All’improvviso ieri l’accordo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio si è fatto più “probabile” dopo giorni in cui invece il gelo sembrava definitivamente calato sull’ipotesi di asse Lega-M5s: nel giorno delle seconde Consultazioni invece la vicinanza tra i due giovani leader si è fatta assai più prossima, al netto dell’immagine che vedrà il Centrodestra unito salire al Quirinale da Mattarella. Uniti solo lì perché su tutto il resto sembra esserci una voragine tra Salvini e Berlusconi-Meloni: prendete il caso Giorgetti, forse la punta dell’iceberg della furia con cui l’ex Cav starebbe meditando lo strappo dal giovane alleato di Centrodestra. Ieri Lega e M5s si sono messi d’accordo e hanno nominato Presidente della Commissione Speciale della Camera Nicola Molteni, leghista salviniano doc: tutto sereno? Per nulla, visto che nel Centrodestra al vertice di Arcore si era deciso che il candidato da votare era Giancarlo Giorgetti, già Capogruppo alla Camera e potente “uomo-ombra” della Lega: ieri invece Di Maio e Salvini sentendosi al telefono hanno virato su Molteni, con Berlusconi e Meloni che hanno saputo solo dalle agenzie della scelta, pare dalle ricostruzioni in Parlamento.



LA FURIA DI BERLUSCONI

Questo significa due punti politici abbastanza netti: per primo, che il Centrodestra è tutt’altro che unito e le scelte fatte due giorni prima vengono del tutto ribaltate a seconda del “fumo” politico del momento, con Salvini che prova a ingolosire Di Maio mostrandosi disposto a cambiare le proprie “nomine” per poter arrivare ad un accordo. Secondo punto più profondo, con Giorgetti “risparmiato” dalla nomina in Commissione si prospetta un futuro ben più di livello con qualche possibile ruolo “promesso” magari nelle segrete stanze telefoniche tra Salvini e Di Maio in un futuro neanche tanto prossimo di Governo Lega-M5s. Come ha detto bene Verderami oggi sul Corriere, la nomina del leghista è stata fatta subito «dopo una telefonata con il leader del Movimento 5 stelle. Il preludio della coltellata finale” al Cav». Berlusconi questo lo sa e sta meditando un possibile strappo, come dice Gianni Letta che consiglia un avanzamento verso il Pd, se non cambia il registro nelle Consultazioni di questo pomeriggio al Quirinale.

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