Ma Emanuele Dessì non era stato espulso da Luigi Di Maio? Questo vanno chiedendosi, con una buona dose di sarcasmo, gli avversari del Movimento 5 Stelle che invade ora pare abbia reintegrato definitivamente l’impresentabile, come era stato definito da loro stessi in campagna elettorale, candidato di Frascati. Mentre oggi Di Maio ha tenuto un lungo discorso davanti ai neoeletti al Senato, il Partito Democratico e il Centrodestra hanno provato ad evidenziare l’incoerenza di chi aveva detto prima delle elezioni che aveva fatto firmare un foglio a Dessì con il quale si sarebbe poi dovuto dimettere una volta eletto. Per ora non è avvenuto, ma questo non toglie che nelle prossime ore lo stesso gruppo M5s al Senato non chiarisca la vicenda dai tratti imbarazzanti. «Dessì rientra nel gruppo dei 5 Stelle ponendo fine alle bugie di Di Maio. Quello che viveva a scrocco in una casa del comune di Frascati, è stato eletto e se lo ri-prendono nel gruppo parlamentare. Avevano inventato anche il finto modulo per la rinunzia e spergiurato che lo avrebbero casomai espulso. Noi continuiamo a sostenere che proprio perché hanno fondato la loro campagna elettorale sulle bugie ora i 5 Stelle sono atterriti dall’idea di governare e doversi quindi confrontare con la realtà. Intanto è successo a Dessì, poi sarà così anche con gli altri impresentabili: dopo averli definiti tali li hanno fatti eleggere e se li terranno stretti nei loro gruppi a dimostrazione della loro inaffidabilità. La verità è testarda, vedremo cosa sarà delle mirabolanti proposte fatte in campagna elettorale», critica con forza la deputata Pd, Anna Ascani, rispetto all’intera gestione del caso-Dessì. Sul fronte alleanze invece, le parole di Di Maio oggi non hanno per niente escluso un dialogo serrato con altre forze politiche – Lega in primis – per la formazione del prossimo Governo, in qualche modo tenendo a bada le richieste di Grillo (che non vuole “inciuci”) ma dando adito ai tanti sondaggi che indicano nel governo Salvini-Di Maio l’ipotesi più apprezzata.
EMANUELE DESSÌ RIAMMESSO AL SENATO
Nel giorno in cui Grillo manda un altro diktat sull’evitare inciuci di governo, Luigi Di Maio accogliendo i nuovi senatori eletti del Movimento 5 Stelle pare abbia “ascoltato” le direttive reintegrando, di fatto, l’eletto a Roma Emanuele Dessì proprio per evitare di avere numeri inferiori nella già complicata partita di maggioranza e formazione di governo. Dessì, se ricordate bene, era quel candidato in quota Cinque Stelle sotterrato dalla bufera per il suo affitto nelle case popolari di Frascati a soli 7 euro, oltre che per insulti razzisti e anti-rom su alcuni post Facebook. In campagna elettorale Di Maio aveva annunciato che il suo candidato sarebbe stato allontanato, qualora avesse avuto i numeri per essere eletto, salvo poi ora – per difficoltà di numeri in Parlamento – cambiare idea dopo una valutazione dei probiviri M5s. «Del caso si occupano e parlano i capigruppo», ovvero Toninelli e Giulia Grillo, ha tagliato corto ancora oggi Di Maio presentando a Palazzo Madama in nuovi eletti. I misteri restano su quel “pezzo di carta” che Dessì aveva firmato lo scorso 4 febbraio nel quale rinunciava alla sua candidatura una volta eletto: oggi sembra tutto superato e passato, ma le polemiche degli avversari grillini, ovviamente, rimangono. Durante il discorso davanti ai neo-senatori, Di Maio ha poi ripreso l’intervista di Beppe Grillo spiegando in breve che «la nostra forza è migliorarci e adattarci sempre, come ha detto Beppe». Ma di “inciuci” non ne accenna nemmeno..
“NO MUTAZIONI GENETICHE DEL MOVIMENTO”
Forse tra le righe dell’intervista di Beppe Grillo l’invito-appello più diretto a Luigi Di Maio è quando parla di possibili “mutazioni genetiche” del Movimento 5 Stelle: ovvero quando stabilisce (ma non era rimasto solo il garante M5s?, ndr) che non ci debbano essere inciuci di alcun tipo, anche se ammette che bisogna poi essere anche un po’ democristiani per provare a governare in questo Paese. «So solo che non assisterete a una mutazione genetica del movimento. L’epoca del vaffa è finita, ma quella degli inciuci non comincerà», ha detto l’ex comico a chi orecchie per intendere, ovvero Luigi Di Maio e forse anche Davide Casaleggio. Grillo poi rilascia anche un breve riferimento all’Unione Europea, forse il punto in cui il governo M5s è visto con maggior timore oltre i nostri confini. «preoccupazioni di leader Ue per il nostro Movimento? L’Europa deve rimettersi insieme, ma in modo nuovo. Il problema non è lo spazio comune, ma il modo in cui viene interpretato. In ogni caso non vedo ragioni per gli allarmi. Vi sembra che quella attuale sia una Europa difendibile, vicina alle persone? Parla dell’Italia e non vede il mondo».
“ROVESCIARE SCHEMI E CULTURA”
Nell’intervista odierna a Repubblica, Beppe Grillo ha aggiunto in conclusione – oltre all’invito lanciato alla base M5s di evitare inciuci e allo stesso tempo di “democristianizzarsi un po’” – un ragionamento sul proprio personale futuro: l’età non è giovanissima, di staccare però la spina non se ne parla e per il fondatore del Movimento i prossimi mesi indicheranno un percorso ancora ben poco chiaro (quanto meno a livello pubblico). «Io sono come una prostituta in una città senza marciapiedi: non so dove collocarmi. E il mio problema, anche prima del 4 marzo, è sempre stato non digerire. Così non dormo e non mi resta che pensare, pensare, da solo con me stesso. E dico che adesso la responsabilità di tutti è dare all’Italia una visione per i prossimi vent’anni” […] “L’Italia ora deve riconquistare una visione lunga, a vent’anni. La sfida è cambiare il sistema culturale, il modo di pensare. Siamo rimasti alle idee e alle parole di mezzo secolo fa. Anche i meccanismi di comunicazione, dei media e della gente, sono gli stessi. Penso che dopo quello è successo sia tempo di uscire in mare aperto e di rovesciare gli schemi». Per chi come lui ha imparato in questi anni a dettare la linea e fare da collante per i tanti problemi e casi scoppiati all’interno del Movimento, l’instabilità di non sapere cosa fare potrebbe rischiare di destabilizzare. Ma sovvertire gli schemi, sovvertire la cultura e sovvertire la visione sono al momento i suoi capisaldi: tutto un sovvertire… siamo davvero sicuri che allora l’epoca del “vaffa” – inteso del rifiuto di tutto ciò che c’è davanti – sia davvero finita per Grillo?
“NO INCIUCI AL GOVERNO”
Beppe Grillo fa sempre notizia anche quando rilascia un’intervista “innocua” a Repubblica: innocua perché non annuncia novità sul fronte del programma M5s (in fondo non è più il capo politico) e non svela retroscena sugli accordi di governo o presunti tali che stanno portando avanti alla Casaleggio Associati tra Pd e Centrodestra. Eppure è sempre Grillo e in quanto tale qualche “stoccata” la manda e soprattutto un messaggio più o meno chiaro viene lanciato a Luigi Di Maio il quale si sta affermando sempre di più come indipendente (almeno a livello “pubblico”) dal fondatore del Movimento. «Adesso la responsabilità di tutti è dare all’Italia una visione per i prossimi vent’anni. Governare è affrontare il futuro con chi condivide una visione, non dividere le poltrone», spiega dalle colonne di Repubblica, dove sottolinea una seconda volta (dopo un recente post sul suo Blog) che l’epoca del “vaffa” è finita, «ma non per questo comincerà quella degli inciuci», avvisa l’ex comico. Sembra una pietra lanciata sopra la crescente intesa tra M5s e Lega di Salvini verso un ipotetico governo di scopo: o forse no, sentite qui «Noi siamo un po’ democristiani, un po’ di destra, un po’ di sinistra, un po’ di centro. Possiamo adattarci a qualsiasi cosa. A patto che si affermino le nostre idee. La specie che sopravvive, anche in politica, non è la più forte, ma quella che si adatta meglio».
BEPPE A TEATRO: “I GOVERNI NON SERVONO”
Sembra un avviso lanciato a Di Maio dove da un lato riafferma l’unicità del Movimento e dall’altra la necessità di far finire la stagione degli insulti e delle polemiche, e di far cominciare quella di governo e di “adattamento”. «A noi preme definire la vocazione e il ruolo dell’Italia nel lungo periodo e in tutti i settori, dalla cultura all’economia. La priorità sono i giovani e gli anziani, chi più è stato lasciato solo». Ancora Grillo su Repubblica puntualizza, «L’Italia ora deve riconquistare una visione lunga, a vent’anni. La sfida è cambiare il sistema culturale, il modo di pensare. Dopo quello è successo, è tempo di uscire in mare aperto e di rovesciare gli schemi». Intanto nel primissimo show teatrale ripreso dopo la pausa imposta dalle Elezioni, senza citare mai il Movimento 5 Stelle arriva ad osare che «i governi non servono. Credete ancora a queste favole qui?». E ci sarebbe anche la “prova” dell’inutilità di questa “repubblica parlamentare”: «La stagione più importante per le riforme in Italia è stata quella dal 1968 al 1980. C’erano le Brigate Rosse. Hanno fatto 15 governi ed è stato fatto tutto quanto c’era bisogno: la riforma fiscale, il divorzio, la riforma della scuola». Un ulteriore “messaggio” indiretto a Di Maio e tutto il Movimento sul suo “progetto” di voler andare ben oltre la politica e disinteressarsi delle dinamiche “di governo”?