Si è chiusa ieri una giornata per Movimento 5 Stelle e Lega. Maria Elisabetta Alberti Casellati presidente del Santo, Roberto Fico invece della Camera. Premiata dunque la strategia di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il retroscena è stato descritto da la Repubblica, secondo cui il candidato premier pentastellato ha mandato Riccardo Fraccaro a infrangersi contro i veti del centrodestra. La presenza di Alessandro Di Battista all’assemblea, così come nella stanza in cui Fico attende l’esito della votazione, dimostra che nel Movimento 5 Stelle sono compatti. Fico era il candidato prescelto, quindi è stato coperto e salvato. Il patto è stato siglato grazie a un gioco delle parti che, come riporta il quotidiano, è stato sapientemente orchestrato da Di Maio e Salvini. Anche per questo un governo di scopo 5 Stelle – Lega, dopo l’intesa dimostrata in queste ore, è sempre più probabile. È nata la terza repubblica? Di Maio ne è sicuro, ma ora c’è da pensare al governo. Se sarà con Salvini lo scopriremo presto. (agg. di Silvana Palazzo)
LE DIMISSIONI DI GENTILONI
Paolo Gentiloni si è dimesso dalla carica di presidente del Consiglio. L’intesa giornata politica culmina al Quirinale con il colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Dopo aver ricevuto i nuovi presidenti di Senato e Camera, Elisabetta Casellati e Roberto Fico, il capo dello Stato ha accolto Gentiloni, che è salito al Colle alle 18. È stato accolto con tutti gli onori nello studio alla Vetrata da Mattarella, che lo ha pregato di restare in carica per il disbrigo degli affari correnti. Le dimissioni di Gentiloni dovrebbero essere comunicate ai nuovi presidenti di Camera e Senato dal segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti. Resterà in carica con il suo governo per l’ordinaria amministrazione fino al giuramento del nuovo esecutivo. Se nessuno dovesse riuscire a garantire una maggioranza parlamentare, e il presidente della Repubblica decidesse di rimandare gli italiani al voto, sarebbe ancora il governo Gentiloni a portare il Paese alle elezioni. Parte così il conto alla rovescia istituzionale verso il tentativo di formare il nuovo governo. (agg. di Silvana Palazzo)
DI MAIO E SALVINI APRONO A GOVERNO DEL PRESIDENTE?
Roberto Fico ed Elisabetta Alberti Casellati sono i nuovi presidenti di Camera e Senato. L’accordo raggiunto in extremis tra Movimento 5 Stelle e centrodestra regge, dopo una vigilia al cardiopalma per la spaccatura della coalizione di centrodestra rimarginata dopo una nottata di riunioni. Vincono Luigi Di Maio e Matteo Salvini, giocando di sponda e di squadra con abili strategie. Ora si apre la partita sul governo. Sullo sfondo c’è un’ipotesi riportata dal Sole 24 Ore: un giro di incarichi a vuoto per Salvini e Di Maio e poi l’attesa del capo dello Stato, Sergio Mattarella. Difficile immaginare la costruzione di un governo politico: è un’impresa ardua per centrodestra e M5s. Ma non c’è voglia di scalpitare e andare allo scontro, come dimostra il filo diretto e costante tra Salvini e Di Maio, quindi non si mostrerebbero indisponibili a un eventuale governo del presidente, che eviterebbe all’ala ortodossa del M5s, che ha in Roberto Fico il suo punto di riferimento, un’alleanza diretta con Lega e Forza Italia. (agg. di Silvana Palazzo)
ASSE M5S-CENTRODESTRA PRONTO PER IL NUOVO GOVERNO?
Alla fine sono stati eletti i due nuovi presidenti delle Camere. Al Senato è stata scelta Elisabetta Alberti Casellati, facente parte del partito di Forza Italia, e prima donna nella storia della nostra Repubblica a ricoprire questo ruolo. Alla Camera, invece, è stato votato Roberto Fico del Movimento 5 Stelle. Una scelta che è arrivata dopo una notte di consultazioni, in particolare, dopo che ieri si è rischiato lo strappo (o forse è già troppo tardi), fra la Lega e Forza Italia dopo che Salvini si è rifiutato di votare Romani, sponsorizzato fortemente da Silvio Berlusconi ma non da Di Maio. Alla fine, i tre partiti principali del Bel Paese, con i Democratici che sono stati invece a guardare, hanno trovato l’intesa, con la Forzista Casellati, in cambio però di un pentastellato alla Camera. Sembrerebbe quindi questo un primo importante passo per la formazione di un nuovo Governo, che con grande probabilità sarà un mix di esponenti della Lega, 5 Stelle e Forza Italia, con il Partito Democratico che invece starà in disparte, pronto a fare una ferma opposizione. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CASELLATI NUOVO PRESIDENTE DEL SENATO
Anche il Senato ha un nuovo presidente: si tratta di Maria Elisabetta Alberti Casellati, l’esponente di Forza Italia che ha superato il magic number necessario all’elezione. Alla terza votazione viene eletta presidente del Senato nella XVIII legislatura divenendo la prima donna a ricoprire la seconda carica dello Stato. Anche in questo caso, così come alla Camera dove una maggioranza schiacciante ha eletto Roberto Fico, ha retto l’asse tra il Movimento 5 Stelle e il centrodestra. Sono dunque loro, il grillino Roberto Fico e la forzista Maria Elisabetta Alberti Casellati a prendere il posto rispettivamente di Laura Boldrini e Pietro Grasso come presidenti di Camera e Senato. (agg. di Dario D’Angelo)
FICO ELETTO PRESIDENTE DELLA CAMERA
Roberto Fico è il nuovo presidente della Camera dei Deputati. L’esponente del Movimento 5 Stelle è stato eletto con una maggioranza schiacciante a Montecitorio frutto dell’intesa tra i grillini e il centrodestra. Fico è stato il secondo nome scelto dal M5s dopo che dal vertice di Palazzo Grazioli di questa mattina – in risposta al no dei pentastellati su Paolo Romani – era emersa la disponibilità a votare un esponente del Movimento che non fosse però Roberto Fraccaro, e cioè il nome ufficializzato nella serata di ieri da Luigi Di Maio come candidato di parte alla Presidenza della Camera. Una manciata di voti è andato anche al capogruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta, mentre il Partito Democratico ha votato il suo candidato di bandiera, Roberto Giachetti. Al momento del superamento del magic number necessario un applauso dell’Aula ha sottolineato l’elezione di Roberto Fico a presidente della Camera. (agg. di Dario D’Angelo)
CENTRODESTRA SI RICOMPATTA: CASELLATI AL SENATO E FICO ALLA CAMERA
Altro vertice del centrodestra, altro giro di giostra, altro nome per la presidenza del Senato. Né Romani, né Bernini: la figura che esce dal summit di Palazzo Grazioli è quella di Maria Elisabetta Alberti Casellati, tra le fila di Forza Italia. Ma se Berlusconi concede a Salvini di indicare un nome altro da quello di Paolo Romani, la “vittoria” parziale del leader di Forza Italia si traduce nella rottura dell’asse Lega-M5s. Il centrodestra in un comunicato chiede infatti che il Movimento 5 Stelle indichi un nome diverso da quello ufficializzato nella serata di ieri, quello di Riccardo Fraccaro. Un veto confermato anche dal capo politico dei grillini, Luigi Di Maio, che ha dichiarato:”Abbiamo proposto Riccardo Fraccaro. Loro hanno posto un veto su Fraccaro e lui ha deciso di fare un passo indietro per il bene del Movimento”. Dunque a meno di clamorosi stravolgimenti di fronte – che dato l’andamento delle ultime ore non si possono escludere – si va verso un Senato a guida forzista con la Casellati e una Camera assegnata a Roberto Fico, il riferimento dell’ala “ortodossa” dei pentastellati che tornerebbe così in gioco grazie al veto del centrodestra su Fraccaro. (agg. di Dario D’Angelo)
VERTICE A PALAZZO GRAZIOLI, SALVINI VA DA BERLUSCONI
Si decide a Palazzo Grazioli, nella residenza romana di Silvio Berlusconi, il futuro del centrodestra. Da alcuni minuti è in corso un vertice tra i leader della coalizione (se ancora così la si può chiamare), che coinvolge oltre al presidente di Forza Italia anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni. E il primo ad arrivare è stato proprio il capo della Lega, lo stesso che ieri ha rotto il patto su Paolo Romani come candidato alla presidenza del Senato per superare l’impasse che si era venuta a creare con il Movimento 5 Stelle. Da parte di Forza Italia, però, l’indicazione della Bernini è stata vissuta come una “manovra ostile”, un decidere in casa d’altri inaccettabile dal punto di vista dei berlusconiani, che nella notte hanno parlato di rottura dell’intesa all’interno del centrodestra a tutti i livelli. A cercare di buttare acqua sul fuoco è soprattutto Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, ma adesso le opzioni sul tavolo sembrano due: con la rinuncia della Bernini, allineatasi alle decisioni di Forza Italia, o Salvini torna sui propri passi (difficile) e sceglie di appoggiare nonostante tutto Romani, o si giunge ad una soluzione di compromesso con l’indicazione di un terzo nome (diverso da Romani e Bernini) indicato da Berlusconi. L’altro scenario, l’assenza di un accordo, è quello che si traduce nella fine del centrodestra. (agg. di Dario D’Angelo)
LO STRAPPO DI SALVINI
In fondo la questione è semplice: o il Centrodestra vota compatto Paolo Romani alla terza votazione oggi al Senato (ore 10.30), oppure la sua collega in Forza Italia Anna Maria Bernini “rischia” di ritrovarsi presidente del Senato senza però avere l’appoggio del suo stesso partito. È questo il paradosso dopo quanto successo ieri in una folle e memorabile prima giornata di lavori nella nuova XVIII Legislatura: il Centrodestra ha visto prima rompersi l’asse con il Movimento 5 Stelle, che aveva posto il veto su Romani a Palazzo Madama, e poi rompersi al proprio interno dopo la mossa a sorpresa di Salvini di far convergere i voti su di un’altra nomina più gradita al Movimento 5 Stelle, appunto quella della Bernini. E dunque oggi, cosa succederà? Quello che è certo è questa mattina con la terza votazione o alla peggio oggi pomeriggio con l’ultima, la quarta, si avrà con certezza il successore di Pietro Grasso: il regolamento infatti è molto semplice al Senato, nella terza votazione basta la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando tra i voti anche le schede bianche.
A questo punto, se l’accordo tra i partiti non sarà ancora formato, si procederà ad una quarta e ultima votazione con il famoso “ballottaggio” fra i due candidati che hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti e viene proclamato eletto quello che consegue la maggioranza, anche se relativa. Per quanto riguarda la Camera la situazione è più complessa visto che il quorum da tenere è più alto e potrebbero volerci molte più votazioni prima di trovare il successore di Laura Boldrini: è chiaro che il voto a Montecitorio potrà sbloccarsi solo quando ci sarà il nome del Presidente Senato, con il finale accordo che orienterà i criteri di voti anche per i colleghi deputati. Come sempre, qui sotto la possibilità di seguire l’intera lunga seconda giornata di Legislatura in diretta streaming video sul canale YouTube di Camera e Senato.
DIARIO DI UNA (FOLLE) PRIMA GIORNATA DI LEGISLATURA
Un riassunto di ieri? Impossibile. Un diario? Forse meglio. Ciò che resta evidente è il senso di uno stallo e di una “rivoluzione” nel giro di poche ore, con un unico comune denominatore: non ci sono accordi tra i partiti. Neanche tra quelli che sarebbero teoricamente nella stessa coalizione. Le prime votazioni dopo le aperture di Napolitano e Giachetti al Senato e alla Camera hanno visto il previsto alla vigilia uso su larga scala della scheda bianca, in attesa che il Centrodestra si convincesse o a puntare tutto su Romani (tanto dalla terza votazione avrebbero potuto avere i numeri per farlo) o se pensare ad un altro candidato per una visione più di insieme con il M5s. Ma così non è stato perché Matteo Salvini ha convocato i suoi e ha fatto votare alla seconda chiama una senatrice di Forza Italia, Anna Maria Bernini, decisamente più adatta per i grillini rispetto all’indagato Romani. Il problema è che l’ha fatto senza avvertire, pare, gli alleati di coalizione che non l’hanno certo presa benissimo. «I voti al Senato ad Anna Maria Bernini strumentalmente utilizzata sono da considerarsi un atto di ostilità a freddo della Lega che da un lato rompe l’unità della coalizione di centrodestra e dall’altro smaschera il progetto per un governo Lega-M5s», questa è la nota durissima di Forza Italia che rischia di cambiare gli scenari di questa Legislatura e del prossimo governo forse in maniera definitiva.
Nella notte le ultime trattative per provare a ricondurre la frattura tra Salvini, Berlusconi e Meloni, ma la situazione è assai tesa e solo la votazione delle ore 10.30 farà capire davvero i piani in campo per i vari gruppi politici. Berlusconi teme un accordo non solo sulle Presidenze ma anche sul prossimo Governo, mentre Salvini smorza i toni, «La scelta della Lega, che ha rinunciato ad ogni presidenza e ha indicato la senatrice Bernini di Forza Italia rappresenta un coraggioso e generoso aiuto alla coalizione per evitare brutti scherzi ed uscire dallo stallo, e un segnale all’Italia perché il Parlamento cominci a lavorare il prima possibile». Il Pd intanto fa sapere di non voler votare né Romani né Bernini, con l’intento chiaro di lasciare da soli i tre gruppi in guerra (M5s, FI, Lega) ed eventualmente vedere l’evolversi della faida: e Di Maio? Ieri quasi del tutto assente, oggi per forza di cose dovrà essere in prima linea altrimenti anche per i M5s si rischia grosso tra Camera e Senato e, soprattutto, per il prossimo governo.