Il fallimento di Casapound Italia è uno dei dati elettorali più significativi riguardanti i partiti secondari. I neofascisti, protagonisti in una campagna elettorale in cui fascismo e antifascismo l’hanno fatta da padrona, non raggiungono l’1 per cento: 0,93 per cento alla Camera e 0,84 per cento al Senato. Nessun seggio né alla Camera né al Senato per il movimento di Simone Di Stefano, dopo settimane di comizi e di azioni a favore della gente delle periferia. Una strategia che non ha pagato, una sorpresa dopo l’exploit delle Comunali dello scorso novembre 2017, con il movimento neofascista che ha raggiunto il 10 per cento in uno dei punti cardine della periferia romana. Rinviato l’approdo in Parlamento dunque, con l’altra composizione neofascista Forza Nuova che ha avuto la stessa sorte, ben al di sotto dell’1 per cento e lontano anni luce dal 3 per cento necessario per avere accesso al Parlamento.
FALLIMENTO CASAPOUND: LITE DI STEFANO-MENTANA
Simone Di Stefano, leader di Casapound, è stato protagonista di una lite televisiva con Enrico Mentana, conduttore della celebre Maratona su La 7, contestando lo scarso spazio riservato al suo partito:“E’ la prima volta che appaio in diretta su La 7 da quando è iniziata la campagna elettorale e siamo alla chiusura delle urne. Sicuramente la domanda sulla democrazia non ce la dobbiamo porre noi ma ve la dovete porre voi”. Sull’obiezione di una ‘ospitata’ a Omnibus: “Era il giorno stesso della presentazione della lista, la mattina alle 7. Ho avuto tre interventi per par condicio e quei cinque minuti a Omnibus a inizio campagna elettorale”. Piccata la risposta di Enrico Mentana: “Sa con chi parla vero? Nessuno le ha fatto la morale sulla democrazia, stiamo analizzando un risultato elettorale: non c’è a contratto che una forza politica debba avere degli spazi nelle tv commerciali. Di Casapound si è parlato molto”. Infine, una battuta sulla richiesta di spazio in prime time: “Voleva spazio in prima serata?. Doveva fare fantastico?”.