Che fine ha fatto Beppe Grillo? A parte qualche commentino qua e là dopo le elezioni vinte dal movimento da lui creato e guidato per anni, non si vede più in giro. Per Mauro Suttora, scrittore e giornalista, il primo a studiare a fondo il mondo dei 5 stelle, Grillo si è stufato: “Passa il tempo per le aule dei tribunali nelle cause intentate dagli ex 5 Stelle, bisogna anche smettere di dar credito a quello che dice, sono solo battute di un simpatico comico senza alcun valore politico”. Un movimento, quello a 5 Stelle, dice ancora Suttora, da un paio di anni saldamente nelle mani di Di Maio e del figlio di Casaleggio. E il governo? “Salvini e Di Maio si diano una calmata, andrà a un tecnico super partes”.



Suttora, come vede il dopo vittoria elettorale dei 5 Stelle? Chi decide cosa? Sono davvero cambiati come cercano di far capire?

I 5 Stelle sono già cambiati da un paio d’anni, quando è caduto il direttorio formato da Di Battista, Di Maio, Fico, Ruocco e Sibilia. Da quel momento Di Maio con il totale appoggio di Davide Casaleggio si è impadronito del partito, è lui che comanda. Gli altri, tra cui anche la Taverna, hanno dovuto far buon viso a cattivo gioco. Di Maio è stato intelligente a “imbalsamare” Fico alla presidenza della Camera, così da tenerselo buono.



E Grillo? Non conta più niente?

Grillo poverino non ne può più, sta girando l’Italia dietro ai processi.

Quali?

Quelli che lo hanno colpito direttamente, come hanno fatto tutti gli ex cacciati dal movimento o quelli come una causa per diffamazione che il vecchio Casaleggio aveva intentato a un ex e che il figlio non ha voluto ritirare, Cause motivate da situazioni come le primarie senza risultati, quelle dove pubblicavano solo i voti di quelli che loro definivano “primi arrivati”, ma se eri il primo dei non eletti non ti dicevano neanche quanti voti avevi preso. Grillo si è stufato e ha anche paura dei soldi che dovrà tirare fuori con questi processi.



Qualche giorno fa però ha detto una frase pesante, che di Salvini ci si può fidare. Cosa sottintende secondo lei?

Il dramma di noi giornalisti è che stiamo a fare analisi su frasi di un personaggio simpatico ma che le spara a caso, battute estemporanee di un comico senza alcun contenuto politico. Piuttosto la frase si può intendere con la presidenza della Camera data a Fico: nessuno, Di Maio per primo, credevano veramente che gliel’avrebbero concessa.

E Bonafede che minaccia dicendo “o Di Maio premier o nessun governo”?

Il  ragazzo sta perdendo la testa, ha un’ambizione che aumenta sempre di più, ma bisogna dire che quella frase è più a uso interno.

In che senso?

Il vero problema di Di Maio è guardarsi da tutti quelli che nel movimento gli vogliono fare le scarpe, e sono tanti. Tutti questi aspettano che si bruci da solo. Deve galvanizzare la base affamata. In questo senso Salvini ha avuto molta più classe, dicendo che l’alternativa non è lui “o morte”.

Alleanza Lega-5 Stelle sì o no?

Alla fine si andrà a un governo tecnico guidato da un personaggio tipo Carlo Cottarelli come si sta dicendo in queste ore e in cui i due “galletti” Salvini e Di Maio avranno il ruolo di vicepremier che è già tanto.

Con il sostegno anche di Forza Italia, no?

Certamente, o di tecnici vicini a Forza Italia, e quella sarà una bella battaglia.

Le parole d’ordine che hanno segnato la campagna elettorale, reddito di cittadinanza e referendum sull’euro? Adesso che Di Maio si avvicina alla stanza dei bottoni le manterrà?

Le ha già abbandonate tutte e due. Tra la flat tax della Lega e il reddito di cittadinanza, quando prometti la manna dal cielo la gente ti vota. Poi si torna alla realtà.

Dal punto di vista internazionale, a chi guardano i 5 Stelle? Alla Russia di Putin o all’America di Trump?

Guardano a chi li sostiene alla conquista del potere, ormai sono in quel meccanismo, il potere per il potere. In questo caso Di Maio è stato più furbo di Salvini, rimanendo zitto sul caso dei diplomatici russi espulsi da mezzo mondo.

Ma un referente internazionale a cui guardare dovranno averlo, no?

I 5 Stelle hanno ansia di accettazione da parte di chiunque, un po’ come dei provincialotti che vogliono entrare nel salotto buono. Hanno chiesto udienza dappertutto, cercano qualunque riconoscimento, buono o cattivo, ma rischiano soltanto di fare  più in fretta dei leghisti a farsi mangiare dai palazzi romani.

Però gli industriali sembrano fidarsi di loro, continuano a ripetere che non c’è nessun problema.

Anche i vescovi se è per quello. Sono forze governative per definizione e devono sempre andare d’accordo con chi ha il potere.

(Paolo Vites)