M5s e Lega hanno vinto “perché hanno parlato al popolo dei problemi del popolo; la stessa cosa che dovrebbe tornare a fare il Pd”, se vuole sopravvivere, dice Luciano Violante, ex presidente della Camera. I dem appaiono frastornati, fuori dai giochi di Camera e Senato. Almeno all’apparenza, ma si sa che di questa è bene non fidarsi. Un governo si farà, dice Violante, Mattarella metterà sul tavolo i programmi, e il nodo cruciale “sarà il problema dell’Unione Europea. Cosa intenderà fare chi governa sarà dirimente”.
Domani si comincia con i presidenti delle camere. L’elezione potrebbe segnare una svolta anche nel negoziato per il governo?
No, io separerei per prudenza la vicenda dei presidenti delle camere da quella del governo.
Perché dice per prudenza?
Perché in queste situazioni si va davvero alla cieca, passo dopo passo. Dopo i presidenti delle camere si comincia un’altra partita. E’ il motivo per cui fare previsioni è davvero azzardato.
Per molti commentatori sarà una legislatura breve. Forse se lo augura anche qualche leader politico.
Non credo. Mi pare che nessuno voglia andare a votare dopo pochi mesi, e se non ho capito male anche il Quirinale sarebbe contrario a quest’ipotesi. Anche perché con questa legge elettorale rischieremmo di avere lo stesso risultato.
Proprio per questo Salvini si è reso disponibile a cambiarla. Basterebbe una settimana, ha detto, per aggiungere un premio di maggioranza. Anche Di Maio ha evocato le urne. Al dì la dell’obiettivo politico di spolpare Pd e FI, tecnicamente la cosa starebbe in piedi?
Tecnicamente sì, ma si dovrebbe trovare una maggioranza che la voti, sapendo che questo vorrebbe dire, da parte delle camere, sfiduciare il governo per indurre il presidente della Repubblica allo scioglimento e tornare alle urne. Non credo però che gli italiani apprezzerebbero questa scelta.
Nemmeno se fosse una scelta antisistema?
La partita sarebbe a due, M5s contro Lega. Non potrebbero vincere insieme; né uno dei due sarebbe felice di consegnare all’altro la palma del vincitore.
Quindi non ci attende un nuovo bipolarismo, ma la gestione dei rapporti di forza esistenti, ed eventualmente di nuovi.
Occorre che si faccia un governo e che questo cominci a lavorare. Dopo si vedrà quale legge elettorale dare al paese.
Una prospettiva che lei dunque non esclude.
Non si può e non si deve escludere, ma non si può cambiarla né subito, né all’ultimo anno della legislatura, perché quando si è in dirittura d’arrivo ognuno pensa a non perdere posizioni, come si è visto con il Rosatellum, mentre adesso premono problemi sociali più gravi.
In vista del governo si fanno i conti con il pallottoliere, ma anche con i possibili transfughi o i “responsabili” che potrebbero servire per mettere al sicuro maggioranze risicate. Essere responsabili è un vizio o una virtù?
Se la scelta è ispirata da un senso di responsabilità di fronte al paese, è una virtù, se invece è ipocrisia, è un vizio. Occorre sempre giudicare caso per caso. Aspetterei prima di dare patenti.
E’ giusto che il parlamentare continui ad essere senza vincolo di mandato?
Sì, perché in tutti gli stati democratici c’è la libertà di mandato. Va anche detto che il vero vincolo di mandato dipende dalla forza dell’appartenenza politica: sostituire con un legge la mancanza e la capacità di coesione del proprio partito è già un segno di sconfitta.
Perché Lega ed M5s hanno vinto?
Perché hanno parlato al popolo dei problemi del popolo. In un modo a volte sbagliato, secondo la mia opinione, ma lo hanno fatto. Sono stati sconfitti i partiti che hanno parlato solo a un pezzo di Italia o che non hanno parlato a nessuno.
Berlusconi ha chiuso?
In politica nessuna morte è definitiva.
Il Pd, oltre ad essere stato confitto, non sembra in partita. Eppure anche la Spd è stata sconfitta; Schulz si è dimesso e ora il suo partito torna al governo. Il Pd può fare lo stesso?
La Spd è in partita, ma solo relativamente: l’accordo è complesso e molti punti sono tutti da verificare. Ma soprattutto, in quel governo ho l’impressione che ci siano due cani da guardia l’uno contro l’altro. Andando al Pd temo che i suoi gruppi parlamentari siano tra i più esigui della storia del maggiore partito di sinistra nell’Italia repubblicana. Però non tirerei conclusioni affrettate. La sconfitta è stata dura, non c’è dubbio, ma proprio per questo è difficile pensare che una settimana dopo si possa avere una strategia definita.
Lei è una figura storica della sinistra italiana. Un militante la ferma per strada e le chiede: Violante, che cosa dobbiamo fare adesso? Lei cosa risponderebbe?
Affrontare e risolvere i problemi del popolo.
Le diverse maggioranze possibili non sarebbero politicamente equivalenti. Un governo M5s-Lega avrebbe una fisionomia diversa da un esecutivo M5s-Pd, certamente più orientato a sinistra.
I governi si fanno sulla base di un programma, non di una somma di voti. Detto questo, diamo tempo alla politica. La Germania ci ha messo sei mesi, l’Olanda più di duecento giorni. Noi abbiamo votato due settimane fa.
Ma il Pd dovrebbe stare sull’Aventino?
Il segretario Martina lo ha escluso.
Sulla base dei programmi che conosciamo, il Pd avrebbe più margini di manovra in un accordo con M5s o con il centrodestra?
Oggi le previsioni sono un atto di presunzione.
Sappiamo che il presidente della Repubblica ha le mani libere. Proprio del tutto?
Gli unici paletti politici sono dati dal programma. Il capo dello Stato valuterà se c’è omogeneità di programma, oltre che di intenti, tra le forze che si candidano al governo. Per capirci, ci sarà il problema dell’Unione Europea. Cosa intenderà fare chi governa sarà dirimente.
Siamo sorvegliati speciali.
L’Italia è l’unico paese dove sono prevalse forze che si sono dichiarate anti-europee. L’M5s ora sta cambiando asse; è un fatto positivo. Ma questo è il punto delicato della vicenda italiana.
Delicato quanto?
Se guardiamo al mondo, vediamo che Usa, Cina, Russia, Turchia, Egitto, India, Indonesia sono tutti soggetti molto forti, autoritari e per ragioni diverse determinanti. Noi possiamo contare soltanto stando nella Ue, altrimenti saremmo spazzati via dai nuovi equilibri di forza internazionali. Dovrebbero capirlo coloro che sostengono la necessità di abbandonar la Ue e l’euro.
Ma come restare nell’Ue? E’ questo il punto.
Solo andando verso una maggiore unione politica. E’ l’unica risposta che oggi può dare l’Europa.
(Federico Ferraù)