“Se non si muove nulla, ci provo io”, ha detto ieri sera Matteo Salvini, al termine di una giornata che ha rappresentato il capolinea dello schema centrodestra-M5s. Dopo il colloquio con la presidente del Senato, Alberti Casellati, Di Maio s è detto disponibile a un contratto di governo solo con la Lega e ha ribadito che non intende sedersi allo stesso tavolo con Berlusconi, dal quale si è detto disposto a ricevere al massimo l’appoggio esterno. Così, dopo una giornata di trattative infruttuose consumatesi dietro le quinte intorno alla persona di Berlusconi, Salvini ha dichiarato di essere disposto a tentare il tutto per tutto pur di scongiurare un governo tecnico (o del presidente). Il blitz di Salvini però sarebbe fermato dal Colle, spiega Luciano Ghelfi, quirinalista del Tg2, perché Mattarella non intende avvallare alcun tipo di salto nel buio. Nonostante le apparenze qualche novità c’è, spiega Ghelfi. Compreso l’approssimarsi del governo di emergenza.



Sembrerebbe che Di Maio non si sia mosso di un millimetro. 

Invece alcune novità — poche — ci sono. C’è la fine dell’arroccamento totale dei 5 Stelle, e c’è, soprattutto, l’accettazione esplicita di un appoggio esterno da parte di Forza Italia, che è un piccolo ma significativo passo avanti. C’è però anche l’ostracismo verso Fratelli d’Italia, formazione messa sullo stesso piano di quella berlusconiana senza spiegare il perché. 



Il “contratto di governo solo con la Lega” non sembra una strada praticabile, visto che Salvini ha risposto che “il governo si fa con tutto il centrodestra”. Oppure il sostegno esterno FI-FdI è una strada percorribile?

Per tutta la giornata si sono inseguite voci sulla formula trovata per rendere accettabile un passo indietro di Berlusconi. L’appoggio esterno è fra queste, ma evidentemente qualcosa in questa trattativa è andato storto. E’ stato vissuto come una concessione dai 5 Stelle e come un affronto da Berlusconi e dai suoi, visti anche i toni davvero duri utilizzati da Di Maio dopo le consultazioni. Forse i 5 Stelle si attendevano di più, ma per Berlusconi stare zitto a fianco di Salvini è stato uno sforzo enorme. Difficile chiedergli di più. 



Di Maio aveva minacciato la chiusura del forno. Non l’ha fatto, ha solo ributtato la palla nel campo dell’avversario. Il Capo dello Stato potrebbe ancora dargli l’incarico?

Mattarella deciderà dopo una dettagliata relazione sui colloqui che gli farà l’incaricata Casellati. Difficile le dia una proroga. Potrebbe prendersi il fine settimana per decidere, poi dovrà fare una mossa più decisa. Di sicuro è andata delusa l’attesa che si fosse a una svolta della crisi. Tanto la Lega quanto i 5 Stelle avevano fatto arrivare al Colle segnali molto promettenti, smentiti dai fatti nel giro di poche ore. 

Cosa farà ora Mattarella? Proporrà una sua soluzione o esplorerà altre possibilità, per esempio mediante un mandato a Fico, proprio come la Casellati ha verificato l’ipotesi centrodestra-M5s?

Il Quirinale sta raccogliendo elementi per valutare la situazione. Se vedrà ancora un barlume di possibilità che si concretizzi lo schema del centrodestra con i 5 Stelle potrà essere preso in considerazione un preincarico politico, a Salvini o Di Maio, che però, in caso di fallimento, rischiano di bruciarsi definitivamente. Si badi bene: difficilmente si tratterà di un incarico pieno, dal momento che nessuno in questo momento ha i numeri per governare da solo.

A proposito: ieri sera Salvini è stato esplicito. Se non si muove nulla, ha detto, ci provo io.

Ma le condizioni non cambiano. In altri termini Mattarella potrebbe anche dargli il preincarico, ma prima di diventare mandato pieno, Salvini dovrebbe assicurare al Capo dello Stato di avere i numeri. Questo è fondamentale: non basterebbe salire al Colle con una lista di ministri e dire “vado in parlamento e vediamo cosa succede”. Mattarella non lo permetterebbe.

Dicevamo, archiviata l’ipotesi centrodestra-M5s?

Mattarella potrebbe chiamare il presidente della Camera, Roberto Fico, e affidargli un mandato altrettanto stretto di quello affidato alla Casellati: verificare le possibilità di una maggioranza fra 5 Stelle e Pd. Difficile che si passi oltre, prima Mattarella sembra voler esperire ogni tentativo di dare al paese un governo con una maggioranza politica. 

Terminate le consultazioni della Casellati, Salvini ha detto: “secondo me qualcuno tifa per il governo tecnico, la Lega non sarà mai disponibile”. A chi si rivolge, secondo lei, e come si concilia questa dichiarazione con quella di Giorgetti che mercoledì sera aveva aperto a una iniziativa del Colle?

L’impressione è che Salvini sappia che, esaurito ogni tentativo, il Capo dello Stato chiederà di sostenere un governo di emergenza. Lo ha fatto intendere proprio Giorgetti. E dichiarandosi indisponibile a sostenerlo, il leader della Lega vuol dire a Mattarella che farà ogni sforzo per evitarlo. Che poi riesca a evitarlo per davvero, o a rimanerne fuori è tutto da dimostrare. 

Che senso hanno alla luce del risultato di ieri sera le parole pronunciate da Toninelli, quello “speriamo nel Pd” che assomiglia tanto a una mano tesa di M5s?

Difficile da dire in queste ore convulse. Parrebbe di intuire una minaccia lasciata sospesa nell’aria nei confronti della Lega, quella che i 5 Stelle potrebbero più facilmente rivolgersi a sinistra pur di governare. Ma si tratta di una minaccia più teorica che reale, visto che il Pd sembra tuttora paralizzato dai veti interni. 

Appunto. Gli orlandiani hanno chiesto la convocazione di una direzione urgente del Pd. A che cosa potrebbe preludere? Il Pd può essere oggi interlocutore politico di M5s?

Il Pd può essere decisivo solo se rimane unito, altrimenti non avrebbe i numeri sufficienti per fare una maggioranza. Ed è lecito dubitare che i democratici siano in condizione di fare una simile scelta. Renzi ha ribadito ancora una volta che tocca ai vincitori provare a governare. E Renzi è ancora l’azionista di maggioranza del Pd. Non a caso i suoi fedelissimi fanno sapere che la via di un governo politico M5s-Pd è preclusa, ma non quella di un governo di emergenza, qualora lo chiedesse il Capo dello Stato.