Uno schiaffo mica tanto leggero mandato da Salvini a Di Maio: il Reddito di Cittadinanza, la misura più importante e anche più divisivi messa in cantiere dal Movimento 5 Stelle viene letteralmente smontato dal dem Michele Anzaldi e “ritwittato” dall’account della Lega-Salvini premier. «Dopo 5 anni di propaganda ora scoprono che si sono sbagliati. Per anni hanno promesso soldi, illudendo le persone e speculando sulla pelle di chi non ce la fa. Passata la festa, gabbato lo santo. Vergogna», scrivono i leghisti rilanciando l’intervista di Anzaldi in cui viene messo nero su bianco tutta l’inconsistenza politica e l’inattuabilità del RdC di grillina intenzione. Uno schiaffo, appunto, nel giorno in cui emergono altre distanze tra M5S e Centrodestra dopo i tavoli di dialogo impostati e affrontati questa mattina da capigruppo Toninelli e Grillo: in particolare è Berlusconi il secondo nodo che resta in campo, «Per noi imprescindibili il conflitto di interessi e la lotta all’evasione», spiegano dal Senato i grillini che pure giudicano un confronto molto utile il vertice avvenuto con Bernini e Gelmini di Forza Italia, con Giorgetti e Centinaio della Lega e con i capigruppo anche di Liberi e Uguali.



«E’ stato un incontro molto utile: abbiamo ascoltato le loro proposte e abbiamo presentato le nostre. Andremo avanti con un confronto parlamentare continuativo al livello dei capigruppo», ha spiegato la Bernini con la conferma degli stessi Toninelli e Grillo che proseguiranno anche nei prossimi giorni prima delle Consultazioni con i tavoli “sui programmi” per trovare eventuali punti di appoggio. Intanto Renzi, nella sua ultima e-news, fa capire che la sua posizione è ancora quella maggioritaria nel Pd che finora rifiuta ogni qualsiasi ipotesi di accordo con grillini e centrodestra: «la situazione politica è chiara: il PD starà all’opposizione. E stando all’opposizione potrà dare un aiuto al Paese portando un clima di civiltà e rispetto del Governo che nei nostri confronti purtroppo non c’è stato. L’opposizione si può fare bene». Nel frattempo, voti in corso alla Camera per l’elezione dei vicepresidenti e dell’ufficio generale di Presidenza dopo la tornata di elezioni avvenuta ieri per lo stesso motivo al Senato. 



SALVINI “TENTA” LA FRONDA M5S

Un retroscena, dei tanti riportati oggi sui giornali, colpisce particolarmente: è quello della Stampa, a firma La Mattina e Ilario Lombardo, che provano a ricostruire quello che Salvini e i suoi della Lega starebbero mettendo a punto per “cucinare” alla perfezione il “Di Maio governista convinto” e lasciarlo in una contraddizione difficile da smarcarsi all’interno del Movimento. In pratica, di fronte alla continua ossessività di risposta del giovane leader M5s nel concepirsi unica vera alternativa a Palazzo Chigi (con Berlusconi che deve stare fuori dai giochi), il leader leghista tende a giocare più di astuzia (ed è costretto a farlo visto che ha la metà dei voti “personali” in Parlamento del rivale, ndr). «Diversi leghisti hanno riportato a Salvini il contenuto di chiacchierate informali con alcuni colleghi del M5S, neoeletti ma anche deputati della vecchia guardia: «Dicono già che Di Maio non si può impuntare così. L’elettorato non capirebbe». Non capirebbe perché il Movimento che più di altri ha detto che sarebbe stata data priorità al programma, preferirebbe rinunciare al governo in nome di Di Maio premier», scrivono i colleghi della Stampa. A quel punto, il messaggio circolato di Salvini ai suoi è chiaro da giorni: «parliamo solo di programmi e non di poltrone. Lasciamo le poltrone a Di Maio», ovvero lasciamo a livello mediatico come quello che “ha fa difendere le poltrone”, mentre Salvini e il Centrodestra, che pure di problemi ne hanno assai e ben peggiori al loro interno, puntano tutto sull’accordo programmatico e non “personalistico”.  



DI MAIO VERSO IL COLLE?

Nuovo Governo, continua il botta e risposta tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, rispettivamente candidato premier di Centrodestra e Movimento 5 Stelle. Il leader della Lega, primo partito della coalizione, oggi ha sottolineato: “Di Maio ha bisogno di novanta voti, da solo dove va?”, attaccanto il candidato pentastellato reo di non cedere il passo sulla poltrona da primo ministro. E non poteva mancare la replica del deputato campano, che su Twitter ha risposto così all’ex europarlamentare leghista: “Salvini dice che gli bastano 50 voti. Vuole fare il governo con i 50 voti del Pd di Renzi in accordo con Berlusconi? Auguri!”. Luigi Di Maio non transige su Palazzo Chigi: lui deve essere il primo ministro ed è disposto a lasciare il tavolo di trattative con il Centrodestra se non verrà rispettata questa sua volontà. E l’accordo sembra quasi impossibile, con Matteo Salvini non disposto ad accettare l’impuntatura del pentastellato. Ed è pronto il piano B: Di Maio è pronto a salire al Quirinale con l’agenda di governo secondo il Corriere della Sera… (Agg. Massimo Balsamo)

M5S: “PD PENSA SOLO ALLE POLTRONE”

Se il terreno dello scontro oggi si era finora “dedicato” alla querelle Di Maio-Salvini sul fronte maggioranza, ora la palla infuocata passa anche da Largo del Nazareno dove il Pd ha smentito su tutti i fronti la possibilità di un incontro nei prossimi giorni con il Movimento 5 Stelle per un possibile governo alternativo all’accordo Lega-Di Maio. «Il Partito Democratico di certo non parteciperà a nessun incontro sui programmi con altri in questi giorni. Noi attendiamo con rispetto prima di tutto le consultazioni del Presidente della Repubblica», così il segretario reggente del Partito Democratico Maurizio Martina in una nota che ha mandato in piena furia i vertici grillini. Immediata la replica: «è una sorta di ripicca, il solito Pd che pensa prima alle poltrone che all’interesse del Paese», riporta l’Ansa dei rumors tra i grillini in Parlamento. Lo stesso Salvini, che pure vedrà Di Maio dopo Pasqua come ha confermato anche oggi, ha ribadito che sul fronte Governo «Non vado a un incarico al buio…Io vado se c’è una possibilità di dare un governo in breve tempo agli italiani». Altrimenti si torna alle urne: gli uffici elettorali sarebbero già stati pre-allertati per i prossimi mesi e la possibilità non è così remota e “assurda”. 

SALVINI VS DI MAIO, “DOVE TROVI 90 PARLAMENTARI?”

Se la giornata di ieri aveva visto – come spieghiamo bene qui sotto – un passo più vicino nell’alleanza di governo tra Salvini e Di Maio, quella di oggi può semplicemente dichiararsi una battuta d’arresto, non definitiva, nei progetti di esecutivo Lega-M5s. A parte la premessa fatta da Salvini al Senato sulla salita al Colle in forma separata della coalizione: ««Io al Colle vado da solo. Così ha scelto il centrodestra, per la prima volta va bene così…poi vediamo…», il leader della Lega lancia una piccola “bomba” al collega-rivale del Movimento 5 Stelle. «Ma da solo Di Maio dove va…Voglio vederlo, trovare 90 voti in giro, che dalla sera alla mattina si convincono. E cosa trova? Convince dalla sera alla mattina 90 parlamentari? Gli accordi vanno trovati prima, con numeri chiari. Altrimenti non si va da nessuna parte». In un secondo passaggio dell’intervista ai cronisti parlamentari, Salvini ricorda come 50 è meglio di 90, ovvero il Centrodestra farebbe la metà dello sforzo a cui è chiamato Di Maio qualora decidesse di affrontare da solo la partita di governo. La replica arriva, diretta, via Twitter, un canale insolito per chi come Di Maio preferisce Facebook o le note sul Blog delle Stelle: «Salvini dice che gli bastano 50 voti. Vuole fare il governo con i 50 voti del Pd di Renzi in accordo con Berlusconi? Auguri!». Insomma, la partita rischia di riaprirsi per ogni compagine: il Centrodestra si presenterà staccato da Mattarella, Di Maio rischia di non avere i numeri e il Pd potrebbe di nuovo essere ago della bilancia o in un senso (in zona Arcore) o in un altro (in direzione Casaleggio e Associati). 

CENTRODESTRA AL 39% GRAZIE ALLA LEGA

Governo, confronto tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio per il nuovo esecutivo. E’ in corso un testa a testa tra la Lega, primo partito del Centrodestra, e il Movimento 5 Stelle, primo partito. Difficile ipotizzare un accordo tra le parti, causa la presenza di Forza Italia e di Silvio Berlusconi, e al momento il rischio di nuove elezioni è concreto. Il segretario del Carroccio ha confermato l’ipotesi di ritorno al voto, con “il 50 per cento di possibilità”, e gli ultimi sondaggi sorridono al partito di Matteo Salvini: rispetto al 4 marzo, la Lega si attesta al 23,5 per cento, con il 6,1 per cento in più. In caduta Forza Italia, dal 14 per cento al 10,9 per cento, e Fratelli d’Italia, dal 4,4 per cento al 3,3 per cento. In totale, il Centrodestra si attesta al 39 per cento, ad un passo dalla maggioranza. Non sufficiente, sempre secondo il sondaggio di Index, la crescita del 2 per cento del M5S. (Agg. Massimo Balsamo)

“PARTIAMO DAI PUNTI FERMI”

Matteo Salvini ha mandato un messaggio a Di Maio e un altro a Mattarella: ancora nell’intervista al Corriere della Sera, il leader del Centrodestra ha spiegato come rispetto agli ultimi attriti tra Lega e M5s la possibilità di evitare le Elezioni (ad oggi, dice Salvini, con probabilità al 50%) resta attaccata ai “punti fermi”. «Ci sono tre parole chiave: lavoro, tasse e sicurezza. Io credo che anche ai Cinquestelle possa interessare un dialogo su questi temi. Credo che alcuni dei nostri punti fermi, lo stop alla Fornero, l’approccio sull’immigrazione e la sicurezza possano riguardare anche loro». Il giovane segretario del Carroccio ha anche aggiunto come se non vi fossero novità importanti sul fronte alleanze e dialoghi, a quel punto bisognerebbe comunque tornare a chiedere parere agli italiani nelle urne. Al Capo dello Stato invece, Salvini lancia un messaggio “indiretto”: «a Mattarella dirò che noi siamo pronti. Che partiamo dal programma e dalla coalizione che ha vinto le elezioni, il centrodestra. Ma che siamo anche disponibili a lavorare al programma con altri. Per ampliarlo, aggiungere idee, ascoltare». La palla passa a Di Maio ora e soprattutto alla base grillina che non accetta di buon grado un’alleanza, seppur “esterna” a Forza Italia e a Berlusconi, mentre Salvini è già più nelle “corde” del M5s ma solo se con Di Maio a Palazzo Chigi. Insomma, posizioni sempre più cristallizzate mentre i sondaggi e i consensi di questi ultimi giorni danno comunque in vantaggio e in crescita ancora le figure “principi” di questa fase di pre-governo: Di Maio e Salvini convincono, anche insieme.  

SALVINI, “RITORNO AL VOTO? AL 50%…”

Ieri era toccato a Luigi Di Maio, oggi a Matteo Salvini: Il governo? Mattarella dà l’incarico? No, l’intervista del Corriere della Sera. Se ci perdonate il mini-troll iniziale, proviamo ad addentrarci nelle trame odierne verso un’alleanza che sembra davvero tormentata e ricca di svolte come potevano essere quelle della Prima Repubblica (altro che Terza…). Secondo il leader del Centrodestra al momento la possibilità di tornare alle urne è pari al 50%, ovvero altuccia a poche settimane dalle Politiche più indecise della storia repubblicana. L’elezione delle Camere è certamente un punto positivo verso l’accordo M5s-Centrodestra, ma il nodo Berlusconi e la testardaggine di DI Maio per forza a Palazzo Chigi, spiega Salvini, potrebbe non far scattare la molla che da Mattarella porti fino ad un nuovo esecutivo “allargato”. «Il ritorno al voto? A oggi, il 50 per cento. Non è quello per cui io lavoro e non faccio di certo il calcolo che nelle urne incasserei di più. Ma si sappia che se mi rendessi conto che non c’è una via di uscita, che nessuno è disposto a fare passi indietro, bisognerebbe tornare a chiedere agli italiani».

M5S-PD: SALVINI, “AUGURI..”

Il Corriere chiede lumi su eventuali accordi almeno per cambiare la legge elettorale, ma Salvini ovviamente porta l’acqua al suo mulino che certamente non è quello di Di Maio in questo campo: «Io sarei per una legge che assegna il premio di maggioranza a chi arriva primo, come già sarebbe stato opportuno fare dall’inizio. Ovviamente alla prima coalizione». Resta la collaborazione giudicata buona in questi giorni – e conferma un vertice dopo Pasqua – per il segretario del Carroccio, che però davanti alla possibilità che allora Di Maio possa rivolgersi al Pd per provare a fare un governo di scopo, replica così: «Mi stupirei dei Cinquestelle. A differenza di altri, soprattutto a sinistra, io sono convinto che gli italiani quando votano abbiano ragione. Il Pd ha perso, sarebbe davvero bizzarro che una forza che si vuole rivoluzionaria si facesse stampellare dagli sconfitti. Se Di Maio vuole governare col Pd, auguri».

LEGA-M5S: DUELLO O DIALOGO?

Ieri sera a Porta a Porta, Matteo Salvini ha confermato le distanze e le vicinanze, nello stesso tempo, con il Movimento 5 Stelle: dopo una giornata strana come quella di ieri (qui un breve riassunto ragionato, ndr) le alleanze di governo Lega-M5s potrebbero non essere così lontane come sembrano, nonostante il “grosso nodo” che rappresenta ancora Silvio Berlusconi. Di Maio sul Blog delle Stelle ha provato a fare quello che “richiama il popolo dalla sua parte”, soprattutto i suoi elettori ribadendo l’assoluta centralità del M5s rispetto al Centrodestra, ma questo non toglie che Salvini poco dopo l’abbia di nuovo “incastrato” in una posizione più possibilista ad futuro governo “di scopo”. Spieghiamo: prima il giovane leader M5s, «Il premier deve essere espressione della volontà popolare. Il 17% degli italiani ha votato Salvini premier, il 14 Tajani premier, il 4 Meloni premier. Oltre il 32% ha votato il Movimento 5 Stelle e il sottoscritto come premier. Non mi impunto per una questione personale, è una questione di credibilità della democrazia. È la volontà popolare quella che conta. Io farò di tutto affinchè venga soddisfatta. Se qualche leader politico ha intenzione di tornare al passato creando governi istituzionali, tecnici, di scopo o peggio ancora dei perdenti, lo dica subito davanti al popolo italiano». Secondo Di Maio insomma, lo scontro sarebbero ancora piuttosto accesso e rivendica con forza il ruolo di Presidente del Consiglio per sé.

IL NODO RESTA BERLUSCONI

Quella però che poteva passare come una giornata di spedizione e distanza, in realtà si conferma un possibile avvicinamento: Salvini infatti, è vero che ha ribadito «o Di Maio o nessuno, meglio nessuno. Non bisogna mettere aut aut, altrimenti salta tutto», ma è altrettanto vero che ha poi aggiunto «Conoscevo poco Di Maio e i 5stelle. Devo dire che in questi giorni ho trovato persone ragionevoli, costruttive e propositive. Logico che ci siano schermaglie, ma attorno ad un tavolo è possibile ragionare». Una proposta che mette di nuovo Di Maio all’angolo della scelta: formare finalmente questo dannato (o benedetto, si vedrà) governo oppure tornare alle urne perdendo tra l’altro il “secondo mandato” di moltissimi grillini che non potrebbero dunque più entrare in Parlamento stando alle regole interne del M5s (Di Maio in primis ne sarebbe coinvolto). La base Cinque Stelle, come ci ricorda Curridori sul Giornale di oggi raccogliendo rumors e umori della “piazza” a Roma, non vede come un tabù l’alleanza con il Centrodestra esattamente come una parte del popolo leghista. Resta il nodo più grosso però: Silvio Berlusconi. Sua la frase ieri di proposta, filtrata da Repubblica, a Salvini: «facciamo sto partito unico!» e suo l’accordo con la Lega e FdI di non passarsi parlamentari e Consiglieri regionali a vicenda, proprio per evitare possibili “tradimenti” e formazioni future più vicine al binomio Lega-M5s e Forza Italia-Pd (che pure forse sarebbe al momento la soluzione più naturale…). Forza Italia resta l’argine vero di mancato accordo (per ora) tra Salvini e Di Maio ma le porte restano aperte e le Consultazioni da Mattarella probabilmente saranno il momento in cui questi nodi andranno sciolti per sempre o diverranno troppo grossi per poter proseguire. Intanto, l’Ansa conferma un possibile vertice a due per subito dopo Pasqua: se son “uova”…