Ambizioso, incerto, spaventato nelle ossa, buttandosi avanti per non cadere indietro, Luigi Di Maio ha detto cose importanti ieri nel forum politico dell’Italia, il salotto tv di Bruno Vespa. Il paese va ricucito, ha spiegato Di Maio. Ciò è essenziale e giustissimo.

Ma tale ricucitura non è affatto semplice. L’M5s ha contributo nel bene o nel male a spaccarlo, forse anche mettendo in evidenza le grandi pecche dei partiti tradizionali.



Ma se il bene dell’Italia è la cosa più importante per il Movimento 5 Stelle, come ha sottolineato più volte il giovane leader, allora ciò non può avere precondizioni se non, appunto, il bene dell’Italia. Quindi Di Maio ascolti le sue stesse parole e sia disposto a mettersi da parte. Ciò non è né deve essere una punizione, ma una possibilità da esaminare come prova di buona fede sua e del movimento.



Lui e il movimento si sono battuti non per portare Di Maio a Palazzo Chigi, ma per cambiare l’Italia. Quindi che così operino, non mettendo pregiudiziali sul premier e dicendosi disposti ad essere portatori d’acqua. Dopo averla portata, poi, possono e devono controllare che sia acqua buona e pulita, che venga distribuita bene, ma non necessariamente deve essere Di Maio stesso a distribuirla.

Il punto è fondamentale e ci permettiamo di dirlo, forse aiuterebbe anche l’equilibrio del giovane leader e del movimento. L’ambizione è preziosa, è ciò che ci spinge in avanti, ma se si mette se stessi davanti agli obiettivi da raggiungere tutti gli equilibri cominciano a franare e l’ambizione divora chi ce l’ha.



È la vecchia trappola degli dèi, l’accecamento, la hubris, male che ha colpito forse tutti. Quindi niente di male se ora Di Maio e i 5 Stelle ne sono vittime. Ma se non si ravvedono, se non ammettono di essere disposti in linea di principio a un passo indietro, questo forse potrebbe accecarli.