Secondo Repubblica e il Messaggero, ieri sera Paolo Gentiloni si sarebbe irritato e non poco contro il suo segretario dimissionario del Pd: «Mi ha dato dell’inciucista, sono sconvolto» avrebbe detto ai suoi fidati consiglieri il premier uscente, con mirino diretto contro la scelta di Renzi di dimettersi con la “mossa-show” del Nazareno. «Mi ha dato dell’inciucista. Lui a me! Un’accusa spudorata. Sa bene che qui nessuno pensa a fare accordi con nessuno», avrebbe sbottato il Capo del Governo, fino ad oggi quasi sempre in asse positiva con Renzi. Il Pd è in rivolta tra chi dà del “matto”, del “folle” e del “baro” perché avrebbe dato le dimissioni e poi subito “congelate” per provare a mettere in difficoltà chi è lanciato verso un’alleanza con i Cinque Stelle. Secondo La Stampa intanto, il “partito di Mattarella” starebbe ingrossando le sue fila a pochi giorni dalle Consultazioni che il capo dello Stato terrà al Quirinale e dopo le quali deciderà il da farsi sugli incarichi di governo. «Il partito di Mattarella è nato alle prime luci dell’alba del 5 marzo ed ha registrato subito due iscritti d’eccellenza: Paolo Gentiloni e Dario Franceschini. Primo punto del programma di questo partito, sarebbe lavorare al varo di un governo che veda assieme Movimento Cinque Stelle e Pd. Il secondo punto del programma è solo la logica conseguenza del primo: isolare e dare scacco matto al segretario in difficoltà. Un partito-fantasma, dunque. Ma con obiettivi assai concreti», scrive il quotidiano diretto da Maurizio Molinari. (agg. di Niccolò Magnani)



RENZI TEME I RIBELLI PD

Matteo Renzi teme e non poco la possibilità che Mattarella possa realmente affidare il governo del Paese al Movimento 5 Stelle con una parte del “suo” Partito Democratico: per questo motivo ieri ha consegnato dimissioni da segretario ma ha anche avvisato la sua compagine, con il Congresso che si terrà solo dopo insediamento del Parlamento per eventualmente far mettere alla prova degli elettori Pd la scelta, qualora avvenisse, di una parte dei dem di andare con i Cinque Stelle pur di entrare in un governo. La mossa politica di Renzi, oltre ad una buona dose di cinismo, rappresenta oggi per Emiliano, Zanda, Orlando e altri membri ostili al segretario un problema da risolvere al più presto: il ragionamento è, “se noi non facciamo accordo con M5s, Di Maio andrà da Salvini a chiedere voti e sarebbe molto peggio”. Di quest’avviso la pensano anche Franceschini, Delrio e forse anche Gentiloni (scrive l’Agi questa mattina): sarebbero i “pontieri”, ma Renzi già li definisce ribelli e “ieri” lo ha fatto intendere nelle sue particolari dimissioni post debacle Elezioni. Alcuni lo chiamano addirittura “partito di Mattarella” che vedrebbe alcuni dem (e forse anche alcuni di LeU, anche se i seggi in Parlamento saranno pochissimi) “chiamati” dal Presidente della Repubblica a fare da ponte con il M5s onde evitare un governo “estremista” Di Maio-Salvini. (agg. di Niccolò Magnani) 



BERLUSCONI, “A SALVINI IL MANDATO DI GOVERNO”

“Il presidente Berlusconi ha incontrato Matteo Salvini e nel complimentarsi con lui, ha confermato che con questo risultato le forze del centrodestra potranno rafforzare la coalizione che dovrà ottenere il mandato di governare l’Italia per far ripartire il nostro Paese”. Questa la nota diffusa da Forza Italia per conto di Silvio Berlusconi, che pare rassegnarsi all’ipotesi Salvini premier. Dopo il sintetico faccia a faccia ad Arcore, i due hanno convenuto che si tratti dello scenario migliore. Il mandato deve andare alla coalizione, non al Movimento 5 Stelle: “ll centrodestra è il vincitore politico di queste elezioni. I dati confermano che – dopo cinque anni di opposizione – rappresenta la prima area politica del Paese. I nostri contenuti, dal taglio alla pressione fiscale a una diversa politica sull’immigrazione, sono stati apprezzati dagli italiani. L’apporto numerico e politico di Forza Italia è stato evidentemente determinante per questa affermazione, nonostante il grande svantaggio causato dall’incandidabilità del suo leader Silvio Berlusconi”. Come da prassi, la decisione finale spetterà a Mattarella. [agg. di Rossella Pastore]



IL PARERE DI GIORGIA MELONI

Il leader della Lega Matteo Salvini, grande vincitore di questa tornata elettorale, si è recato ad Arcore alla corte del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Salvini aveva dichiarato oggi in conferenza stampa che avrebbe sentito telefonicamente gli altri leader della coalizione di centrodestra. Risulta, per la dichiarazione rilasciata da Giorgia Meloni, che si sarebbe effettivamente sentito telefonicamente con l’esponente di Fratelli d’Italia, ma evidentemente con Berlusconi ha preferito un incontro di persona, forse per trovare un accordo sul nome del premier. Convergeranno entrambi su Tajani, candidato premier individuato da Berlusconi oppure Salvini, in qualità di grande vincitore all’interno della coalizione, farà valere il peso dei suoi voti, per esprimere la sua preferenza? L’incontro che si è tenuto ad Arcore dopo la conferenza stampa e prima della partenza del leader della Lega per Roma, è durato poco, ma sembra essere stato un momento di confronto positivo e cordiale. (agg. di Laura Bellotti)

PER GIORGIA MELONI DEVE ESSERE SALVINI IL CANDIDATO PREMIER

Mattarella, consultazioni al Quirinale: a chi darà l’incarico di formare il nuovo governo il Presidente della Repubblica? E’ testa a testa tra il Centrodestra, con la Lega forza trainante, e il Movimento Cinque Stelle, primo partito. Le due forze sono staccate di circa cinque punti percentuali, con l’allenza tra Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia che necessita di almeno altri 50-60 seggi per ottenere la maggioranza piena. In queste ultime ore in tanti si stanno ponendo la domanda su come agira Sergio Mattarella e arrivano i primi feedback dai leader politici. intervenuta in conferenza stampa, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha commentato così: “Al presidente Mattarella diremo di dare l’incarico a Matteo Salvini in quanto candidato premier della coalizione di Centrodestra, che ha la percentuale più alta di preferenze e che rispetto agli altri partiti ha numericamente più possibilità di raggiungere la maggioranza che lo sostenga”. (Agg. Massimo Balsamo)

MATTARELLA CONSULTAZIONI AL QUIRINALE

Tutti guardano al Colle: è lì, al Quirinale, che si decidono i destini dell’Italia dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018. Sarà infatti il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a dover indicare nei prossimi giorni lla forza politica a cui affidare un incarico esplorativo o un mandato pieno per dare forma ad un nuovo esecutivo. Ma c’è un problema: che nessuno ha i numeri per dare vita al governo. Come ampiamente pronosticato da molti osservatori un minuto dopo l’approvazione del Rosatellum, nessuno ha ottenuto il 40% necessario a governare l’Italia. Non lo hanno i grillini, che pure con il 32% dei voti si sono garantiti una posizione centrale in Parlamento. Non lo ha neanche il centrodestra a trazione leghista, a cui mancano diversi seggi per raggiungere il magic number. Dunque la domanda è la seguente: che farà Mattarella? A chi deciderà di affidare l’incarico di ottenere un governo?

LE CONSULTAZIONI DI MATTARELLA: DI MAIO O SALVINI PER IL NUOVO GOVERNO?

La risposta è custodita nei pensieri di Mattarella, ma il presidente della Repubblica prima di prendere una decisione ha un’agenda d’impegni prestabilità da seguire. Tutto avrà inizio tra l’8 e il 9 marzo, prima tappa di quella che è stata già definita la Terza Repubblica, quando i nuovi eletti si registreranno in Parlamento. Ma l’appuntamento che per primo dirà qualcosa sugli equilibri della 18esima legislatura è fissato per il 23 marzo, per la prima seduta delle nuove Camere. Sarà allora che capiremo se in Aula sarà possibile giungere ad un accordo (e tra chi) per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Soltanto a fine mese avrà il via la prassi delle consultazioni al Quirinale, con Mattarella che cercherà di capire dalle dichiarazioni dei diversi gruppi se esistono i margini per formare una maggioranza. Se nessuno dovesse cedere, allora, il Capo dello Stato potrebbe chiedere di dare vita al cosiddetto governo di scopo, un esecutivo formato da “responsabili” con un agenda di impegni da portare a compimento sul modello della Groasse Koalition tedesca con a capo verosimilmente una personalità superpartes. Ma visto lo scenario uscito dalle urne e l’inconciliabilità professata prima del voto neanche l’ipotesi di uno stallo e di un nuovo ricorso alle urne in autunno pare più così peregrina…