Tra i molti che negli ultimi giorni hanno fatto il tifo per un governo cinque stelle si è segnalato anche Mario Monti, che ha espresso il suo “endorsement” in questo modo: “È auspicabile un governo 5 Stelle-Pd se servisse a spartire le responsabilità di eventuali scelte impopolari che dovessero rendersi necessarie nel corso dell’amministrazione della cosa pubblica”. Se non abbiamo capito male, ma non crediamo, un governo targato cinque stelle renderebbe più facile imporre politiche, come dire, di “austerity” agli italiani. Politiche su cui Monti è uno dei massimi esperti mondiali, vista la tragedia imposta agli italiani nel 2011; una politica che non solo ha gettato l’Italia in una recessione senza precedenti, ma ha peggiorato enormemente i saldi di finanza pubblica rendendoci dipendenti dall’Europa. Negli anni in cui l’Italia applicava l’austerity il debito pubblico su Pil saliva di 13 punti mentre in Francia, dove si continuava a spendere senza tagliare un euro, di meno della metà.
Il coro di osservatori che paragona l’epopea del Movimento cinque stelle a Syriza si arricchisce di nuove voci ogni giorno che passa. In sostanza, quando l’Europa farà la voce grossa, lascerà la speculazione libera e i mercati daranno due colpi di acceleratore allo “spread” un partito che non pare avere grandissime idee e programmi oltre all'”onestà” e con rappresentanti alla prima esperienza, scelti tra l’altro con un’assenza di trasparenza paurosa, farà quello che si deve fare per “salvare l’Italia”. Esattamente come Monti nel 2011. Poi ci stupiamo che i mercati non si preoccupino. Dovremmo preoccuparci noi.
La questione diventa ogni giorno più chiara. Qualsiasi cosa si pensi della burocrazia e della spesa pubblica italiana, per l’Italia non c’è crescita senza la possibilità di investire in infrastrutture e imprese. La medicina migliore per curare il debito è la crescita. Non è vero solo da un punto di vista meramente economico e matematico, ma anche dal punto di vista della percezione dei mercati. Nessuno si preoccupa dell’esplosione del debito americano, giapponese, inglese o francese nella misura in cui il Paese tiene, la disoccupazione scende e la crescita sale. Anche un debito piccolo diventa preoccupante, invece, se viene meno il “reddito”. La prima scelta che l’Italia deve fare in campo economico, quella da cui discendono tutte le altre, è che rapporto voglia avere con l’Europa. Un rapporto di subalternità ci fa finire spolpati dai nostri concorrenti. Esattamente come nel 2011. Se all’Italia fosse stata risparmiata l’austerity oggi ci sarebbero meno disoccupati, meno privatizzazioni, ci siamo venduti persino lo spazio aereo con un dividendo del 5% garantito attaccato, ma soprattutto molto meno debito su Pil.
Nel breve periodo magari ci sarà un po’ di spazio per pensioni e redditi di cittadinanza vari. Siccome il Movimento cinque stelle non mette in discussione le politiche europee perché non ne ha la forza “culturale” (su questa linea Monti, Fitoussi, i mercati, ecc.) non rimarrà che disfarsi delle ultime partecipazioni statali rimaste. Quelle più strategiche per la crescita, la tecnologia e il lavoro; ormai troppo grandi per un Paese gestito in ottica fallimentare, con la decrescita felice. Quelle che ci tengono a galla politicamente dandoci un minimo di indipendenza e autonomia. Qualcuno davvero si stupirebbe se per dare redditi di cittadinanza e passare all’economia “green” o “onesta” si cominciasse a parlare di vendere Eni e Leonardo? Noi per esempio no.
L’Italia si salva se cresce e, soprattutto, ritorna a voler crescere; questa è la precondizione anche per un riordino dell’amministrazione pubblica e degli sprechi. Proporre tagli senza proporre alternative non è fisicamente praticabile; se lo fosse le elezioni sarebbero andate diversamente. Chiunque voglia questo si mette in collisione con l’Europa le cui politiche producono la Grecia. Se non c’è contrasto con l’Europa e si incassano le approvazioni di Monti vuol dire che non cambia niente. Non solo. Se non c’è collisione con l’Europa, come dimostrano anche le recenti elezioni, c’è collisione e lacerazioni dentro l’Italia con conseguenze imponderabili.