Dall’uomo solo al comando al governo di tutti. Sembra questo il cambiamento di metodo che il presidente della Repubblica intende imporre alle forze parlamentari nel tentativo di far decollare la legislatura. 

I partiti si sono divisi i voti non consentendo ad alcuno dei tre schieramenti di poter governare in proprio. È complicata anche la strada di un governo che veda insieme due su tre delle fazioni, perché se da un lato il Pd si mostra insofferente a sopportare l’onere di una nuova stagione di responsabilità, dall’altra Movimento 5 Stelle e Lega non sembrano disposti a rinunciare alla rendita di posizione legata allo stare all’opposizione. 



La strada quindi è strettissima e passa solo attraverso un governo di tutti, magari guidato dal Cottarelli di turno o, attenzione, da chi verrà scelto nel ruolo di presidente del Senato laddove fosse una personalità vissuta come diretta espressione del sentire di Sergio Mattarella. 

Ma un governo per fare cosa? Non solo la legge elettorale, proprio perché trovare un’intesa sulle regole del gioco porterà via comunque un tempo non trascurabile, cosa che renderebbe necessario mettere nero su bianco accordi relativi anche ad urgenze economiche e di finanza pubblica; in attesa di un naturale appuntamento elettorale, cioè la coincidenza con le elezioni europee, e soprattutto dell’aprile 2019, quando scadrà il mandato di presidente della Bce di Mario Draghi, lui sì buono per tutte le stagioni.



Qualcuno potrebbe dire: e Renzi? Già: Renzi chi?

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