Capigruppo Camera e Senato, i partiti hanno fatto le loro scelte. Tra le elezioni più attese sicuramente quelle del Partito Democratico, con le varie fazioni interne che hanno messo in discussione, bocciato e promosso nel giro di poche ore diversi nomi. Alla fine, dopo lunghe trattative e strascichi, i prescelti sono Graziano Delrio e Andrea Marcucci, rispettivamente capogruppo alla Camera e capogruppo al Senato. Tra bracci di ferro e la mediazione del segretario reggente Maurizio Martina, alla fine è arrivata la decisione finale. Ma, come sottolinea l’Huffington Post, qualche crepa rimane ma non riguarda la minoranza. “Delrio è sicuramente una ottima proposta, meno comprensibile è che non lo fosse Guerini”, il commento di Giacomelli e da fonti vicine a Martina filtrano alcuni commenti dell’ex ministro all’agricoltura: “Fiducia sulla mediazione. Il segretario ha parlato con tutti, tanto che non si è lamentato neppure Michele Emiliano”. Piuttosto, le lamentele arrivano dagli “ultrà renziani”, che puntavano a tutto, con Guerini a capo dei deputati… (Agg. Massimo Balsamo)



ROMANI: “SONO ARABA FENICE”

La nomina a capigruppo di Forza Italia di Mariastella Gelmini (Camera) e Anna Maria Bernini (Senato) sancisce di fatto la fine dei rispettivi “regni” di Renato Brunetta e Paolo Romani alla guida dei gruppi parlamentari azzurri. Nelle ore successive allo strappo di Matteo Salvini all’interno del centrodestra per la scelta dei presidenti delle Camere, poi ricucito da Silvio Berlusconi, molti retroscena hanno parlato di toni forti usati dai due pretoriani berlusconiani nei confronti del leader azzurro, al punto da arrivare ad ipotizzare una rottura definitiva – smentita – con il partito. Eppure, quando era ormai diventato ufficiale il passaggio di consegne con Anna Maria Bernini – guarda caso il nome proposto da Salvini come presidente del Senato al posto di Romani – il diretto interessato ai cronisti ha ostentato una certa serenità:”Io sono morto e risorto tante di quelle volte…avete presente l’Araba Fenice?”, ha detto. (agg. di Dario D’Angelo)



GLI ALTRI CAPIGRUPPO

Completano la squadra dei capigruppo a palazzo Madama e Montecitorio per Liberi e Uguali, o meglio per il Gruppo Misto, Federico Fornaro e Loredana de Petris. Il gruppo di LeU ha chiesto di poter formare un gruppo proprio ma alla Camera servirebbero almeno 20 deputati per poterlo fare e i bersaniani ne hanno solo 14 e per questo sono finiti nel grande calderone del Gruppo Misto. Per quanto riguarda invece Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli alla Camera e Stefano Bertacco al Senato sono i capigruppo pro-tempore scelti dalla Meloni in attesa della composizione degli uffici di presidenza di Palazzo Madama e Montecitorio, come ha spiegato lo stesso partito di Fratelli d’Italia in una nota. Cominciano invece le primissime reazioni dopo la nomina ufficiale dei nuovi capigruppo, a cominciare da Anna Maria Bernini al Senato per il gruppo di Berlusconi: «Eletta capogruppo di Forza Italia al Senato. Grazie a tutti i miei straordinari colleghi per la fiducia e al presidente Silvio Berlusconi, ci aspetta un entusiasmante lavoro da fare insieme». Per la Gelmini invece la nomina ricevuto è un onore per la grande fiducia ricevuta, «Sarà per me un onore guidare il gruppo azzurro alla Camera, lo farò con umiltà, con passione, con entusiasmo, con dedizione. Farò del coinvolgimento e della collegialità le parole chiave con le quali declinare e costruire il futuro, qui in Parlamento e nel Paese. Ci aspettano grandi sfide, che condurremo, come sempre, a testa alta e con la forza delle nostre idee e dei nostri valori». (agg. di Niccolò Magnani)



I NUOVI CAPIGRUPPO ALLA CAMERA E AL SENATO

Nella giornata di oggi, dopo l’elezione dei presidenti di Camera e Senato e nella settimana antecedente all’inizio delle consultazioni al Quirinale per la formazione del Governo, i partiti hanno scelto i nomi dei propri capigruppo per il Parlamento. E, spulciando tra i nomi, sono state confermate le previsioni della vigilia con qualche piccola sorpresa: quest’ultima riguarda il Partito Democratico che, in odore di frattura, all’atto di votare è riuscito a ricompattarsi dietro la mozione presentata dal segretario reggente, Maurizio Martina, non candidando due esponenti “renziani” ma scegliendo Graziano Delrio (Camera) anziché Lorenzo Guerini accanto al nome di Andrea Marcucci (Senato), il cui nome era nell’aria da giorni. Rinnovamento al femminile in Forza Italia, dove Mariastella Gelmini sarà la capogruppo dei deputati a Montecitorio e Anna Maria Bernini, dopo la querelle legata all’elezione allo scranno più alto del Senato, avrà le veci di capogruppo dei forzisti a Palazzo Madama. Tutto confermato in casa Movimento 5 Stelle, dove Giulia Grillo è stata eletta alla Camera e il suo collega Damiano Toninelli al Senato; idem nella Lega dove Giancarlo Giorgetti è stato eletto capogruppo alla Camera e Gianmarco Centinaio al Senato. Infine, in Fratelli d’Italia è stato confermato “pro tempore” Fabio Rampelli quale capogruppo del plotone di deputati di Giorgia Meloni.

PD, EVITATO LO STRAPPO: LA MEDIAZIONE DI MARTINA

Il Partito Democratico evita in extremis la spaccatura sulla scelta dei capigruppo al Parlamento e, a dispetto dei fuochi d’artificio previsti in mattinata, è stata decisiva la mediazione attuata dal segretario dem reggente, Maurizio Martina, che ha fatto in modo di cogliere anche le richieste avanzate dalla minoranza interna, evitando così di eleggere un “ticket” formato da Lorenzo Guerini e Andrea Marcucci. Infatti, la nomina di entrambi gli esponenti di area renziana, rispettivamente il primo alla Camera e il secondo al Senato, avrebbe accentuato i malumori di una parte dei dirigenti dem che non vedevano affatto come un segnale di cambiamento l’imposizione di due nomi troppo legati all’ex segretario Pd Matteo Renzi. E invece, grazie soprattutto all’intesa cercata da Martina si è evitata una pericolosa conta con tanto di voto segreto che, come sarebbe stato prevedibile, avrebbe visto prevalere nettamente l’area renziana ma col rischio di “spaccare” il partito: “Vogliamo provare a dare tutti insieme un segnale di squadra” aveva detto questa mattina il segretario reggente prima dell’inizio delle assemblee dei deputati e dei senatori dem, al quale però aveva risposto un po’ piccato Ettore Rosato: “Capisco il suo sforzo di collegialità ma senza preoccupazioni…”.

DELRIO ALLA CAMERA, MARCUCCI AL SENATO

E così nel pomeriggio è arrivata la tanto attesa fumata bianca, certificata non a caso da Lorenzo Guerini. Al termine dell’assemblea dei deputati del Partito Democratico, infatti, sono state accolte le istanze della minoranza e, come suggerito dallo stesso Martina, evitando il voto segreto è stato eletto Graziano Delrio quale capogruppo alla Camera: un risultato arrivato per acclamazione per il quasi ex Ministro dei Trasporti, il cui nome era stato proposto dal segretario assieme a quello di Andrea Marcucci per il Senato, in modo da “accontentare” le diverse anime del partito. “Un augurio e un abbraccio carico di stima a Graziano Delrio” ha scritto Guerini (inizialmente il candidato “renziano” a Montecitorio) che, così facendo, ha voluto dare prova di unità da parte di tutti i gruppi dirigenti e, velatamente, sottolineare come si sia rinunciato al suo nome proprio per evitare nuove lacerazioni. “Lo faccio con spirito di servizio e di unità per il Partito Democratico” ha detto lo stesso Delrio prima che arrivasse la notizia dell’elezione anche del senatore Andrea Marcucci a Palazzo Madama, quale capogruppo del Senato.