Mentre il leader M5s chiede a tutte le forze politiche di essere responsabili e di evitare “teatrini” o “giochi di palazzo” visto che non c’è maggioranza nel Paese, qualcuno chiede allo stesso Di Maio di evitare di perdere pezzi ulteriori dopo il grande risultato delle Elezioni. Questo “qualcuno” è il padre fumantino di Alessandro Di Battista che su Facebook scrive: «dai amnistia a quegli erranti 5Stelle. Sulla mia pagina la stragrandissima maggioranza è per il perdono, sii generoso». Vittorio Di Battista intende quei cacciati nello scandalo Rimborsopoli o gli affiliati massoni che sono stati eletti e che Di Maio aveva promesso prima del voto che li avrebbe fatti dimettere una volta entrati in Parlamento. Erano stati definiti “impresentabili” da Di Maio e dallo stesso Di Battista, ma la base grillina – per evitare di avere ulteriori problemi di numeri in Camera e Senato – chiede di non perdere altri seggi preziosi nell’ottica di andare assolutamente al Governo. «Consentire che anche un solo parlamentare eletto sotto i colori grillini passi al gruppo misto potrebbe rivelarsi un imperdonabile spreco», spiega il padre di “Dibba”. Ma Di Maio la penserà uguale? (agg. di Niccolò Magnani) Qui i risultati di Elezioni Politiche 2018 e le Elezioni regionali in Lombardia e in Lazio – Eletti e seggi alla Camera e al Senato – Dimissioni Renzi
“NON SI FERMA IL VENTO CON LE MANI”
Il trionfo a Pomigliano ieri sera ha sancito come la gente, soprattutto al sud, ha votato Di Maio perché se lo è visto in piazza molto più di tutti gli altri leader (l’unico simile è Salvini, guarda caso il secondo vincitore di queste elezioni, ndr). Lo ha confermato anche la sondaggista di Euromedia, Alessandra Ghisleri, questa mattina a Omnibus su La7 nell’analizzare il voto del 4 marzo: «Chi era contro il centrodestra ha visto nei grillini il partito cui fare riferimento. Gli elettori hanno votato Di Maio o Salvini perché parlavano nelle piazze, dei problemi della gente e non dalle poltrone». Secondo la sondaggista, e secondo anche i risultati netti in questo senso, «il Pd è stato escluso nel dibattito». Nella lunga lettera a Repubblica stamattina lo stesso Di Maio, oltre a fare appello alle forze politiche per provare a costituire un governo, ha calcato la mano sulla nuova «Terza Repubblica che sarà la Repubblica dei Cittadini; Dieci milioni di poveri non possono essere ignorati. 30 miliardi di sprechi non possono non essere eliminati. Una tassazione folle per le imprese non può non essere ritoccata. La sicurezza nelle città giorno e notte non può non essere garantita. La disoccupazione, soprattutto giovanile, non può continuare a dilagare. Questo è il messaggio che arriva forte e chiaro dalle urne». Temi e istanze “populiste” che toccano punti veri: il governo sarà impostato in questo modo e chi è con il M5s è pronto a farsi avanti: Pd “derenzizzato” o Salvini? (agg. di Niccolò Magnani)
LA LETTERA A REPUBBLICA
Luigi Di Maio ha mandato una lettera aperta a Repubblica, il giornale che fino a due giorni prima delle Elezioni spingeva per non votarlo e per scegliere la strada dei moderati contro gli estremismi di M5s e Lega. Ora però, davanti al rischio di un governo leghista, prima arriva l’endorsement di Scalfari ora la lettera aperta con appello a tutte le forze politiche per provare un governo che eviti la “minaccia” di Salvini. «Un tempo li consideravo uguali. Nel senso che non si votano. Perché erano al centro uno della chiusura e l’altro del populismo, il movimento grillino. Oggi tra Salvini, che è quello di prima, e Di Maio che sembra radicalmente cambiato, sceglierei Di Maio»: così Scalfari sul “nuovo” Di Maio e così invece il candidato premier del Movimento 5 Stelle proprio oggi sullo stesso giornale. «Politica da anni vuol dire cose brutte: corruzione, prepotenza, sprechi, privilegi, conflitti d’interesse, voltagabbana, tradimenti, casta, poltrone, soldi, clientele, tangenti, speculazioni, bugie. Basta!». Poi cita addirittura De Gasperi e prova l’attacco finale: «Politica vuol dire realizzare. La vittoria del Movimento è una “Rivoluzione copernicana” della politica: I cittadini ci hanno dato un mandato chiaro. “Partecipa, scegli cambia” era quello che abbiamo chiesto ai cittadini, loro hanno partecipato e hanno scelto». Chiede di parlare con tutti ma tiene anche a precisare che il premier sarà lui, altrimenti non si andrà da nessuna parte. (agg. di Niccolò Magnani)
“NON FARÒ LA FINE DI BERSANI”
Luigi Di Maio e il Movimento 5 Stelle lavorano ad un’intesa di programma blindata con un contratto, su diversi punti in comune con la sinistra, non ad un’alleanza di governo. «Non faremo la fine di Bersani: voglio un incarico pieno». Questo secondo La Stampa trapela dai vertici M5s, che smentiscono abboccamenti tra vertici e ambienti renziani. Nel frattempo Di Maio accoglie con piacere le aperture degli industriali, l’endorsement di Eugenio Scalfari, ex direttore di Repubblica, e l’apertura di Floris che dice di preferirlo a Matteo Salvini. L’idea dunque in casa M5s è di adottare la formula del sostegno esterno, sul modello di quanto avvenuto in Spagna dove i socialisti hanno sbloccato l’impasse in cui era precipitato Mariano Rajoy del Ppe. In questo modo il Partito democratico non avrebbe le mani legate, ma margini comunque per condizionare l’esecutivo grillino. Non è da escludere però, sempre secondo La Stampa, che il Movimento 5 Stelle non possa spingersi più in là lasciando qualche ministero a disposizione dei tecnici Pd. M5s non mollerà sulla presidenza del Consiglio, anche se il presidente della Repubblica offrisse a Di Maio la presidenza della Camera.
Il problema vero per Luigi Di Maio restano i numeri: il Movimento 5 Stelle a Montecitorio ha 221 seggi, quindi ne servono altri 90 eil timore è che Matteo Renzi, nonostante la sconfitta, possa tenersi una pattuglia per sé. A quel punto si potrebbe volgere lo sguardo alla Lega. Del resto è quello che ha lasciato intendere Beppe Grillo ieri: «Noi siamo un po’ Dc, un po’ di destra e un po’ di sinistra… Sopravvive chi si adatta». Intanto Carlo Calenda ha preso una posizione chiara sulla questione della convergenza tra M5s e Pd: «Se il PD si allea con il M5S il mio sarà il tesseramento più breve della storia dei partiti politici», ha twittato all’indomani dell’annuncio dell’iscrizione al Partito democratico. Il ministro dello Sviluppo economico si allinea con Matteo Renzi: «Si può ripartire solo se lo si fa insieme. Ultima cosa di cui abbiamo bisogno è arrocco da un lato e desiderio di resa dei conti dall’altro. Ridefinire il nostro messaggio al paese, riaprire iscrizioni e tenersi lontano da M5S. Leader c’è e fa il PDC (il presidente del Consiglio, ndr)», ha scritto rispondendo ad un follower. (agg. di Silvana Palazzo)
GOVERNO, INCARICO AL MOVIMENTO 5 STELLE?
Elezioni politiche 2018, gli italiani hanno scelto ma non c’è nessuno con la maggioranza: è sfida tra il Centrodestra e il Movimento 5 Stelle. Se la coalizione formata da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia-UDC vanta il primo posto con il 37 per cento, il M5S punta sul fatto di essere il primo partito con il 32 per cento e di non essere in coalizione con nessun altro partito. Da casa pentastellata filtra ottimismo sulla salita al Governo e può puntare su alcuni dati di fatto, basti pensare alla lista dei ministri già inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Di pubblico dominio i nomi dei 17 ministri del governo M5S, con alcuni volti noti del partiti e con alcuni professionisti: dal ministro degli Interni Paola Giannetais al ministro dell’Economia Andrea Roventini, passando per il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Il M5S ha chiesto il mandato pubblicamente e ha già pronta la prima strategia come sottolinea l’Huffington Post: il candidato premier Di Maio cerca alleati e la prima idea è quella di offrire punti programmatici a tutti i partiti.
DI MAIO: “RAPPRESENTIAMO L’ITALIA”
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella valuterà nei prossimi giorni il da farsi, con il Movimento 5 Stelle pronto ad attuare il suo programma di Governo. Il punto di forza, che ha attratto diversi consensi in particolare al Sud, è il reddito di cittadinanza. Ma non solo. Lo stesso Luigi Di Maio, portato in trionfo a Pomigliano d’Arco, ha analizzato la situazione: “Non solo siamo la prima forza politica del paese, ma siamo una forza che rappresenta tutta l’Italia. Noi abbiamo vinto queste elezioni politiche perché siamo stati in grado di ricucire il paese per metterci tutti quanti insieme e superare le ideologie”. Ed è il primo partito, secondo l’esponente pentastellato, a meritare l’incarico di governo, con i primi provvedimenti già chiari: “Siamo una forza politica che ha messo insieme 11 milioni di italiani, che è prima in quasi tutte le regioni italiane. Non ci fermiamo qui: abbiamo un unico grande obiettivo, che è prendere questo consenso e portarlo a Palazzo Chigi e riunire il primo consiglio dei ministri. Abolire i vitalizi, tagliare gli stipendi parlamentari, recuperare 30 miliardi e metterli per i vostri diritti”. Infine, una stoccata alla Lega, forza trainante del Centrodestra :“Non siamo una forza territoriale: abbiamo raccolto consenso in tutto il paese. Rappresentiamo tutto il territorio nazionale, inevitabilmente siamo proiettati al governo di questo paese”.