con il 39% dei voti possibili, esattamente come una settimana fa nei precedenti sondaggi Tecné; segue il Movimento 5 Stelle che con Di Maio non riesce a sfondare quota 30%, restando al 27,8% (+0,4% rispetto a sette giorni fa). Cala ancora Renzi, anche se di poco, con la coalizione Pd, Insieme, +Europa e Civica Popolare che si attestano al 25,9% su scala maggioritaria, mentre chiude la classifica Liberi e Uguali con Pietro Grasso, mai sopra il 6,2%. Clicca qui per vedere i dati in tempo reale delle elezioni politiche 2018 e delle elezioni regionali 2018
SWG, INTENZIONI DI VOTO: M5S AL 28%, PD AL 23,5%
Sono stati pubblicati gli ultimi sondaggi politici in vista delle prossime Elezioni, con risultati in linea con le medie delle altre case di sondaggistica e uno scenario prossimo assai vicino allo “stallo elettorale”: nessuno infatti ha una maggioranza stabile, né il Movimento 5 Stelle (28,4%), né il centrodestra (che supera il 30% ma non il 40% ipotizzato da Berlusconi nei “suoi” personali sondaggi) e nemmeno Renzi che cala ancora e vede il Pd al 23,5% su scala nazionale. I sondaggi Swg mostrano poi anche altre intenzioni di voto, legate ai partiti singoli: Forza Italia al 15,9%, Lega Nord al 12,9%, Fratelli d’Italia al 5,1% e Noi con l’Italia al 2,3% completano la coalizione di centrodestra. Civica Popolare al 1,1%, +Europa con Bonino al 2% e Insieme all’1,3 portano sostegno alla coalizione di Renzi, senza però poter competere con centrodestra (almeno per ora). Chiude Liberi e Uguali con Pietro Grasso al 6%, mentre Potere al Popolo raccoglie solo lo 0,5%.
DEMOPOLIS, ASTENSIONE UNDER-25: 1/2 NON VOTA IL 4 MARZO
Nei sondaggi politici prodotti da Demopolis si allarga un allarme da molti forse sottovalutato: sentito un campione di Under-25 sulla possibilità o meno di recarsi alle urne per esercitare il proprio voto, il risultato è scioccante. Ad oggi solo il 52% afferma di voler votare alle prossime Elezioni Politiche del 4 marzo, mentre ben il 48% afferma di non volere esercitare il voto e dunque di preferire di gran lunga l’astensione piuttosto che la scelta di uno degli attuali partiti candidati. Mattarella e il suo invito nel discorso di Capodanno sembra essere rimasto fortemente inascoltato: per una politica che “ricominci a parlare ai giovani che devono sentirsi coinvolti per la costruzione del loro futuro”. Il 4 marzo invece rischia di diventare una ecatombe elettorale soprattutto per i più giovani: «i dati che emergono dal sondaggio confermano le preoccupazioni espresse dal Capo dello Stato. Un giovane su 2 appare deciso a non votare alle Elezioni: la maggioranza assoluta degli intervistati crede che la politica non sia in grado di incidere sulla vita e sul futuro dei giovani nel nostro Paese», spiega il direttore di Demopolis, Pietro Vento.
REGIONALI LOMBARDIA, FONTANA AVANTI COL 41%
In Lombardia le prossime elezioni Regionali vedono al momento una situazione alquanto in bilico tra i primi due super favoriti alla vittoria finale il prossimo Election Day: il candidato del centrodestra Attilio Fontana è dato al 41% su scala regionale, mentre lo sfidante Giorgio Gori (Pd) è al 37%, in buon recupero rispetto ad un mese fa. Dietro il vuoto, con il Movimento 5 Stelle “fermo” al 17% con Dario Violini e il candidato di Liberi e Uguali dato ancora più indietro ad un basso 3% e senza speranza di apparentamento avendo voluto strappare con il Pd renziano all’inizio della campagna elettorale. I dati tengono conto delle ultime settimane di analisi con dunque inseriti anche i giudizi post-gaffe di Fontana sulla “razza bianca”: a vedere dai numeri il candidato leghista non sembra aver perso molti voti dopo l’uscita sicuramente poco felice.
TECNÈ: PARTITO O CANDIDATO? LA SCELTA DEGLI ELETTORI
È stato chiesto agli elettori intervistati dai sondaggi Tecnè cosa ritengono decisivo per la scelta nelle prossime Elezioni tra il partito e il singolo candidato del collegio: ovvero, se una scelta di campo e “generale” oppure un candidato con profilo e storia personale interessata e interessante. Ebbene, secondo i risultati, il 58% ad oggi sceglierebbe il proprio voto in base al partito che si presenta, mentre solo il 25,5% si “butterebbe” sul candidato a prescindere dal partito in cui si è proposto (Il 16,5% non sa cosa rispondere). Ancora più interessante la risposta data alla seconda domanda del sondaggio, ovvero «Se il candidato del collegio uninominale fosse una persona molto sgradita, come si comporterebbe?»: ebbene, il 57,8% degli elettori intervistati ha risposto che comunque lo voterebbe lo stesso tale candidato e anche il proprio partito. Invece il 25,4% cambierebbe la sua scelta, scegliendo altro candidato e altro partito, se scoprisse in lui un candidato pessimo e una persona non valida nel collegio uninominale (ovvero quello “bloccato” che comunque verrebbe scelto qualora si votasse il suo partito).
EMG, FIDUCIA LEADER: GENTILONI “PAREGGIA” DI MAIO, GIÙ RENZI
Dopo la fiducia dei ministri è la fiducia dei leader politici a rendere spiegabile, in parte, le nuove prospettive elettorali in Italia: i sondaggi prodotti da Emg Acqua mostrano infatti come la crescita di Di Maio sia buona, ma la tenuta di Gentiloni (e dunque di una parte importante del Pd) lo è altrettanto, al netto dei dati che indicano un centrosinistra in crisi. Probabilmente gli italiani, davanti all’impossibilità di un governo con piena maggioranza, non disdegnano una nuova soluzione “alla Gentiloni”, sempre premiato nei consensi personali. Dietro la strana coppia Paolo-Luigi (entrambi al 30%), si muove Matteo Salvini al 25% anche se in probabile calo dopo i fatti di Macerata che potrebbero rivelarsi un boomerang per il leader della Lega. Male Renzi che al 23% vede sempre più lontano il suo alleato-rivale interno che lo ha sostituto anche a Palazzo Chigi; dietro tutti gli altri, da Berlusconi e Bonino al 20%, fino a Giorgia Meloni al 19%, per concludere con il presidente del Senato Grasso e Raffaele Fitto (quarta gamba) al 14% e Beatrice Lorenzin al 12%.