E dunque starebbe per nascere un governo Di Maio-Salvini-Berlusconi (e Giorgia Meloni)? Siamo come San Tommaso qui al Sussidiario, finché non vediamo non crediamo: eppure al momento sembra essere l’ipotesi più probabile, nonostante le smentite su tutta la linea della base del Movimento 5 Stelle. Un possibile indizio delle difficoltà interne ai grillini è la notizia di pochi istanti fa della riunione-assemblea M5s prevista per le ore 13 e invece saltata senza una nuova convocazione per le prossime ore. In quel vertice i grillini avrebbero dovuto concordare sui nomi da indicare per la Presidenza della Camera (Roberto Fico è il candidato ideale) ma pare che il malcontento per i possibili accordi con Berlusconi e Salvini abbiano portato Di Maio a temporeggiare e vedere l’evolversi della situazione. Il PD, di contro, ha fatto sapere con Martina che sono disponibili ad incontrare gli altri partiti se si riparte davvero da zero su nomine e candidature “non bloccate”: «Dal M5s fanno sapere che nelle prossime ore sarà fissata una nuova convocazione, probabilmente nel tardo pomeriggio o domani mattina prima dell’inizio dell’Aula, che darà l’avvio ufficiale alla XVIII legislatura», riporta Repubblica. I grillini non vogliono Romani al Senato – ma il Centrodestra sembra ormai convinto sul senatore 70enne – e sopratutto temono l’eccessiva presenza centrale di Berlusconi nell’ipotesi di un governo si scopo con il centrodestra. 



M5S-LEGA: IL DUELLO SUI “RESPONSABILI”

L’impressione è che da sabato pomeriggio invece che avere le idee più chiare sugli scenari di un governo potremmo avere ancora più dubbi e idee confuse: l’accordo sulle Camere tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini è ormai cosa fatta e saranno i voti di domani che lo confermeranno o meno. Al Movimento 5 Stelle Palazzo Montecitorio, al centrodestra (sponda Forza Italia) il Senato, lasciando così a Salvini sia il Friuli Venezia Giulia (con la candidatura ufficiale di Fedriga, salviniano doc) che la possibilità di salire al Quirinale per ottenere in persona la possibilità di un incarico da premier. Le forze però sono tutt’altro che chiare visto che sia Salvini che Di Maio hanno lo stesso problema: se sulle Camere l’accordo è trovabile e di fatto già attuato, la vista sul Governo vede un medesimo punto di difficoltà per i due giovani leader e vincitori delle Elezioni. Come ormai sanno anche i sassi, né la Lega con il centrodestra, né il Movimento 5 Stelle hanno i numeri per un governo “monocolore” ma entrambi sperano di poter “recuperare” deputati e senatori da domani fino ai primi incarichi di governo dati da Mattarella. Come del resto già visto nella precedente legislatura, dove Letta prima e Renzi dopo dovettero trovare uno sparuto gruppo di “responsabili” per poter arrivare a governare sia alla Camera che al Senato, anche per questo turno Salvini e Di Maio cercherebbero le stesse “truppe responsabili”. Con lo spettro di finire entrambi (in alternativa, ovviamente) all’opposizione, la battaglia è serrata e si cerca ogni mezzo possibile per convincere centristi, delusi Pd, possibili scissionisti di LeU e “impresentabili” M5s che potrebbero non far parte della compagine di Di Maio. Insomma, il nodo è complesso e l’impressione è che neanche dopo le votazioni su Presidenti Camera e Senato si avrà un quadro chiaro della situazione. Anche perché c’è un altro tipo di “problema”, che si chiama Silvio Berlusconi.



IL NODO BERLUSCONI

Con la partita ancora aperta, il leader di Forza Italia sta giocando al gatto col topo sia con Salvini e sia, soprattutto con Di Maio che ieri ha rifiutato di avere un colloqui con l’anziano ex premier. L’idea, raccontano fonti azzurre, è quella di coinvolgere oggi in uno stesso incontro i capi delle principali forze politiche e di mettere attorno allo stesso tavolo Berlusconi, Meloni, Salvini, Di Maio, Martina e Grasso. Un modo per stanare il leader M5s che dovrebbe così sedersi al tavolo se non vuole perdere la possibilità di giocarsi da solo le carte sulle Camere: a quel punto, il centrodestra potrebbe avere “man bassa” e aggiudicarsi sia Camera che Senato, provando poi a battagliare sul fronte “responsabili” per formare un Governo. Stesso discorso sul caso Romani, candidato principe per il Senato ma non voluto da M5s: si potrebbe aprire anche ad una trattativa, solo se D Maio però accettasse di parlare anche con Berlusconi e non solo con Salvini (e in questo senso rappresenta una stilettata anche alla centralità dell’alleato di Centrodestra). Un governo insieme, M5s-Lega-FdI-FI potrebbe esserne in ultima analisi l’alternativa: ma la base grillina non è per nulla convinta come ammette candidamente la pasionaria M5s Paola Taverna, «al governo con Berlusconi? Proprio a me lo chiedete, che lo combatto da quando sono nata? Mai con Berlusconi tutta la vita». Insomma, l’ex Cav è riuscito anche perdendo di netto le elezioni a ritagliarsi un ruolo ancora centrale per la formazione del governo. E questo, a 81anni, non è davvero da poco..

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