Da un lato le aperture, dall’altro il nodo del premier che rende ancora distanti tanto Lega quanto il Movimento 5 Stelle. Anzi, sarebbe meglio parlare di Centrodestra visto che sotto banco il leader di Forza Italia ha apprezzato che né Fico alla Camera né Di Maio nelle ultime interviste ha più citato la pietra dello scandalo “reddito di cittadinanza” e dunque accresce la sua possibilità di un appoggio ad un eventuale governo Salvini-Di Maio. Quello che è certo, è che il Movimento 5Stelle da qualche settimana sembra voler sottolineare di più i punti in comune sul programma con la coalizione Berlusconi-Meloni-Salvini che non i punti di rottura. Un’abile arte politica di compromesso che fa somigliare Di Maio più ad un democristiano di vecchia data che non un giovane grillino arrembante e di rottura; il M5s vuole il governo e per questo enfatizza i temi sui quali è più facile andare d’accordo con i possibili alleati. Su tutti la Riforma Fornero da rivedere completamente o anche i temi immigrazione e sicurezza; insomma, l’amichevole apertura anche con la benedizione di Grillo è arrivato sostanziale nel weekend appena passato, ora però resta il nodo Premier. Tanto Di Maio quanto Salvini non fanno un passo indietro e rivendicano per sé il ruolo: e se alla fine a risolvere tutto ci fosse un uomo “terzo” garanzia per tutti? Il profilo si cerca e Mattarella probabilmente ha già sul tavolo una possibile rosa di nomi “disponibili”.. 



LA “CARTA” DI MATTARELLA

Anche se Beppe Grillo sembra benedire la nascita dell’asse Lega-M5s, ci sono alcuni elementi che rendono molto difficile, anche se non certo impossibile, la nascita di un Governo Salvini-Di Maio. Almeno, non senza un “catalizzatore politico” che permetta – da un lato – di salvare la faccia ai due leader quando si troveranno nella complessa condizione di portare le promesse elettorali all’interno del Consiglio dei Ministri, e dall’altro, ed è possibile che proprio questo sia l’auspicio di Mattarella, di “incanalare” in una azione riformatrice che non spaventi i mercati e non infiammi le parti sociali il poderoso consenso elettorale di Lega e M5s. Di Maio rivendica il governo perché M5s è stato il partito più votato; Salvini si è dimostrato un abilissimo tattico nella partita dei presidenti delle Camere, ma la sua capacità di manovra comincia dove finisce quella di Berlusconi. In altri termini, Salvini può sì rappresentare il centrodestra, ma diversamente da Di Maio non può agire da solo. E questo potrebbe essere un serio ostacolo quando si tratterà di salire al Quirinale a conferire con Mattarella per le consultazioni. E’ dunque possibile che per Salvini e Di Maio cominci una nuova reciproca fase di studio in vista delle consultazioni per il mandato di Governo. Potrebbe servire tempo, molto tempo, a tutto favore della carta politico-istituzionale nelle mani di Mattarella, l’ormai ben nota “governabilità”. Potrebbe essere proprio Mattarella a venire in soccorso dei due leader, qualora Di Maio e Salvini non potessero del tutto rinunciare al proprio pedigree elettorale per ragioni di consenso, con una riserva della Repubblica, che in virtù delle sue doti di terzietà potrebbe consentire a Lega e M5s di sostenere un governo senza sporcarsi troppo le mani. Nel frattempo, la neopresidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha il profilo giusto per ottenere da Mattarella il mandato esplorativo che serve per rendersi conto delle posizioni di M5s e Lega. E, all’occorrenza, smussarne gli spigoli (Agg. di Federico Ferraù)



BEPPE GRILLO: SALVINI MANTIENE LA PAROLA DATA

Un Beppe Grillo scatenato che lasciando il solito Hotel Roma – il luogo dove soggiorna quando è impegnato nelle faccende politica della Capitale – ha dato qualche risposta alla consueta folla di cronisti al seguito: importanti le parole su Salvini, che richiamano quello che lo stesso Di Maio aveva detto nell’intervista di oggi al Corriere della Sera. «Di Maio parla troppo con Salvini? Non lo so, però so che Salvini è uno che quando dice una cosa poi la mantiene e questa è una cosa rara»: insomma, due indizi magari non faranno una prova, ma i legami tra M5s e Lega non sembrano essere così osteggianti e “scontrosi” come si poteva pensare qualche tempo fa. Quando però gli viene chiesto a chi darebbe l’incarico di governo, Beppe Grillo smorza tutto e spiega: «direi Di Maio chiaramente, ma sarà il Presidente della Repubblica che darà l’incarico non io!», commenta sibillino il fondatore del Movimento 5 Stelle, «Tutto il resto, nomi, formule, alleanze, sono illazioni che fate voi. Qui dobbiamo cambiare il Paese, e lo stiamo cambiando. Di Maio? Ma lasciatelo lavorare bene, in pace, tranquillo». 



LE REAZIONI DI GRILLO E MARTINA

Beppe Grillo non stronca l’asse possibile tra Salvini e Di Maio ma neanche lo avvalla pienamente: l’impressione è che il fondatore M5s abbia mandato giù il boccone amaro di un accordo con Berlusconi e Lega sul fronte Camere ma che non voglia ripetersi anche per il Governo. I numeri però continuano a non esserci e chiunque voglia governare deve per forza stringere un’alleanza con alcuni rivali avversari; «governo Di Maio-Salvini? Non so cosa succederà, io di queste cose di post politica, di post cronaca, non me ne occupo, se ne occupano dei ragazzi straordinari. Cercate di pensare cosa ha passato in questi anni Luigi Di Maio una pressione incredibile, ed è venuto fuori da grandissimo politico», confida all’Adnkronos il fondatore del Movimento 5 Stelle. Nella disputa di Governo e nel complesso iter che porterà tutti i partiti a dialogare con Mattarella per la formazione dell’esecutivo forse più imprevedibile della Repubblica italiana, fa capolino anche il Pd del reggente Maurizio Martina: oggi ospite a In mezz’ora in più con Lucia Annunziata, il segretario post-Renzi ha spiegato che l’accordo tra Centrodestra e M5s è un fatto politico nuovo. «Non mi si dica che la partita delle scelte dei presidenti di Camera e Senato è distinta dal governo. Lo dicano ai loro elettori, Lega e M5s: c’è un disegno complessivo», afferma Martina. I dem al momento si tengono fuori dalle prime schermaglie per il Governo ma attendono l’intervento di Mattarella per eventualmente rientrare dalla porta di servizio, «saremo rispettosi di quello che il presidente della Repubblica dirà, ma l’onere di indicare una prospettiva al Paese uscendo dalla propaganda spetta a chi ha vinto. Da parte nostra è un atto di responsabilità. Se non saranno in grado di garantire una prospettiva, dovremo lavorare sodo e mettere a disposizione la nostra forza per il Paese». 

PARTITA IN SALITA PER IL GOVERNO

Il leader della Lega Matteo Salvini risponde a distanza al rivale-possibile collega in un Governo M5s-Centrodestra: dopo l’intervista a Di Maio sul Corriere della Sera (qui sotto gli stralci più interessanti), il segretario del Carroccio rilancia sui social «nel rispetto di tutti, il prossimo Premier non potrà che essere indicato dal centrodestra, la coalizione che ha preso più voti e che anche ieri ha dimostrato compattezza intelligenza e rispetto degli elettori». Salvini si dice pronto e lancia la sfida al M5s che a sua volta richiede per sé l’incarico principale per Palazzo Chigi: pretattica per i giovani leader, questo è certo, ma è nel Centrodestra che si accendono le tensioni maggiori, specie dopo lo sgambetto di venerdì fatto da Salvini a Berlusconi sul caso “Romani-Bernini”. Lo spiega bene Renato Brunetta, ex capogruppo Forza Italia alla Camera, che avverte l’alleato di coalizione: «Io continuo a dire che il centrodestra ha leadership plurali. O queste leadership riescono a fare sintesi e allora il centrodestra è forte. Se non riescono a fare sintesi il centrodestra non esiste più. Esiste solo Salvini, ma Salvini ha solo il 17%, e cioè è totalmente subalterno al Movimento Cinquestelle». Le “trame” di Berlusconi rimangono anche se viene al momento ridimensionato dalla prova di questi giorni: come spiega oggi sul nostro giornale Antonio Fanna, «Dietro il cambio di leadership, a cascata, nel centrodestra seguirà ora uno spostamento verso il vincitore. I tempi di questa salita azzurra sul carro leghista dipenderanno molto da come Salvini interpreterà il suo ruolo: più alleggerirà i toni estremisti, pur restando fedele al programma, più accorcerà i tempi verso il partito unico forzaleghista. E la prova di forza nel centrodestra rafforza le possibilità di Salvini verso un incarico di governo». Ecco qui l’editoriale completo di oggi 

CENTRODESTRA MODERATO GUARDA A RENZI..

La mossa di Salvini e Di Maio potrebbe aver definitivamente messo nell’angolo l’esperienza politica di Silvio Berlusconi: non che sia finito, ma di certo dopo l’accordo alle Camere e soprattutto in vista di un possibile asse di governo tra Via Bellerio e la Casaleggio Associati, il futuro immediato del centrodestra sembra vedere i voti moderati di Forza Italia ben lontani dall’essere protagonisti. Un Salvini scatenato intende portare un Centrodestra a trazione fortemente leghista e le mosse studiate con il M5s negli scorsi giorni hanno evidenziato come ormai il segretario lombardo si sente completamente a suo agio nel ruolo del leader ufficiale della coalizione. Resta un “ma” che poco si vede nelle riflessioni e analisi del giorno dopo il primo accordo storico tra Di Maio e Salvini: se il giovane leader grillino porta avanti un Movimento col 34% dei voti, il Matteo non fiorentino si ritrova comunque in saccoccia “solo” il 17%, terza forza politica nel Paese.

Dunque se è vero che Berlusconi sia stato fortemente ridimensionato nelle prime scelte politiche della XVIII Legislatura, è altrettanto vero che in Italia vi è una fascia di voti importanti che dentro il Centrodestra non intende seguire le mire da “Le Pen” italiano di Matteo Salvini. Dunque che fare? Berlusconi si arrovella e assieme ai fedelissimi potrebbe pensare ad una pazza, pazzissima idea: e se fosse proprio quel Matteo Renzi che ormai è ai margini del Pd a rappresentare quel futuro tanto atteso e in cerca di un leader che finora non c’è per i moderati? Fanta politica, lo sappiamo, ma non così del tutto: se si analizzano le elezioni, i movimenti degli ultimi anni e anche i primi scenari di questa nuova legislatura, sono assai più vicino Pd-Forza Italia di quanto non lo siano Salvini e Berlusconi. Intanto si attende, ma se Renzi dovesse effettivamente fare il passo “alla Macron” allora siamo certi che Forza Italia avrebbe trovato il nuovo leader da seguire, forse l’unico che Berlusconi realmente stimi a livello personale e politico, nonostante le battaglie degli ultimi anni. 

DI MAIO: “SALVINI SA MANTENERE I PATTI”

Una intervista sul Corriere della Sera è il giusto piatto domenicale per un Luigi DI Maio che può dirsi soddisfatto della settimana appena conclusa, con il grillino della prima ora Roberto Fico (amico di Di Maio ma avversario interno) fatto eleggere alla Camera dunque in un ruolo istituzionale che da un lato dà voce all’ala più estremista del M5s e dall’altro costringerà Fico ad essere più “politically correct”, con meno grane per tutti all’interno del Movimento. Non solo, con l’accordo finale ripreso con Salvini, Di Maio è riuscito a tener lontano Berlusconi relegandolo, per ora, ad un ruolo di secondo piano e spianandosi la strada per l’accordo con la Lega: dunque ora, si punta tutto sul governo come dice il giovane capo politico M5s al CorSera nella bella intervista di Emanuele Buzzi. «Abbiamo sempre detto che la partita sulle presidenze è slegata da quella del governo, ma da oggi chi vuole lavorare per i cittadini sa che esiste una forza affidabile e seria che dialoga con tutti e si muove compatta per il bene del Paese. Siamo riusciti ad eleggere un presidente della Camera del Movimento e questo risultato straordinario lo consideriamo il primo passo per realizzare il cambiamento che i cittadini ci hanno chiesto con il voto del 4 marzo. Ora ci rimettiamo al lavoro per concludere l’opera». Un Movimento di lotta o di compromessi? Di Maio fuga i dubbi e dice che loro gli inciuci non li fanno mai (ma quello per le Camere cos’era allora?, ndr) e che mettono al centro i temi, su quelli si potrà e si dovrà parlare con tutti (per noi questo vuol dire compromesso, comunque..). «Questo è il metodo a cui non abbiamo mai abdicato e che adotteremo per il governo e per altre partire cruciali come la scelta delle partecipate: al centro continueranno a esserci temi, cose da fare, merito e trasparenza».

SALVINI-DI MAIO-BERLUSCONI: CHI SCEGLIE IL PROSSIMO PREMIER?

Ma chi lo sceglie allora il prossimo premier e il prossimo Governo? Al momento non si sa e lo stesso Di Maio se da un lato rivendica per sé quel ruolo – «visto che abbiamo vinto le Elezioni..» – ma dall’altro non esclude del tutto un patto con Salvini e l’utilizzo di un “terzo” alla guida di Palazzo Chigi. «Noi abbiamo dimostrato di essere aperti a tutti per il bene del Paese purché il dialogo e il confronto restino incentrati sulle priorità dei cittadini e non delle forze politiche: taglio delle tasse, superamento della legge Fornero, welfare per le famiglie, lotta alla disoccupazione giovanile», risponde Di Maio alla richiesta di un possibile accordo con Salvini per il prossimo governo. Le Consultazioni al Quirinale si avranno dopo Pasqua e lì si deciderà forse tutto: «Salvini? Ha dimostrato di essere una persona che sa mantenere la parola data». Se non è compromesso questo, poco ci manca, ma intanto l’Ansa immagina un possibile futuro in cui il Governo potrà vertere su M5s e Lega e l’appoggio esterno di Forza Italia, a patto che vi sia un premier “terzo”, con i retroscenisti più accaniti che indicano in Giovanni Maria Flick, giurista ed ex ministro del Governo Prodi, il profilo ideale per mettere d’accordo tutti.