Caro direttore, una grandissima risposta da parte dei miei concittadini in termini di affetto e presenze alla presentazione ufficiale come candidato con Forza Italia alle prossime elezioni Regionali 2018 per Fontana Presidente è stata la migliore conferma della opportunità e insieme la migliore risposta alla provocazione della proposta che mi era stata fatta da due grandi amici impegnati da tempo in politica: Mario Mauro e Massimiliano Salini.
“La politica è un servizio”. Quante volte avete sentito questa frase detta da un politico e poi lasciata cadere nel vuoto? Io ci credo davvero e in questi anni l’ho dimostrato impegnandomi al massimo per favorire in maniera concreta l’istruzione e la crescita dei “nostri ragazzi” in quel di Gorla e una prossimità operosa nei confronti dei bisogni dei tanti che guardano alle istituzioni come amiche e non come padrone della loro vita.
Ho quaranta anni, sono nativo di Busto Arsizio, sposato con due figlie, residente a Gorla Maggiore, paese di cui sono sindaco dal 2015 eletto con oltre il 60% dei consensi. Mi candido in Regione Lombardia per portare le esigenze del nostro territorio e la preziosa esperienza di un amministratore locale a stretto e quotidiano contatto con le aspettative, le ansie, gli entusiasmi e la straordinaria dedizione della mia gente.
Lavoro, famiglia, semplificazione e trasparenza, sicurezza e salute, libertà educativa e formativa sono le parole d’ordine del mio programma, illustrate fin nei dettagli, nel corso delle decine di incontri vissuti in un crescendo di intensità e di riconoscenza in questi giorni di campagna elettorale.
Il populismo che vive di estreme semplificazioni e banalizzazioni, ma è incapace di dire le cose come stanno, non ama il “cuore ” del popolo. Quel criterio di discernimento che lo rende infallibile nel riconoscere e promuovere il bene. E prova a confonderlo usando scorciatoie pretestuose: ti parlo alla pancia e tu credi. Una sfida che però il potere non ha per nulla cercato in questi anni e continua a non cercare è la presa di consapevolezza della complessità della realtà.
In generale la sinistra italiana, per esempio, ha sposato salotti e finanza lasciando che il mondo dell’economia reale, delle nostre piccole imprese in particolare, e del lavoro andasse alla deriva. Un mondo che non ha più coltivato degli ideali in cui credere e per i quali lottare. Io non credo all’ideologia dei populisti, ma credo che la risposta al populismo non sia questa sinistra dei quartieri bene che, avendo sposato il Renzismo inteso come rottura con le formazioni intermedie e la società che dal basso ricostruisce con pazienza condizioni di crescita e di convivenza civile, si è votata al disastro totale. Mi è parso naturale in questo senso collocare il mio tentativo in Forza Italia, presidio del Partito popolare europeo nel nostro Paese e punto di equilibrio non aggirabile in Lombardia neanche dalla stessa Lega di Salvini. Un modo dunque di riproporre il modello di benessere e di sviluppo lombardo lontano dagli estremismi e capace di raccogliere il meglio della creatività e della passione delle nostre famiglie e delle nostre imprese.