Un “patto della staffetta” come Craxi e De Mita nell’83 (ma quella volta non se ne fece nulla). Paolo Becchi, filosofo del diritto, fa l’ipotesi di un patto di legislatura tra Salvini e Di Maio. Una staffetta, appunto, che veda i due alternarsi al governo. Fantapolitica? I programmi, spiega Becchi, si possono armonizzare.



Professore, Di Maio non ha lasciato spiragli. Vuole il governo, o lui a Palazzo Chigi o niente.

E’ comprensibile, Di Maio ha fatto la campagna elettorale proponendosi come premier, ha perfino comunicato in modo irrituale la squadra di governo al capo dello Stato. Vuole governare, però non ha i numeri per farlo da solo. Come non li ha il centrodestra.



Il leader di M5s salirà al Colle per snocciolare a Mattarella i punti di un programma di governo.

Ma i numeri che mancano sono così tanti che non può dire: datemi l’incarico e i voti li trovo in parlamento.

Nemmeno contando su un’apertura del Pd?

Il Pd ha detto fin da subito che intende stare all’opposizione ed è quello che sta facendo. Non sappiamo se resterà coerente con questa ipotesi, ma fare da stampella a M5s sarebbe distruttivo per chiunque. Anche per Salvini.

Lei cosa propone?

Una staffetta di governo Di Maio-Salvini. La situazione è bloccata, ci sono il leader della coalizione vincente e il leader del primo partito che aspirano ad avere lo stesso posto. Nessuno vuole cedere? Facciano un accordo programmatico per dividersi la legislatura e governino entrambi, prima uno e poi l’altro. 



L’ipotesi di una staffetta con Salvini potrebbe non corrispondere alle promesse elettorali fatte da Di Maio agli attivisti?

Non è una difficoltà insormontabile. Gianroberto Casaleggio su una decisione così importante avrebbe dato voce alla rete. Perché non potrebbe farlo ora Di Maio, sottoponendo alla volontà degli iscritti l’idea di una staffetta? Se ottiene il consenso della rete, Di Maio si sentirà pienamente legittimato ad andare avanti.

In tv, a “Cartabianca”, lei ha proposto la staffetta ma ci hanno riso su.

Però a “L’aria che tira” la Merlino ha rilanciato l’idea, Flick ha detto di avere riserve di natura politica ma nessuna sostanziale obiezione di carattere costituzionale. In quella sede ho lanciato la proposta di un sondaggio e Alessandra Ghisleri ha accolto l’idea. Mi ha pure chiamato al telefono per dirmi che lo farà.

Una staffetta richiede un accordo di programma molto preciso. Quello che vuol fare la Lega lo sappiamo, ma M5s? A parte il reddito di cittadinanza, su molti punti è sembrato ondivago.

Un svantaggio che potrebbe diventare un punto di forza. Avremmo una posizione più definita nel centrodestra, e dall’altra parte un partito che ricalibra alcuni punti del suo programma, senza per questo rinunciarvi.

Ad esempio?

La Lega vuole la prevalenza della nostra Costituzione sul diritto comunitario. M5s l’abolizione del pareggio di bilancio e l’eliminazione del Fiscal compact. Benissimo.

Quanto alla Costituzione, M5s era per il No al referendum.

Appunto. Un altro elemento in comune.

Immigrazione.

Salvini dice che è necessario bloccare gli sbarchi, Di Maio parla di accordi internazionali finalizzati ai rimpatri. C’è compatibilità.

Legge Fornero.

Entrambi non la vogliono o vogliono cambiarla. 

Reddito di cittadinanza e flat tax. Qui sono dolenti note. 

Invece no. Salvini ha aperto al reddito di cittadinanza “se serve a trovare lavoro” e ha proposto una flat tax al 15 per cento; si potrebbe applicare un’aliquota diversa, oppure inserire due aliquote per stemperare l’impronta liberista del provvedimento.

Dire “sediamoci a un tavolo” sembra facile.

Ma c’è una classe politica nuova. Borghi, Bagnai, Fioramonti e Tridico se c’è la volontà politica un accordo possono trovarlo. I contenuti sono uno scoglio superabile. Se invece non si vuol trovare l’accordo, vuol dire che i motivi sono altri.

Di Maio saprà resistere alla spinta isolazionista di Travaglio e del Fatto Quotidiano, che preme per una opa sul Pd?

Chi se ne importa del Fatto Quotidiano, Travaglio vende 40mila copie se gli va bene, Di Maio ha preso 11 milioni di voti e il centrodestra più di lui. 

Perché gli italiani li hanno votati?

La gente ha votato Di Maio e Salvini per avere più Italia e meno Europa. Destra e sinistra non esistono più, oggi ci sono europeisti e sovranisti. M5s ha elementi di una parte e dell’altra. Ora deve sciogliere l’ambiguità. 

In campagna elettorale vigeva l’equazione sovranismo uguale destra, perfino sovranismo uguale fascismo. Gli elettori a 5 Stelle possono mandare giù un patto con la Lega?

La destra non c’entra nulla e tanto meno il fascismo. La Lega ha maturato un’idea di sovranismo debole, cioè non leviatanico, assoluto, ma federalista. Ha superato le posizioni iniziali secessioniste senza abbandonare il nucleo buono federalista e innestandolo nell’ottica della salvaguardia degli interessi della comunità nazionale.

L’Europa è stata spiazzata dal risultato elettorale, ora ci sorveglia. Potrebbe commissariarci?

Di fronte a una maggioranza forte come quella fatta da centrodestra e M5s, non potrebbe fare nulla.

Non ci resta che subire l’attacco egli speculatori.

I minibot sarebbero una buona tutela. Sono previsti nel programma di centrodestra, ma potrebbero essere accettati anche da M5s.

Salvini dimostra flessibilità, Di Maio un po’ meno. 

Se Di Maio se continua a dire “ci sono solo io e valgo per tutti”, la situazione non si sblocca. Nel suo partito lo può fare, in fondo anche il Pci funzionava così. Ma deve stare attento a non urtare troppo le sensibilità interne con una totale personalizzazione del partito. Non solo questo sarebbe contrario alle idee base del M5s, sarebbe anche controproducente nel lungo periodo. L’esempio di Renzi dovrebbe insegnare qualcosa.

Quindi?

Di Maio e Salvini devono voltare pagina, all’insegna della fiducia reciproca. 

(Federico Ferraù)