Fossimo in Borsa, potremmo cambiarlo un “venerdì nero”. Ieri il mandato esplorativo della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, non ha avuto successo e il presidente Sergio Mattarella si è preso due giorni di riflessione prima di compiere la prossima mossa. Sempre ieri, nel centrodestra, sono volati gli stracci tra Salvini e Berlusconi, tanto che la coalizione sembra sul punto di esplodere o di implodere. Non solo: la sentenza di ieri sulla trattativa Stato-mafia, con la condanna di Dell’Utri, “sancisce” (sono parole del pm Di Matteo) che c’erano rapporti tra il Berlusconi politico e la mafia. Un’accusa che metterebbe nell’angolo il Cavaliere e la stessa Forza Italia. Insomma, nelle ultime 24 ore lo scenario politico è completamente cambiato, stravolto.
“In realtà, con Salvini e Di Maio – puntualizza Francesco Boccia, deputato della minoranza Pd – sono 45 giorni che lo scenario cambia ogni giorno. Sono stati efficienti nell’occupazione delle alte cariche istituzionali, ma finora, un po’ sulla pelle delle stesse istituzioni, hanno giocato su veti e contro-veti che non hanno portato da nessuna parte. Adesso possiamo dire che con l’esplorazione della Casellati finisce la pantomima tra la prima coalizione e il primo partito che hanno raccolto il maggior numero di consensi il 4 marzo, ma che si sono dimostrati incapaci di trovare un accordo di governo”.
Quindi adesso tocca al Pd?
Il Pd non può più stare a guardare. Ora ha senso fare politica offrendo opzioni alternative. È giusto aspettare il prossimo passo che sceglierà di fare il presidente Mattarella, che sia per un altro mandato esplorativo o un pre-incarico o altro. Ma per il Pd è il momento di discutere, bisogna ascoltarsi. Mi auguro che venga al più presto convocata una direzione per consentire un confronto, alla fine del quale il Pd possa uscire con una posizione unitaria.
Il Pd, insomma, deve abbandonare l’Aventino?
Finora è stato lasciato spazio alle forze che avevano raccolto più consensi tra gli elettori, adesso è venuto il momento di prospettare al Paese una soluzione alternativa.
Martina ha dichiarato che “nessuno dividerà il Pd”…
Ipotizzare un governo con chi è contrario al patto atlantico, all’euro e all’Europa non è possibile. Con Salvini sussistono seri problemi di politica internazionale.
Allora non resta che dialogare con il M5s?
Anche con i 5 Stelle ci sono punti di distanza, ma colmabili.
Fa riferimento alle tre proposte di dialogo su povertà, famiglie e lavoro enunciate da Martina qualche giorno fa?
Penso a qualcosa in più. Quei tre punti sono una base di partenza, ma si possono integrare. Un dialogo può partire, oltre che sui temi sociali, anche sui diritti, sull’ambiente, sugli indicatori di benessere equo e sostenibile, che tra l’altro proprio noi insieme ai 5 Stelle abbiamo già fatto inserire nel Def. Una possibile piattaforma non per un governo necessariamente di legislatura, ma come base per dare risposte urgenti ai problemi. Poi, ovviamente, sarà necessario discutere su chi può guidare un governo e sulla sua composizione.
Ma Renzi, che ancora ha la maggioranza in direzione, cosa deciderà di fare? Ha sempre detto, dopo il voto del 4 marzo, “mai con il M5s”.
È il momento, ripeto, di ascoltarsi, di confrontarsi in direzione. Strali, fulmini e veti non abitano nel Pd. E anche Renzi penso abbia tutto l’interesse ad aiutare il Paese per non lasciarlo in queste sabbie mobili.
(Marco Biscella)