Dopo l’esperienza di cinque anni fa, quando era il Pd ad avere bisogno dei voti del M5s per far partire un governo, ora Luigi Di Maio ha le idee chiare. Vuole un incarico pieno, non un mandato esplorativo. «Noi non faremo la fine di Pierluigi Bersani che è stato bruciato con il mandato esplorativo», questo il pensiero che circola all’interno dello staff del candidato premier e riportato da La Stampa. Nel Movimento 5 Stelle si sta insinuando il sospetto che Matteo Renzi e Silvio Berlusconi vogliano spingere Di Maio a scendere per primo nell’arena del Parlamento, facendo così naufragare l’eventuale mandato ottenuto dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Per questo Di Maio preferisce continuare ad aspettare, osservando i tentennamenti ella Lega e sperando che il fallimento della leadership renziana liberi il Partito democratico per un’alleanza di governo. Il leader M5s attende segnali precisi già lunedì, alla direzione del Pd. Intanto le trattative continuano: i contatti sono costanti e i grillini sono convinti che altri democratici usciranno allo scoperto per sostenere un governo M5s. Non solo Michele Emiliano e Francesco Boccia, ma anche Sergio Champarino. Ed è verso quell’area che M5s suggerisce di guardare: a Damiano e Pollastrini, della corrente di Orlando, quella più sensibile alle proposte economiche del Movimento. Ma ci sono contatti anche con altri big del Pd per arrivare a un accordo, sebbene dal M5s smentiscano abboccamenti. (agg. di Silvana Palazzo)
“O PARLANO CON NOI O NIENTE LEGISLATURA”
Luigi Di Maio, M5S al Governo: il candidato premier pentastellato è stato chiaro nel suo ultimo intervento a Pomigliano d’Arco. Il M5S è il primo partito, anche se distanziato di quattro punti dal Centrodestra, coalizione formata da Lega, Forza Italia, Noi con l’Italia e Fratelli d’Italia. Luigi Di Maio ha commentato l’exploit del Movimento alle politiche: “In queste ore tutti provano ad avvicinarci alla destra o alla sinistra, ma il Movimento 5 Stelle non è né di destra e né di sinistra. Quelle sono categorie superate, dobbiamo dirlo con forza per chè è questo che ci ha fatto arrivare dove siamo. Non siamo una forza territoriale: siamo proiettati al governo di questo Paese, non come forze politiche territoriali che stanno a oltre quindici punti da noi”. Infine, una battuta, anzi un avviso: “Ora dovremo eleggere i presidenti di Camera e Senato: siamo pronti al dialogo con tutti, ma devono venire a parlare con noi: altrimenti è difficile fare qualcosa in questa legislatura”. (Agg. Massimo Balsamo)
IL COMMENTO DI CONFINDUSTRIA
Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, nel ribadire che l’associazione da lui presieduta non teme l’avvento del M5s di Luigi Di Maio sulla scena politico, ha ammonito i partiti dal pensare di dare all’Italia un nuovo periodo di instabilità. Serve un governo che governi, questo in sintesi il messaggio di Boccia, come riportato da Il Sole 24 Ore:”L’importante è che si assicuri un Governo al Paese” e che “non si cambino provvedimenti che hanno avuto effetti sull’economia reale”. Ma il presidente di Confindustria è stato ancora più chiaro nei confronti dei partiti che “giustamente devono rivendicare i risultati del voto, ma ora finisce la stagione delle rivendicazioni e comincia la stagione del governo di un grande Paese industriale, con una crescita che deve accelerare per ridurre i divari ed essere protagonista della discussione di bilancio europea”. (agg. di Dario D’Angelo)
BOCCIA, “5 STELLE NON FANNO PAURA”
«Il Movimento 5 Stelle non ci fa paura»: lo ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, nella prima dichiarazione post-Elezioni del capo degli industriali italiani. A Milano per l’assemblea di Sistema Moda Italia, il leader di Confindustria ha usato una sorta di “captatio benevolentiae” verso il nuovo corso che sembra poter prendere la politica italiana dopo il voto clamoroso del 4 marzo. «I 5 Stelle non fanno paura, valutiamo i provvedimenti, stiamo parlando di partiti democratici», sottolinea Boccia cercando di allontanare le voci che vedrebbero industriali e tecnocrati Ue impauriti per l’assoluta inattendibilità del Movimento 5 Stelle alla sua, forse, prima prova di Governo del Paese. Una sorta di “mano tesa” a Di Maio e Grillo, quella data da Boccia e dal board di Confindustria: non mancano però dei primi paletti posti su alcune riforme dei governi Pd giudicate positive, «Riteniamo che alcuni provvedimenti abbiamo dato effetti sull’economia reale in questo momento storico, in particolare il Jobs Act e il piano Industria 4.0. Smontarli – avverte Boccia – significa rallentare, invece dobbiamo accelerare se vogliamo ridurre il divario e aumentare l’occupazione nel paese abbiamo bisogno di una precondizione che si chiama crescita», conclude Boccia.
MARCHIONNE, “ABBIAMO VISTO DI PEGGIO”
Il presidente di Confindustria ha poi lasciato un commento anche sulla principale riforma economica lanciata da Di Maio nel programma a Cinque Stelle, ovvero il reddito di cittadinanza: «”Bisogna vedere cosa hanno veramente in mente di fare». In particolare, si deve capire quanto è la quota in termini di costo per lo Stato, e quindi quanto incide dal punto di vista di deficit e debito pubblico», spiega Boccia. Si tratta di una questione europea, una questione italiana secondo il n.1 degli industriali, che spiega ancora «Un esito di questo tipo un po’ era nell’aria, ma non a questo livello, bisogna prendere atto del voto degli italiani. L’appello lo abbiamo fatto ieri: l’idea di avere a cuore l’interesse del Paese», avanza ancora Confindustria, nella stessa mattina in cui ha parlato del possibile nuovo governo M5s anche il Presidente di Fca Sergio Marchionne. «Salvini e Di Maio non li conosco, non mi spaventano. Paura del M5S? Ne abbiamo passate di peggio», spiega il n.1 di Fiat Chrysler durante la conferenza stampa al Salone dell’Auto di Ginevra.