Dopo il vertice tenutosi a Milano tra Maroni, Salvini e Fontana, arrivano anche le conferme dei dati scrutinati quasi interamente: il candidato della Lega sarà il prossimo Governatore della Lombardia, a breve si attendono indicazioni sui prossimi appuntamenti istituzionali che certifichino la vittoria nettissima, di oltre 20 punti, contro il candidato del Partito Democratico. Fontana ha vinto in tutte le 12 province lombarde, tranne nelle tre città capoluogo di Milano, Bergamo e Mantova: nella roccaforte di Sala e nella città dove Gori governa, il Partito Democratico ha retto bene, mentre su tutte le altre province, nelle periferie e nei luoghi meno centrali il centrodestra si è confermato in nettissimo vantaggio. 41% a Milano e Bergamo città, 39% a Mantova ma anche solo se si estende il dato sulla provincia totale, si vede già il sorpasso di Fontana su Gori, che ha perso davvero su tutta la linea. La continuità con Maroni ha pagato e pagherà, come ha confermato lo stesso Governatore uscente: «Largo ai giovani. Io continuerò a fare politica perché la politica è passione, senza incarichi istituzionali si può fare. Farò altro nella vita, ci sono tante cose belle da fare, farò il tifo per Attilio Fontana e se avrà bisogno di consigli glieli darò». (agg. di Niccolò Magnani)



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VERTICE A MILANO CON SALVINI E MARONI

È in corso a Milano il vertice congiunto tra Attilio Fontana, il suo predecessore come Governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni e il leader della Lega e “vincitore” delle ultime elezioni politiche (assieme al M5s), Matteo Salvini. Prima di entrare al Palazzo della Regione in piazza città di Lombardia per discutere della prossima giunta regionale da organizzare, siparietto con Salvini che ringrazia e loda i due leader Maroni e Fontana dandogli del “padre” e del “figlio” (senza specificare a chi si riferisce con i due soprannomi, ndr). Alla stampa il segretario della Lega ha spiegato che il grande successo visto in Italia si è addirittura moltiplicato in Lombardia, dove Fontana ha vinto in tutte le circoscrizioni elettorali possibili. La disfatta del Pd e di Gori fa gongolare Salvini: «ora siamo qui per Governare. Tanto in Lombardia quanto nel Paese, noi siamo pronti». Nelle prossime ore verranno definite le prime bozze per la squadra di governo da presentare all’elezione ufficiale della giunta Fontana, mentre stanno iniziando ad uscire le varie informazioni sulle preferenze per i candidati “in via di elezione” nel prossimo parlamento lombardo. (agg. di Niccolò Magnani)



DISFATTA GORI: “HA VINTO UN FORTE VENTO POPULISTA”

Se non è stata una disfatta quella del Pd e di Gori in Lombardia, poco ci manca: una campagna in cui sembrava in netta ripresa verso Fontana è invece finita in un voto che ha allargato le maglie rispetto a 5 anni fa, con Ambrosoli che addirittura aveva fatto meglio dell’ex manager tv. Ora Giorgio Gori ha tre mesi davanti per decidere se rimanere sindaco di Bergamo o accettare il ruolo di capo dell’opposizione al Pirellone, dato di diritto secondo la legge elettorale regionale. «La legge mi assegna tre mesi per decidere, impiegherò solo qualche giorno». «Il vento populista ha spazzato via tutto ma ho l’ambizione di avere comunque lasciato un segno: quello di una politica seria che si sforza di essere credibile, di non raccontare balle ai cittadini e tenere alta la bandiera del riformismo», spiega Gori al Corriere della Sera nel pomeriggio della sconfitta, ieri a Milano. Sala gli ha fatto i complimenti, «ha fatto una campagna elettorale bellissima», ma non è servita, rimasto evidentemente distante da quelle periferie che hanno tramutato in voti tutta la rabbia contro il Governo Renzi e poi Gentiloni. «Collaboreremo ai vari tavoli istituzionali, troveremo certamente il modo. Ma vorrei dire a quelli che stanno dall’altra parte di essere meno arroganti», si riferisce il sindaco sconfitto al segretario lombardo della Lega, Paolo Grimoldi. «Lui aveva detto che Gori era un candidato debolissimo. Ecco, vorremmo meno arroganza. Chiediamo rispetto, se dovremo lavorare insieme come rappresentanti istituzionali». (agg. di Niccolò Magnani)



LEGA BATTE GORI DI VENTI PUNTI

Ha vinto in tutte le circoscrizioni, ha fatto meglio di Maroni 5 anni fa e si presenta come nuovo Governatore che possa federare il Centrodestra e non dividerlo, come ultimamente si pensava finisse la coalizione in Lombardia (e non solo, ndr). Attilio Fontana ha sorpreso un po’ tutti: era dato in vantaggio ma non si pensava che desse 20 punti percentuali di distacco a Giorgio Gori, che forse paga e molto la debacle del Pd renziano. Per la Lega è però un grande successo visto che sia a livello nazionale che regionale sorpassa e di gran lunga Forza Italia, diventando il vero traino della coalizione: con Fontana, la Lega ha preso il doppio dei voti di Berlusconi (29% contro il 14%) e tranne a Milano (dove il centrosinistra è resistito) si candida ad una copertura di consenso pressoché unanime in tutta la Regione. Il Governatore ha detto che parlerà e si alleerà sul fronte autonomia anche con membri dell’opposizione (vedremo poi se sarà così, il giorno dopo le elezioni in tanti lo dicono, farlo poi è un altro discorso ndr), e Gori si è già detto disponibile (come del resto successo già con Maroni, votando insieme il Sì all’autonomia lombarda). Il sindaco di Bergamo chiosa con un rammarico la giornata pessima di ieri per il suo Pd e le sue liste: «il voto politico concomitante con le regionali ha prevalso ma ho l’ambizione di avere comunque lasciato il segno». (agg. di Niccolò Magnani)

FONTANA È IL NUOVO GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA

Un Fontana “show” porta il Centrodestra a vincere, anzi doppiare il Pd di Giorgio Gori con un risultato davvero straordinario: nei link qui sotto trovate tutti i dati e le prime preferenze, ma quello che è certo è che il 49,7% dei lombardi andati al voto nelle Regionali hanno puntato ancora sul Centrodestra, nonostante un candidato che si è distinto per una campagna elettorale low profile e senza grande impatto mediatico (se si esclude il caso-gaffe sulla “razza bianca”). Ha vinto e ha relegato il centrosinistra di Gori al 29,1%, mentre il Movimento 5 Stelle fa meglio del previsto con Dario Violi al 17,4%; molto mal LeU con Rosati (1,9%), De Rosa di CasaPound quasi fa meglio (0,9%). «Ringrazio la Lega e Matteo Salvini», ha detto subito l’ex sindaco di Varese che entra nell’onda vincente in tutto il nord del centrodestra a traino leghista; «In Lombardia continueremo il governo del centrodestra degli ultimi 23 anni, ma con la grande novità della riforma per l’autonomia: ci saranno rapporti coni membri della maggioranza ma anche con molti membri dell’opposizione con i quali ho già interloquito», facendo intuire che i rapporti in Consiglio potrebbero essere più “bipartisan” rispetto alla giunta uscente di Maroni.

«Voglio prendere qualche giorno per decidere, la legge mi dà tre mesi per decidere ma a me basterà solo qualche giorno. Ci sono ragioni per tornare a Bergamo e ragioni per guidare l’opposizione»: lo dice Gori pensando ad un ritiro da sindaco di Bergamo che la città in queste ore teme (è molto apprezzato con buoni sondaggi nella città da lui amministrata). Autonomia e continuità con Maroni, Fontana indica la strada: «Con Roberto Maroni mi sono sentito anche 10 minuti fa e, al di là passaggio formale che ci sarà fra una ventina di giorni, avremo una serie di incontri per parlare delle questioni principali sul tavolo. Il problema principale che sentono i cittadini è quello del lavoro», ha detto il neo presidente della Lombardia ieri nella sede della Lega in via Bellerio.

FONTANA VERSO LA VITTORIA

Con i primissimi dati proiettati questo pomeriggio sulle regionali in Lombardia, si conferma l’impressione degli exit poll di ieri sera: Giorgio Gori starebbe per perdere la sfida contro il centrodestra di Attilio Fontana. La previsione della vigilia va delineandosi con un’altra sconfitta per il Pd, battuto e anche sonoramente nelle Politiche del 4 marzo: guardando le proiezioni di Opinio Rai (con copertura del 5%) il candidato di Forza Italia, Lega, FdI, NcI prende il 39,1%, vincendo la sfida elettorale contro Gori (centrosinistra-Pd) al 34,3%. Sale e non poco il Movimento 5 Stelle, con Dario Violi al 21,4%, ben al di sopra della media pensata ad inizio Regionali e in linea con il successo avuto nelle Politiche votatesi ieri. Chiude Onorio Rosati di LeU, al 3,2% su scala regionale. I dati sono in aggiornamento ovviamente, ma dopo le prime proiezioni pare davvero che la Lega in Lombardia abbia dato un sonoro “schiaffo” elettorale al Partito Democratico, sempre più ridotto in “rottami” e il candidato renziano Gori che ne paga le conseguenze in Regione. (agg. di Niccolò Magnani)

GLI ULTIMI SONDAGGI

La corsa alla presidenza della Regione Lombardia è partita in salita per Giorgio Gori, il candidato del centrosinistra. Dal 1995 la regione più popolosa e dinamica d’Italia è infatti ininterrottamente territorio di conquista per la coalizione di centrodestra (quattro mandati di Formigoni, più l’ultima presidenza Maroni). L’obiettivo del 57enne ex manager Mediaset e attuale sindaco di Bergamo, scelto come candidato del centrosinistra alla fine dello scorso ottobre, senza passare dalle primarie, è ovviamente quello di prendere anche un solo voto in più del suo avversario, Attilio Fontana, candidato del centrodestra, sostenuto da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia-Udc. Gori, invece, è appoggiato dal Pd e dai suoi alleati minori, ma non da Liberi e Uguali, l’altra principale forza del centrosinistra. Anche un solo voto in più, infatti, consente non solo di raggiungere la carica di governatore, ma in base alla legge elettorale lombarda, che prevede un sistema proporzionale con premio maggioritario, il vincitore si aggiudica una quota supplementare di consiglieri regionali per sé e per le liste collegate.

ELEZIONI LOMBARDIA 2018, GIORGIO GORI: I SONDAGGI

Secondo gli ultimi sondaggi, diffusi prima del divieto, Gori è più di cinque punti dietro Fontana, mentre Dario Violi, attivista del Movimento 5 Stelle, è molto lontano, sotto al 20 per cento. Gori era accreditato di un consenso intorno al 35%, cioè circa 3-4 punti in meno di Umberto Ambrosoli, candidato del centrosinistra nel voto regionale del 2013. Cinque anni fa,  l’affluenza finale alle urne è risultata pari al 76,73%: 5.938.044 votanti su 7.738.280 aventi diritto al voto. In quell’occasione ha trionfato il candidato del centrodestra Roberto Maroni. L’ex ministro dell’Interno, uomo di spicco della Lega, ha raccolto 2.456.921 voti, il 42,81 per cento, staccando di oltre quattro punti Umberto Ambrosoli, candidato del centrosinistra che ha raccolto il 38,24 per cento.