Si è chiusa a Roma, nella piazza del Pantehon, la campagna elettorale di Casapound, col movimento di estrema destra, che presenta Simone Di Stefano come candidato premier, che ha affermato di puntare per la prima volta all’elezione di alcuni parlamentari. In realtà per Casapound l’obiettivo più concreto sembra essere il superamento della soglia di sbarramento del 4% nel Lazio, con l’elezioni di alcuni candidati consiglieri regionali che sarebbe comunque storica. Più difficile superare il 3% a livello nazionale, anche se i sondaggi indicano come per Casapound potrebbe arrivare il miglior risultato di sempre alle elezioni politiche. Ma le polemiche non si sono sopite attorno al Movimento, con la manifestazione che è stata però contestata dai presidi dei centri sociali: “Non esiste campagna elettorale che possa giustificare quello che sta succedendo e lo spazio che si sta dando ai fascisti,” è stato dichiarato dai manifestanti. (agg. di Fabio Belli)



MELONI: “ADDIO COALIZIONE DI CENTRODESTRA CON INCIUCIO”

Intervistata su La7, anche Giorgia meloni prova a tirare le somme di questa lunga ed estenuante campagna verso le Elezioni: «Quello che è accaduto in questa campagna elettorale è dovuto anche alla pessima legge elettorale, che porta tutti i partiti a fare la campagna elettorale pensando a sé stessi. Noi abbiamo depositato un unico programma, quindi nessun problema». Parlando poi di coalizione e attriti nel centrodestra, la leader di Fratelli d’Italia spiega «Berlusconi è molto bravo nella comunicazione, basti pensare al fazzoletto sulla fronte di Salvini. Fuori onda? Mi auguro che arrivi primo Fratelli d’Italia, mi riferivo alla competizione tra loro due. Mi sembra un fuori onda niente di che, era una chiacchiera». Chiude però con un appello che suona più come un ultimatum: «mai più alleanze con il centrodestra se dopo il voto fanno l’inciucio con Renzi o con altri». Chiara lei, chiaro Berlusconi nel proporre Antonio Tajani come candidato premier e chiaro anche l’ennesimo episodio di violenza contro i partiti di estrema destra.



Oggi “tocca” a CasaPound che a Taranto denuncia l’ennesima aggressione contro un proprio militante, in questo caso addirittura candidato Raffaele De Cataldis. «Raffaele De Cataldis, candidato al Senato nelle liste di CasaPound Italia, è stato aggredito nella tarda serata di ieri, a Taranto, mentre era in compagnia di un amico settantenne, anch’egli simpatizzante di CasaPound. I due uomini si trovavano in via Dante, nel capoluogo ionico, quando sono stati raggiunti e aggrediti da un gruppo di quattro ragazzi, incappucciati e armati di bastoni. De Cataldis ha riportato contusioni guaribili in dodici giorni, il suo amico, ancora ricoverato in ospedale per accertamenti, ha una ferita alla testa dovuta a un colpo di bastone», si legge nel duro comunicato Facebook di CP, disponibile qui integralmente. Commento immediato del candidato premier Di Stefano: «Dai vari Grasso e Boldrini, che, sia pure in campagna elettorale, dovrebbero rimanere fedeli al loro ruolo istituzionale, aspettiamo la condanna per queste ripetute violenze che, a prescindere dai singoli atti criminali, messe a sistema rappresentano il folle tentativo di mettere a tacere la libertà di espressione dalla Costituzione solennemente garantita». Ecco qui tutte le ultime notizie su Elezioni Politiche 2018 e Regionali in Lombardia e in Lazio



RENZI, “SEGRETARIO PD FINO AL 2021!”

Ma quanto pesano gli “indecisi” alle imminenti ormai Elezioni Politiche del 4 marzo 2018? Se lo è chiesto il Corriere della Sera nel giorno in cui si chiude ufficialmente (e finalmente) la lunga campagna elettorale, segnata più da mirabolanti promesse e aggressioni verbali (e purtroppo non solo) tra gruppi e partiti “estremi”. «Nel corso di più di un decennio, per esempio rispetto alle elezioni politiche del 2006, è mutata la composizione della quota di indecisi. In quell’anno si trattava, in larga parte, di elettori appartenenti al ceto popolare, tradizionalmente distanti dalla politica. Quindi non giovani, con una bassa scolarità e abitanti nei piccoli centri. Fu lì che molti partiti tentarono di veicolare i propri messaggi. Oggi la profilazione degli indecisi è radicalmente cambiata», spiega bene oggi Nando Pagnoncelli (Ipsos) sulle colonne del CorSera. Secondo il sondaggista, l’indeciso di questo 2018 appartiene al ceto riflessivo: «non distante dalla politica, anzi: ma che fa fatica a orientarsi. Nella media è un laureato o un diplomato, vive nei grandi ceti urbani. Molto rilevante e significativa la quota di studenti. E poi dirigenti, anche imprenditori, liberi professionisti, ceto medio impiegatizio. Una composizione ben diversa dai ceti popolari del 2006, di cui abbiamo già parlato. Una volta questo ceto riflessivo era abbastanza determinato quando si trattava di andare alle urne. Oggi no», conclude Pagnoncelli.

Ultime battute intanto di campagna, prima degli ultimi appelli al voto di questa sera: Renzi a Omnibus su La7 certifica che non sarà una sconfitta a queste elezioni a mandarlo a casa, «resterò segretario fino al 2021, sono le primarie a decidere il segretario del Pd. Se pensate di affidare il vostro futuro in mano a degli apprendisti stregoni, Grillo e la Lega sono la risposta. Ma se volete la solidità, serietà e un paese che continua a crescere, la scelta è il Pd». Berlusconi invece ha sciolto le riserve ieri sera, con la conferma anche del diretto interessato: «sarà Antonio Tajani il candidato premier di Forza Italia». (agg. di Niccolò Magnani)

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DIARIO DI CAMPAGNA ELETTORALE: SQUADRA M5S E COMIZIO CENTRODESTRA

Mancano due giorni alle elezioni 2018: le politiche più attese e incerte degli ultimi tempi, con il sistema tripolare che potrebbe riservare delle sorprese. Tutti concordi: sarà un testa a testa tra il Movimento 5 Stelle e il Centrodestra, coalizione composta da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi con l’Italia. Difficile prevedere l’exploit del Centrosinistra, con Matteo Renzi che negli ultimi giorni ha dichiarato di non essere intenzionato a fare un passo indietro in caso di sconfitta. Proprio ieri il segretario del Partito Democratico ha colto l’occasione per criticare la campagna elettorale degli avversari, rei di non aver accettato un confronto pubblico su alcuni temi: “A me è stato negato il diritto sacrosanto al confronto pre-elettorale. Non accade così da nessuna parte, soltanto in Italia si rifiuta qualcuno, nel caso Salvini e Di Maio, di fare il confronto”. Grandi e attese novità dal M5S, con il candidato premier Luigi Di Maio che, dopo aver annunciato a ‘rate’ alcune figure, ha presentato la lista completa dei 18 ministri: cinque donne nei ruoli chiave, con i big Andrea Roventini all’Economia e Paola Giannetakis agli Interni.

Ieri 1 marzo 2018 è stato però il grande giorno del Centrodestra: a Roma è andata in scena la conferenza tanto attesa con i leader dei quattro partiti; Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, Silvio Berlusconi di Forza Italia, Matteo Salvini della Lega e Raffaele Fitto di Noi con l’Italia. Oltre un’ora di conferenza in cui i quattro rappresentanti dei partiti hanno chiarito le proprie ambizioni e hanno ribadito la volontà di non essere propensi a un governo di scopo con gli altri partiti. Esposti i punti del programma, con particolare attenzione all’ormai famosa Flat Tax, ma non potevano mancare i siparietti berlusconiani, con il Cavaliere che ha chiesto di portare a votare anche le vecchiette. In serata, Berlusconi ha dato l’annuncio tanto atteso: ha confermato che sarà Antonio Tajani il candidato premier forzista, “L’attuale Presidente del Parlamento Europeo, il nostro amico Antonio Tajani, ha finalmente sciolto la riserva sul suo nome e ha dato la disponibilità che gli avevamo richiesto a guidare il prossimo governo di centrodestra”. Qui tutte le principali informazioni e accorgimenti per il “come si vota alle Elezioni 2018”, con relativi errori da evitare e differenza tra le varie schede elettorale che si avranno in mano dentro l’urna.