Il Movimento 5 Stelle chiede la presidenza della Camera e ieri è arrivato il sì di Pd e Lega, che prenota la poltrona più alta di Palazzo Madama. Berlusconi non ci sta, vorrebbe quel posto per Forza Italia e chiude ad un patto di governo con i 5 Stelle. Per lui meglio il Pd. La risposta di Salvini non si fa attendere: per il leader del Carroccio se si vuole si può modificare il Rosatellum in una settimana, aggiungendo un premio di maggioranza. Come dire: attento Berlusconi, con Di Maio posso andare alle urne quando voglio.
Le presidenze di Senato e Camera sembrano così approfondire, per ora, le fratture tra Forza Italia e Lega. Paolo Becchi, filosofo del diritto, è stato vicino al movimento di Grillo, per allontanarsene dopo la svolta successiva al voto europeo del 2014. Per Becchi, il nuovo bipolarismo italiano si va ormai delineando. Ma non è più destra-sinistra. “Lega e M5s prenderanno le due presidenze — dice Becchi al sussidiario, commentando la notizia del giorno —, i 5 Stelle Montecitorio e la Lega il Senato. Mi pare che si vada chiaramente in questa direzione”.
L’intesa sulle alte cariche prefigura un accordo di governo?
No, perché le presidenze di Camera e Senato sono ruoli di garanzia. Quella del governo è una partita diversa. Le elezioni però saranno a scrutinio segreto, per questo saranno ugualmente indicative. Diranno se si possono prefigurare altre maggioranze destinate a essere consolidate oppure no.
Se appunto ci dovessero essere azioni di disturbo e le cose non andassero come previsto?
Di Maio e Salvini si imbatterebbero effettivamente in una prima seria difficoltà.
M5s ha costruito il suo consenso senza mai allearsi. Ora però è una posizione difficile da mantenere perché nessuna delle forze politiche ha i numeri per governare da sola. Cosa faranno i 5 Stelle?
Non ci saranno aperture di M5s verso altre forze politiche per un governo di coalizione. Di Maio potrebbe chiedere l’appoggio esterno per tentare un governo, ma non lo darà ad altri. Invece, sulla legge elettorale sarebbe disponibile a un’intesa.
Da chi potrebbe venire l’appoggio esterno a un governo di Maio? Dal Pd?
Da Berlusconi no di certo, anche se ha una paura folle delle elezioni anticipate. Ma mi pare difficile che possa arrivare al punto di appoggiare un governo del partito che lo ha buttato fuori dal parlamento (il Senato approvò la decadenza il 27 novembre 2013, ndr).
Lei crede a un patto di governo M5s-Lega?
No, perché sono due forze che non possono stare insieme. Potrebbero farlo solo rinnegando la direzione in cui si stanno muovendo. La Lega ha maturato con Salvini una vocazione sovranista dopo aver abbandonato il secessionismo. Il Movimento 5 Stelle ha maturato una posizione europeista e atlantista dopo aver abbandonato il populismo che lo contraddistingueva ai tempi di Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Quello della Lega lei lo definisce sovranismo debole, perché?
Il sovranismo forte è quello dello Stato centrale che nega le autonomie. La Lega di Salvini invece, che non è lepenista, intende rispettarle.
I 5 Stelle passano ancora per essere una forza antisistema. Eppure, sui temi più delicati, come euro ed Europa, hanno cambiato posizione. Visto dal Vaffa-Day 2007, si direbbe che il M5s di Di Maio si è riallineato ai poteri che contano.
La svolta comincia con le elezioni europee del 2014. Lo shock dei 20 punti di distacco dal Pd, la malattia di Gianroberto Casaleggio, la volontà di Grillo di farsi da parte hanno cambiato tutto. Poi è arrivato il direttorio e quindi l’ascesa di Di Maio. Che adesso controlla politicamente l’intero movimento, insieme a una ristretta cerchia di fedelissimi.
Lo controlla insieme alla Casaleggio e associati.
Ma non come ai tempi di Gianroberto e Grillo. Quell’epoca è finita.
Berlusconi era il garante per la Ue del nuovo equilibrio italiano, ma il 4 marzo è arrivato dietro la Lega e adesso annaspa. Di Maio e M5s si preparano a prendere il suo posto?
In Europa hanno un solo timore: Salvini. Contro di lui sono disposti anche ad accettare Di Maio.
(Federico Ferraù)