La speranza dell’Italia è che oggi i due vincitori, M5s e Lega, i quali da soli hanno preso circa il 50% delle preferenze, imparino la saggezza. Infatti, al di là di ogni alchimia di alleanza che possa arrivare, sono di fatto Di Maio e Salvini con i loro numeri a guidare il paese, e le loro scelte lo salveranno o lo perderanno.



Non inganniamoci, le chance sono che lo perdano. E ciò per due ordini di motivi.

Uno di Dna politico-culturale. Difficile che possano convertire i rispettivi populismi in corsa per una strategia di lungo termine che finora non hanno mostrato.

L’altro è di chimica politica. La Lega ha un accordo con Forza Italia: difficile sia scaricarla, sia portarsela dietro in una improbabile alleanza con M5s. L’M5s a sua volta è un partito senza alleati e senza strategia, quindi è difficile che oggi si inventi attore attivo di possibili alchimie di governo. Preferirebbe essere dominus passivo, con altri che lo corteggiano e il Movimento a dettare condizioni, ma così è facile rimanere solo all’opposizione.



Contro il freddo calcolo delle probabilità c’è però la calda speranza che un miracolo accada e i due vincitori si facciano illuminare sulla via del Quirinale. Però, si sa, anche se i miracoli esistono, sono rari.

L’altro elemento della chimica elettorale è che i due partiti protagonisti della seconda repubblica, Forza Italia e Partito democratico, hanno ormai appena il 40 per cento dei voti. Cioè è stato un voto contro di loro. Se Matteo Renzi (segretario Pd) ha perso, Silvio Berlusconi (patron di FI) non ha vinto. Quindi come possono governare, insieme o in compagnia di alcuno? Poi è possibile pensare ad allungare un governo Gentiloni tanto sonoramente battuto?



Eppure, stando alle alleanze di oggi, almeno uno di loro dovrebbe governare, ma ciò non sarebbe tradire il verdetto delle urne? Anche perché il restante 10 per cento dei voti si è distribuito tra un pulviscolo di formazioni che graviterebbero più sui due vincitori che sui due sconfitti.

Infine, è pensabile governare senza almeno uno dei due sconfitti?

Nel 2001 in Tailandia Thaksin vinse le elezioni più o meno con una maggioranza come i M5s, ma, visto che aveva un progetto forte e chiaro, in pochi giorni conquistò il parlamento e il governo. Il M5s ha un programma forte e chiaro oltre “onestà-onestà”?

Insomma tutto è incerto e nelle mani del presidente Sergio Mattarella. Ma senza nessuna formula collaudata, con un orizzonte europeo dove la Germania non ha ancora un governo, le prossime saranno giornate di grande inquietudine. Nella speranza che una quadra, per quanto rappezzata, si trovi.