Dopo il post su Facebook arriva anche l’intervista a Porta a Porta dove il Ministro della Giustizia continua il suo attacco a Matteo Renzi, reputato motivo n.1 della sconfitta patita dal Pd alle scorse Elezioni. «Non è che Renzi si può dimettere dopo la formazione del governo. Mi aspetto che si dimetta. È quello che dice lo statuto. Non c’è bisogno di alcuna sfiducia. Renzi si è dimesso. Abbiamo chiesto chiarezza rispetto agli effetti delle dimissioni», spiega il leader della minoranza dem che nel pomeriggio si era scagliato contro la possibilità di un governo “in appoggio” al Movimento 5 Stelle. Secondo Orlando c’è un forte problema di legittimazione per chi deve interloquire: «O uno si dimette o si deve trovare un altro assetto. Le cose si stanno incanalando in una qualche forma di reggenza o di gestione collegiale anche delle trattative con le altre forze politiche», conclude il ragionamento (attacco) Andrea Orlando. Qui i risultati di Elezioni Politiche 2018 e le Elezioni regionali in Lombardia e in Lazio – Eletti e seggi alla Camera e al Senato – Governo Di Maio
ORLANDO ATTACCA RENZI
Orlando in un sol colpo (e in un sol post su Facebook) riesce ad attaccare Renzi sulle elezioni e sugli “eccessivi timori” per un possibile accordo tra Pd e M5s. La minoranza dem, Emiliano escluso che ormai è più vicino a Di Maio che non al suo stesso partito, si schiera al momento contro il Governo di “stampella” ai grillini: «È stata una mossa brillante dal punto di vista comunicativo spostare il dibattito interno del Pd sul tema delle alleanze, anzi sull’alleanza con i 5stelle, oscurando così il tema del risultato elettorale», scrive il Ministro della Giustizia, finito secondo dietro Renzi alle primarie Pd di un anno fa. «La maggioranza, tutta, esclude questa ipotesi. Quindi quasi il 70% del Pd.L’area politica che mi ha sostenuto al congresso ha escluso la possibilità di un governo con i 5 stelle, così come con il Centrodestra, quindi si aggiunge un ulteriore 20% del Pd. In modo chiaro per questa prospettiva si è pronunciato Michele Emiliano che ha ottenuto al congresso il 10%. Il conto è presto fatto. Il 90% del gruppo dirigente del Pd è contrario ad un’alleanza con il m5s», scrive ancora Orlando, attaccando così il suo segretario semi-dimesso dopo la disfatta elettorale. E proprio su questo tema il Ministro vorrà riproporre come tema centrale alla Direzione di lunedì dem: «Il referendum nel Pd non serve. Il referendum sul Pd c’è già stato. Siamo al 18%. Un solo punto sopra la lega di Salvini. Alla direzione dobbiamo parlare di questo, delle ragioni profonde di questa disfatta elettorale». Intanto, giusto per aggiungere sale alle ferite profonde del Pd, un altro elemento anti-Renzi (ma iscritto ai dem) si scaglia pesantemente contro il segretario dalle colonne del Corriere della Sera: «Lui e la sua cerchia sono delinquenti seriali che hanno distrutto la sinistra e rotto l’idea di comunità. Renzi e l’attuale direzione del Pd non sono degni di affrontare il dibattito su quello che dovrà fare da ora il partito. È un delinquente che va processato».
NUOVO ATTACCO EMILIANO VS CALENDA
Non terminano gli attacchi del Governatore Michele Emiliano al neo-iscritto al Pd Carlo Calenda: «Adesso con i nuovi risultati elettorali, c’è da chiedersi che succederà all’Ilva, alla Tap, all’Alitalia. Tutte cose che gli avevo detto in precedenza e che avremmo potuto risolvere brillantemente con il governo del Pd. Ma per colpa di Calenda tutto questo è andato in stallo», attacca il Presidente della Puglia in una conferenza stampa a Bari sul tema del turismo. Secondo Emiliano lo status quo che ha cercato di difendere l’indifendibile – riferimento evidente al segretario Renzi – «ora è dietro Calenda. Bene vorrà dire che se continuiamo così il Pd sparirà dalla faccia dell’orizzonte politico». Calenda in un tweet – senza rispondere direttamente a Emiliano – spiega che sebbene non sia lui l’anti-Renzi, non per questo bisognare rinnegare un percorso solo perché ora si è stati sconfitti al voto. A Emiliano è stato invece ricordato che Calenda ha espresso tutta la sua contrarierà ad un accordo con M5s, e lui replica immediato: «È un motivo in più per fare l’alleanza con il M5s prima se ne va Calenda, meglio è».
EMILIANO: “BISOGNA LIBERARSI DA GENTE COME CALENDA”
La polveriera Pd è ancora completamente in funzione e non accenna a fermarsi: dopo una intervista a Repubblica dove Zanda aveva azzardato un «Pd all’opposizione e Martina reggente» e dopo le parole di Orlando che aveva allontanato l’ipotesi di un governo con M5s “a breve” seguendo in questo modo la linea del “nemico” Matteo Renzi – «Un’alleanza con M5s? No, non siamo compatibili né con loro né col centrodestra. Stiamo discutendo dell’ipotesi di alleanza con Di Maio perchè è stata la prima introdotta nella discussione interna al partito ma abbiamo la stessa distanza con i grillini e con il centrodestra» – arriva la stoccata pesantissima di Michele Emiliano che se la prende con Calenda (ipotizzato da lui come pedina di Renzi) appena iscrittosi questa mattina al Partito Democratico. «Bisogna liberarsi al più presto di personaggi come Calenda e ricominciare un cammino diverso», ha spiegato il Governatore della Puglia davanti ai giornalisti a Bari. «E adesso la brutta notizia è che ha perfino deciso di iscriversi al Pd: questa veramente è la notizia più triste di questi giorni», sottolineando come l’ennesimo attacco gratuito contro il ministro Mise dipenda dalle arcinote vicenda legate all’Ilva e alla Tap. Qualche ora prima, il Pd aveva twittato una foto con il neo-iscritto Carlo Calenda con la scritta «benvenuto!», mentre lo stesso ministro sul suo profilo postava la nuova tessera dem, «Come disse quello: “il dado è tratto”» Inutile dire che molto probabilmente a breve arriverà la replica alle dure e spiacevoli parole di Emiliano. Sì, il Pd sembra proprio pronto ad implodere ancor prima della Direzione di lunedì.
GOVERNO PD-M5S: CALENDA, “IN QUEL CASO ESCO SUBITO”
Quando è stata posta al ministro Calenda la domanda sulla possibilità di un appoggio o sostegno all’idea di un accordo M5s-Pd per un possibile governo del Paese, la risposta del neo iscritto ai dem è stata, diciamo così, netta: «Se il PD si allea con il M5S il mio sarà il tesseramento più breve della storia dei partiti politici». La posizione è chiara come lo è quella di Renzi: se si vuole fare un accordo con i grillini, poi si dovrà dar ragione di questo ai propri iscritti e ai propri elettori, e non certo lo si potrà fare con degli accordi “di caminetto”, come ha più volte spiegato il segretario dimissionario in questi ultimi due giorni. «Si può ripartire solo se lo si fa insieme. Ultima cosa di cui abbiamo bisogno è arrocco da un lato e desiderio di resa dei conti dall’altro. Ridefinire il nostro messaggio al paese, riaprire iscrizioni e tenersi lontano da M5S. Leader c’è e fa il PDC (il presidente del Consiglio, ndr)», scrive ancora rispondendo ad una follower, il ministro dello Sviluppo economico. Intanto dal Quirinale arrivano conferme sul giorno in cui saranno riunite le Camere per eleggere i due nuovi presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama, il 23 marzo. Da quel giorno in poi, ogni possibile data è ipotizzabile per le prime consultazioni al Quirinale dove provare a decidere assieme a tutti i partiti chi potrà andare in Parlamento per ottenere l’incarico di governo. In ultima analisi, sono giunti gli ultimi risultati sui seggi assegnati all’Estero: 7 vanno al Pd, 5 al Centrodestra e uno solo per il Movimento 5 Stelle alla Camera.
RENZI, CALENDA E DI MAIO: IL “BALLO” DEL GOVERNO
Carlo Calenda si è iscritto al Pd e qualcuno ha pensato che potesse essere la mossa, ultima e disperata di Renzi, di portare un “suo” uomo all’interno del Partito Democratico per potersi giocare l’ipotesi di una candidatura alla nuova segreteria che si insedierà nei prossimi mesi. Così però, al momento, non è per il Ministro dello Sviluppo Economico che ha spiegato bene come non conosce il territorio, gli aderenti e gli iscritti al Pd: «per poter fare il segretario bisogna sapere molto di più, io in questo momento non conosco bene e non intendo candidarmi». Ha poi scritto ancora su Twitter, nel suo classico rispondere ai tanti follower che gli pongono domande, «Presa di coscienza sul futuro del PD non resa dei conti su passato. Ho sempre parlato chiaro con Renzi ma mi rifiuto di partecipare ora alla rimozione collettiva di un percorso che ha avuto anche tantissimi elementi positivi. Se cercano anti-Renzi non sono io».
Intanto le dimissioni “congelate” di Matteo Renzi fanno sempre più discutere, con una grossa fetta del Pd che voleva una cacciata immediata del segretario che ha fallito le Elezioni più importanti: ma è l’accordo col M5s che Renzi vuole smascherare in ogni modo, con la formazione del governo nelle prossime settimane che molto probabilmente dirà molto se non tutto dell’immediato futuro dei dem. «Faremo tutti i passaggi istituzionali necessari per andare al governo, noi vogliamo andare a Palazzo Chigi perché abbiamo le mani libere per fare le cose giuste e non per farci i selfie»: lo ha detto Luigi Di Maio nella “sua” Pomigliano dove è stato accolto ieri da eroe conquistatore. Con la Lega? Col Pd? Con LeU? Di Maio e i grillini parleranno con tutti e poi Mattarella, che finora non ha ancora commentato nulla dei risultati elettorali, prenderà la decisione che ritiene più sensibilmente idonea.
LA CONTA DEI DANNI
La giornata passata ieri ha visto, come ogni buon tsunami che si rispetti, la prima conta dei “danni” per gli sconfitti alle Elezioni 2018 e i primi prospetti per chi invece il voto del 4 marzo lo ha visto uscire vincitore o quantomeno non demolito. Lato Pd, le dimissioni “congelate” di Renzi hanno dominato l’intero scenario di ieri con il caos più totale tra chi lo vorrebbe sostenere in un progetto di opposizione nel nuovo parlamento (molto pochi) e chi invece prova la grande fuga verso un possibile accordo con il M5s per andare al governo assieme. «Chi vuole fare governo con grillini lo dica lunedì in Direzione, vediamo chi ha il coraggio», attaccava ieri Renzi su Facebook. Emiliano e la minoranza spingono per parlare con Di Maio, Franceschini e Gentiloni sarebbero per l’idea di fare un “ponte” verso la Casaleggio per evitare un possibile governo Di Maio-Salvini, qualora ci fosse il no del Nazaareno.
Insomma, un caos totale dentro il quale Renzi potrebbe essere messo all’angolo nella Direzione di lunedì prossimo. Salvini e Berlusconi invece si dicono pronti a governare, chi da premier e chi come “regista” della coalizione, mentre di contro il Movimento 5 Stelle ha passato una giornata di trionfo e di calcolo per provare a convincere altre forze a partecipare al governo dei “10 punti” con ampia e larga “coalizione”. In tutto questo, i seggi a Camera e Senato sono ormai definiti e si attendono le ufficializzazioni dei prossimi giorni per iniziare a proiettarci sul vero punto caldo di queste Elezioni, che si trova al Quirinale: cosa deciderà Mattarella infatti farà dipendere molto dell’immediato futuro politico di questo Paese.