Oggi Maria Elisabetta Alberti Casellati farà un secondo giro di colloqui (dopo il primo di ieri), ma le speranze che esso possa partorire un accordo di governo sono ridotte al lumicino. Ieri il centrodestra ha provato a stanare Di Maio: sì alla sua premiership in cambio della caduta del veto su Berlusconi. Anche l’ex premier ha detto di non avere veti su Di Maio. Ma non è bastato: “Noi e la Lega siamo le uniche due forze politiche che non si pongono veti a vicenda”, ha detto Di Maio dopo il suo incontro con la Casellati, ribadendo il no a quella che ha nuovamente definito una “ammucchiata” con il centrodestra. “Ho il dubbio — ha replicato Salvini — che il M5s usi Berlusconi per non andare al governo”.
Insieme a questo legittimo dubbio però ne sorge un altro: che lo schema privilegiato in casa 5 Stelle sia quello di un accordo col Pd. Paolo Becchi, filosofo del diritto, in passato ha avuto rapporti diretti con la leadership grillina. Oggi gli interessa soprattutto che il mandato popolare non venga tradito da soluzioni di palazzo, per questo ha difeso fino all’ultimo l’ipotesi di un patto di governo M5s-Lega. “Ma dopo questo mandato esplorativo sembra ormai molto difficile da realizzare”, dice al telefono. Di Maio — spiega Becchi — non può pretendere di mettere Salvini di fronte a un ricatto. A quel punto si assume una gravissima responsabilità, quella di consegnare la volontà degli elettori o a una cattiva alleanza, quella col Pd, o alle ipotesi tecniche”. 



Professore, il mandato esplorativo della Casellati sembra già agonizzante, strangolato dal veto ostinato di M5s su Berlusconi.

E’ agonizzante perché è nato per fallire. Va detto che a queste condizioni non può andare diversamente.

Perché dice questo?

Perché il Quirinale ha un preciso disegno in testa, ma intende arrivarci gradualmente, certificando il fallimento delle ipotesi alternative. Ha conferito alla Casellati un mandato esplorativo limitato a un punto specifico, con scadenza venerdì. Centrodestra e M5s non hanno raggiunto un accordo in un mese e mezzo, come possono farlo entro domani? Ma soprattutto, si vota il 22 aprile in Molise e il 29 in Friuli. 



Cosa c’entrano le elezioni regionali?

L’intento di Mattarella è quello di mettere in difficoltà i due probabili vincitori di questo voto amministrativo ma di grande valore politico, perché se Berlusconi perde malamente in Molise, dove si sta impegnando in prima persona, politicamente è finito. A quel punto Salvini sarebbe più autonomo e potrebbe alzare la posta.

Significa che il Colle vuole impedire a Di Maio e Salvini di mettere sul piatto delle trattative di governo le rispettive vittorie elettorali in Molise e Friuli?

Significa che vuole impedire a Salvini di avere più peso politico all’interno della coalizione vincente nelle urne del 4 marzo. Tagliando così le gambe alle possibilità residue di un accordo M5s-Lega.



Per legittimare quali altri scenari?

Quello di cui anche voi avete parlato, cioè un patto M5s-Pd. Oppure un governo del presidente, affidato per esempio a Sabino Cassese.

Lo stesso Cassese che nel suo editoriale interventista di domenica scorsa sul Corriere ha lanciato un monito a tutti, dalla Siria all’Italia: 1) “la sovranità degli Stati va tenuta sotto controllo“, e 2) “Gli stati agiscono per la realizzazione di principi globali”. Princìpi che il nuovo M5s atlantista potrebbe sottoscrivere. 

Il disegno è chiaro: far saltare l’accordo di M5s con il centrodestra per evitare il pericolo leghista e far nascere un governo del presidente con M5s e Pd, mettendo al posto di un inesperto come Di Maio un ex giudice costituzionale in grado di garantire la collocazione internazionale e la messa in sicurezza del paese.

Perché Di Maio ci dovrebbe stare, scusi?

Perché a quel punto avrà giocato male la sua partita con Salvini e non potrà più tornare indietro. Dovrà scegliere tra dare un governo al paese o andare al voto. Di Maio ha tirato troppo la corda e alla fine l’ha spezzata. Non se ne è ancora reso conto, ma non farà più il capo del governo. 

Eravamo al governo del presidente. E Renzi?

Darebbe l’okay perché Di Maio non farebbe più il premier. Il punto però è che non sta scritto da nessuna parte che la Casellati debba riferire a Mattarella entro venerdì. Potrebbe servirle altro tempo. 

Di Maio vuole governare solo con Salvini e lo ha detto. L’impressione è che alla Lega il governo non interessi, l’opposizione è più redditizia e in palio c’è il centrodestra del dopo Berlsuconi. 

Io sono ancora convinto che Salvini voglia innanzitutto portare il centrodestra al governo e che voglia farlo con M5s perché sono le due forze che hanno vinto le elezioni, anche se dopo questo mandato esplorativo è un obiettivo ormai molto difficile da realizzare.

I programmi non sono compatibili o lo sono solo in parte. La politica estera li divide.

Non lo credo. M5s non ha nessun programma, fa e disfa i programmi a piacimento a seconda delle convenienze. E’ un partito liquido, con a capo un trentenne che si è montato la testa e vuole fare il premier a tutti i costi. E infatti darebbe tranquillamente alla Lega i ministeri di peso.

Ammettiamo che la Casellati guadagni tempo. Perché secondo lei l’ipotesi centrodestra-M5s non è morta del tutto?

Perché non è stata esplorata fino in fondo, anche se ieri c’è stato un irrigidimento, e sono proprio le urne di Molise e Friuli a legittimarla. L’ipotesi della staffetta Di Maio-Salvini, che io ancora difendo, offrirebbe garanzie anche a Berlusconi, gli permetterebbe di avere qualche ministro e soprattutto ci potrebbe stare un accordo per tutelare le aziende.

Il problema non è Berlusconi, ma M5s: il veto su di lui resta.

Questo avvalora l’ipotesi che Di Maio voglia davvero fare il governo col Pd. 

E se fosse Berlusconi a non accettare la formula che lei propone?

In questo caso Salvini, più forte grazie al risultato regionale, potrebbe davvero abbandonare Berlusconi, andandosene con FdI e con metà Forza Italia per fare un centrodestra a propria immagine. Se Berlusconi non accettasse, sarebbe il suo funerale politico. 

Cosa pensa di un Nazareno allargato fino alla Lega, vale a dire FI, Lega e Pd? Uno schema costruito sulle macerie dei precedenti tentativi.

La Lega e FdI uscirebbero. Salvini non accetterebbe mai di entrare in un governo del presidente. 

Lei prima ha detto che Di Maio non farà più il premier e che non se ne è ancora reso conto. Com’è possibile?

Per una ragione profonda, non politica. Di Maio e il gruppo dirigente di M5s, ma la considerazione vale anche per i militanti, sono ormai persone che vivono di rancore, di passioni tristi. Il risentimento li blocca e li bloccherà su tutto. Se non sei più in grado di contemplare una ipotesi politica di governo, se credi che avendo 11 milioni di voti alle spalle ti puoi comportare come vuoi continuando a dire io-io-io, o me o nessuno, se Berlusconi ti dice che non ha veti e tu continui a dire no, allora è finita.

Questo lo ha detto a Di Maio?

Sì ma non c’è stato verso.

Come andrà a finire?

La crisi di governo li sta fregando, perché sta diventando anche e soprattutto colpa loro, di Di Maio soprattutto. E se per caso si vota, i 5 Stelle potrebbero avere brutte sorprese.

(Federico Ferraù)