Matteo Salvini e Luigi Di Maio, prove di alleanza. Il leader della Lega ha smentito che Silvio Berlusconi ha chiuso la porta al Movimento 5 Stelle: «A me non sembra proprio. Stiamo ragionando sui programmi». Si parla di “flirt” leghista con il M5s dopo la telefonata di ieri col candidato premier pentastellato Di Maio per le presidenze delle Camere, ma Salvini raffredda gli animi: «Al momento non ci sono incontri in programma, ci sentiremo la prossima settimana sicuramente». Anche perché «bisogna cominciare a lavorare il prima possibile». Segnali sono arrivati anche da Danilo Toninelli, che ha incontrato i partiti per discutere delle presidenze delle Camere. Il capogruppo M5s ha rivendicato la presidenza della Camera e spiegato le ragioni di questa richiesta: «Vogliamo che alla Camera, che ha un numero maggiore di parlamentari, si parta con la delibera per l’abolizione dei vitalizi». Le presidenze delle Camere sono state slegate dal M5s dalla questione governo: «Abbiamo registrato l’apertura sia del Pd che della Lega sul metodo», ha aggiunto Giulia Grillo, altra capogruppo M5s. Toninelli ha poi risposto a chi gli chiedeva se il MoVimento è più vicino alla Lega: «Siamo in una fase di primi incontri per capire se è possibile il dialogo e se si possono trovare le convergenze su incarichi importanti. Ci saranno altri incontri nei prossimi giorni». (agg. di Silvana Palazzo)



M5S: “MONTECITORIO A NOI, BERLUSCONI È DISPERATO”

L’accordo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio inizia a vedere i primi effetti: gli emissari del M5s hanno concluso le consultazioni con i principali partiti del Parlamento e hanno da poco annunciato che ci sono buoni propositi con tutti. Giulia Grillo e Danilo Toninelli hanno confermato che «si cerca tutti insieme figure di rilievo e garanzia, apprezzabili da tutti, con logiche che vanno oltre i numeri della maggioranza», che tradotto significa trovare un patto che al momento non inficia le trattative ben più complicate per la formazione di governo (anche se ovviamente, come potete leggere qui sotto, i timori dei partiti nel vedere accordo Lega-M5s esistono eccome, ndr). Gli emissari M5s hanno confermato di aver richiesto (non ancora ottenuto) la Presidenza della Camera in virtù del risultato elettorale e hanno lanciato una stilettata contro la coalizione di Cdx dato che, «non abbiamo incontrato il centrodestra unito ma abbiamo dialogato con i singoli partiti, hanno deciso così»: se fosse vero dunque Berlusconi, Salvini e Meloni vedrebbero già le prime crepe dopo l’accordo di massima che avrebbe dovuto vederli insieme nel condurre le trattative e consultazioni per nomine Camere e Governo.



Intanto Toninelli sul Blog delle Stelle lancia un attacco diretto contro l’ex Cavaliere – segnando ancora di più un indiretto avvicinamento a Salvini – «Silvio Berlusconi è un uomo disperato. Sa, e lo ha ammesso, che se si dovesse tornare a votare questa volta il MoVimento 5 Stelle prenderebbe il 40% e questo lo terrorizza. Per questo sta già cercando di fare campagna acquisti presso gli altri gruppi parlamentari. Infatti, avrebbe detto ai suoi di convincere quanti più deputati e senatori del MoVimento 5 Stelle a passare con lui. All’ex premier diciamo subito una cosa: i nostri parlamentari non sono in vendita». 



GRILLINI VEDONO PD E LEU

Mentre Di Maio sta cercando di capire con Salvini se ci sono gli elementi per poter convolare “a nozze” per un governo di scopo, gli emissari grillini hanno incontrato oltre ai colleghi del Centrodestra anche gli altri partiti che formeranno il nuovo Parlamento. I capigruppo Giulia Grillo e Danilo Toninelli hanno incontrato personalmente Maurizio Martina (neo segretario reggente del Pd) e Lorenzo Guerini, poi in un secondo momento anche Pietro Grasso di Liberi e Uguali. Secondo quanto riportano i retroscenisti a Montecitorio di Repubblica, si sarebbe trattato solo di un incontro interlocutorio per ribadire la volontà e disponibilità del Partito Democratico e della sinistra di potersi confrontare con tutti su figure di “garanzia” e profili autorevoli. Intanto però il premier attuale – che dovrà rimanere in sella fino a che non sarà chiaro il nuovo mandato dal Quirinale ad un Presidente del Consiglio e nuovo governo – torna a parlare dopo i difficili giorni del Nazareno: «Avere orgoglio e ambizione vale per chiunque abbia responsabilità di governo e di leadership a qualsiasi livello. C’è bisogno di serietà e coraggio se no non si riesce a dare un futuro a un Paese che ha potenzialità straordinarie e rispetto al quale dobbiamo avere il massimo della fiducia», spiega Paolo Gentiloni intervenuto alla presentazione del libro di Marco Causi “Sos Roma”.

IL PD “SPERA” NEL CAVALIERE

Il Partito Democratico e Forza Italia, oltre ad essere i due “sconfitti” conclamati delle Elezioni sono anche quelli che temono di più in queste ore le avanzate trattative tra Di Maio e Salvini. Nessuno crede che i colloqui tra Lega e M5s siano “solo” sulla Presidenza di Camera e Senato e in tanti ritengono che un possibile piano-strategico sia in atto per poter arrivare ad un governo “di scopo” utile a superare i primi mesi di scadenze economiche e politiche senza tornare subito alle urne. Grillini e Lega potrebbero far cominciare un Parlamento di fatto già azzoppato – dopo aver trovato un premier di garanzia per tutti e due gli schieramenti – che porti ad «un dibattito rapido ed efficace sulle nuove regole per andare alle urne e a questo punto “ad ottobre andare al regolamento di conti tra di loro», scrive ancora la Repubblica questa mattina. Il Pd allora non resta che attende e sperare in un’unico personaggio, quello stesso che prima della venuta di Renzi aveva cercato di affossare e combattere con ogni mezzo. Sì, proprio Silvio Berlusconi: «Silvio non lo permetterà mai», avrebbe detto Romano Prodi ai suoi fidati, secondo fonti giornalistiche de La Stampa. In effetti l’ex Cav è il più irritato dal tentativo di escluderlo dalla formazione del Governo e non rimetterà le armi a posto fino a che non avrà chiaro che sia Forza Italia, e anche FdI, farà parte delle decisioni assieme a Salvini e non subordinati al segretario del Carroccio. 

L’IRA DI BERLUSCONI

Inizia a profilarsi un possibile accordo di Governo, di scopo ovviamente, tra la Lega e il Movimento 5 Stelle: indirettamente lo ha confermato Luigi Di Maio raccontando della telefonata ricevuta da Salvini ieri in serata (che ha fatto scaldare e non poco il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi). «Anche Salvini ha riconosciuto il nostro straordinario risultato, e io ho riconosciuto il successo elettorale ottenuto dalla Lega», si legge nell’ultima parte del post su Facebook del leader M5s. Insomma, i convenevoli sono stati fatti e il leader della coalizione più ampia ha riconosciuto il risultato (e il peso politico specifico) del primo partito nel Paese: gli equilibri restano delicatissimi e tutto dovrà essere messo alla prova dei fatti il prossimo 23 marzo con le prime votazioni.

Quello che è certo già oggi è che «i nostri capigruppo Giulia Grillo e Danilo Toninelli si confronteranno anche con le altre forze politiche. L’interlocuzione sulle presidenze delle Camere, come abbiamo già detto, è slegata da ciò che riguarderà la formazione del governo», spiega Di Maio. Berlusconi teme che in questo modo i contatti tra Salvini e il Movimento 5 Stelle si facciano più fitti e possano andare a concordare quel “Piano” che riportavamo qui sotto: l’ex Cav preferisce coinvolgere il Pd (magari con appoggio esterno, anche se Guerini ieri lo ha bollato come fantapolitica) piuttosto che i grillini a cui ha “aperto la porta ieri”, ha spiegato Berlusconi, “solo per poterli cacciare via”. Tensione a mille nel centrodestra e non solo, con le manovre che al momento non hanno punti fermi e solo accordi iniziali, per lo più fragilissimi visto che nessuno da solo possiede il coltello dalla patte del manico, neanche il Movimento 5 Stelle. 

SALVINI CHIAMA DI MAIO

Il contatto c’è stato e anche la prima convergenza sembra andata a segno: nelle manovre verso il nuovo Governo, Matteo Salvini ha chiamato ieri sera Luigi DI Maio (e anche Maurizio Martina) e avrebbe iniziato a sondare il terreno su eventuali accordi per il prossimo 23 marzo, giorno da cerchiare sul calendario per l’insediamento del nuovo Parlamento. «A nome della coalizione più votata dagli italiani ho ritenuto mio dovere telefonare a Maurizio Martina, Luigi Di Maio e Pietro Grasso, per aprire un dialogo sulle presidenze delle Camere per garantire agli italiani che si perda meno tempo possibile e che si rispetti il voto del 4 marzo. Rendere più veloci e trasparenti i regolamenti, tagliare vitalizi e spese inutili sarà una nostra priorità», ha spiegato Salvini ieri sera dopo i fitti colloqui telefonici. Di Maio ha poi raccontato la telefonata su Facebook, spiegando che a Salvini ha ricordato come il Movimento 5 Stelle è la prima forza nel Paese con il 32% dei voti e che quindi la presidenza della Camera spetta a loro. «Per noi questa volontà è sacrosanta e vogliamo che venga rispecchiata attraverso l’attribuzione al Movimento della presidenza della Camera dei Deputati. Questo ci permetterà di portare avanti, a partire dall’Ufficio di Presidenza, la nostra battaglia per l’abolizione dei vitalizi e tanto altro», conclude il leader M5s.

IL PIANO DELLA LEGA E DEL M5S

È chiaro però che il 23 marzo sarà solo il primo giorno di una lunga serie in cui si decideranno le sorti del nuovo governo, con l’intervento poi di Mattarella che sarà ovviamente decisivo. Per cui dietro alla decisione dei nuovi presidenti di Camera e Senato si muovono tutte le trame per il possibile e intricatissimo piano di governo: su Repubblica oggi viene riportato un retroscena che spiegherebbe il possibile asse in atto tra Via Bellerio e la Casaleggio Associati. Questi i punti principali: «Cambiare la legge elettorale in poche settimane e tornare rapidamente al voto. Non si tratta semplicemente di un piano studiato a tavolino. È piuttosto una convergenza di interessi e di nature. Il Movimento 5Stelle e la Lega hanno avviato parallelamente le loro consultazioni. E per la prima volta Luigi Di Maio e Matteo Salvini si sono parlati al telefono e potrebbero incontrarsi prima del 23 marzo, giorno di insediamento del nuovo Parlamento», si legge sul quotidiano oggi in edicola. Un primo accordo sulle nomine di palazzo Madama e Montecitorio potrebbe dunque prefigurare un’idea di alleanza anche sugli step successivi, con Salvini che viene dato vicino ad un possibile nuovo incontro – questa volta di persona – con il capo del M5s prima del 23 marzo. Il tutto, con Berlusconi e Meloni che osservano e vogliono non rimanere in seconda fila davanti ad un patto “populista” che non sembrano molto gradire: in tutto questo poi resta il Pd che finora rimane ai margini con la scelta di rimanere all’opposizione fino a quando Mattarella non si pronuncerà su di un eventuale “governo di tutti” in cui allora il post-Renzi dei dem potrebbe materializzarsi con maggior protagonismo.