Caro direttore,
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Recentemente Jeffrey Sachs, forse il più importante economista liberal americano, ha pubblicato un’opinione importante e non usuale su un particolare ruolo dell’Italia nel futuro dell’Unione Europea e, visto che ne condivido a fondo le conclusioni, ho ritenuto opportuno riportarne alcuni passaggi, per aprire una discussione approfondita, non necessariamente di parte.



Sachs introduce la sua riflessione sull’Italia partendo dalla situazione dell’Europa nel mondo: “Più che mai, l’Unione europea ha bisogno di unità per affermare i suoi valori e interessi in un’epoca in cui la leadership globale degli Stati Uniti è sull’orlo del collasso. Divisa come è oggi la Ue è un semplice spettatore impotente degli sconvolgimenti geopolitici. Se unita, può invece svolgere un ruolo globale cruciale, poiché unisce in modo unico prosperità, democrazia, ambientalismo, innovazione e giustizia sociale”.

Secondo Sachs, “se la Ue riguadagnerà unità di intenti o invece cadrà in una spirale di disordini, ciò dipenderà da quel che accadrà ora in Italia. L’Italia svolgerà un ruolo fondamentale nel determinare se la Ue potrà sopravvivere abbastanza a lungo per riformare se stessa. Il governo di coalizione che emergerà si rivelerà cruciale…”.



Il ruolo centrale dell’Italia deriva dalla sua posizione di confine tra la prosperità dell’Europa del Nord e le crisi dell’Europa meridionale e tra un’Europa aperta e una intrappolata di nuovo dal nazionalismo, dal pregiudizio e dalla paura. L’Italia si distingue anche per il divario politico, con un nuovo “partito ribelle”, il Movimento 5 Stelle (M5s), che condivide il palcoscenico politico con il partito della destra, anti-immigrazione, della Lega anti-Ue e l’europeista, anche se fortemente indebolito, centrosinistra, che può giocare ancora un suo ruolo”.

I tradizionali partiti socialdemocratici in Europa evitano per lo più i nuovi partiti ribelli, considerandoli populisti, irresponsabili, opportunisti e disonesti. Tale opinione in Italia è condivisa anche da parte di alti rappresentanti del centrosinistra, politici chiave che respingono la coalizione con il M5s. “Ciò è comprensibile: i ‘nuovi’ hanno sconfitto completamente il centrosinistra alle urne, spesso con promesse populiste fuori misura. Eppure i socialdemocratici sono stati ‘flaccidi’ e persino silenziosi di fronte all’austerità in stile Schäuble e alle irresponsabili guerre guidate dagli Stati Uniti. Qui sta l’inizio del rilancio. I tradizionali partiti socialdemocratici dovranno riconquistare il loro dinamismo e il loro appetito per il rischio di vincere di nuovo alle urne come veri e propri partiti progressisti”.

I sostenitori di un’Europa forte e vivace dovrebbero fare il tifo per i partiti ribelli per unire le forze con i tradizionali partiti socialdemocratici indeboliti, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, l’innovazione, la crescita guidata dagli investimenti, e bloccare le coalizioni anti-Ue. Oppure, come in Germania, dovrebbero esortare la grande coalizione dei partiti di centro-sinistra e di centro-destra a diventare molto più dinamica e orientata agli investimenti su scala europea, sia per motivi di buonsenso economico sia per combattere i nazionalisti di estrema destra. Tali allineamenti pro-Ue danno all’Europa il tempo di riformare le sue istituzioni, delineare una politica estera comune e avviare la crescita verde guidata dagli investimenti e dall’innovazione al posto dell’austerità.

La posta in gioco in Italia è alta. Con l’Europa divisa politicamente e geograficamente, la politica italiana potrebbe rovesciare l’equilibrio. Un’Italia pro-Ue, governata da una coalizione nuova e moderna, potrebbe unirsi a Francia e Germania per riformare l’Unione Europea, riconquistare in politica estera una voce chiara della Ue nei confronti di Stati Uniti, Russia e Cina, attuare una strategia per una crescita sostenibile basata sull’innovazione. Per forgiare una simile coalizione, i democratici dovrebbero accettare di essere il partner minore di una nuova forza insorta ma non ancora provata sul campo.  

Non sorprende che Steve Bannon, l’ex consigliere del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, si sia precipitato in Italia per incoraggiare il M5s e la Lega a formare una coalizione che ha definito il “sogno supremo”, perché potrebbe rompere l’Unione Europea. E già questo, di per sé, dovrebbe ricordare agli italiani l’importanza di una coalizione pro-Ue che respinga tali incubi.