Nelle ultime ore è tornato fortemente d’attualità il tema del conflitto di interessi, argomento di dibattito molto in voga negli anni novanta e duemila, finito negli ultimi tempi nel dimenticatoio. Da quando Silvio Berlusconi ha messo piede in politica, la questione riguardante l’eventuale conflitto che si potrebbe venire a creare fra il partito dello stesso cavaliere, e le sue televisioni e giornali, è sempre stato terreno di dibattito e di discussione. Una battaglia storica anche del Movimento 5 Stelle, che già nel 2013, come sottolineato dall’edizione online de Il Fatto Quotidiano, aveva presentata una legge con il deputato Riccardo Fraccaro, poi scomparsa al Senato dopo essere stata accolta dalla Camera. Nei 20 punti di programma elettorale presentati per lo scorso marzo, invece, il Conflitto di interesse figurava nella “sezione” lotta a corruzione e mafie, ma nel contratto di governo degli ultimi giorni, l’argomento era nuovamente scomparso: oggi è tornato fortemente d’attualità, con Di Maio forse spinto da vari parlamentari. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



BATTI E RIBATTI FRA DI MAIO E BERLUSCONI

Il MoVimento 5 Stelle rilancia l’antiberlusconismo, a stretto giro di posta arriva la risposta di Silvio Berlusconi. E lo scontro è servito. Il caso scoppia quando Luigi Di Maio attacca il leader di Forza Italia: «Fa specie vedere che utilizzi tv e giornale per mandare velate minacce a Salvini, qualora decidesse di sganciarsi. È arrivato il momento di metter mano a questo conflitto d’interessi e di dire che un politico non può essere proprietario di mezzi di informazione». Per il capo politico M5s non bisogna lavorare solo sulla Rai, ma anche sulle tv private. Queste dichiarazioni hanno spinto Berlusconi a replicare a distanza: «Di Maio su Mediaset ha usato un linguaggio preoccupante. Si vuole toccare l’avversario sulla libertà privata e sul patrimonio. È cosa da anni ’70, da esproprio proletario». L’ex premier, a margine di un incontro a Udine, ha invitato i pentastellati al silenzio: «Se c’è un movimento che dovrebbe stare zitto è il M5S che appartiene a un professionista della comunicazione mai votato da nessuno e le cui finalità sono sconosciute».



ANTIBERLUSCONISMO, SEGNALI M5S AL PD PER IL GOVERNO?

L’attacco di Luigi Di Maio a Silvio Berlusconi ha provocato la dura reazione del leader di Forza Italia, che ritiene «molto grave» l’affondo del capo politico del M5s nei confronti di «un’azienda di comunicazione come Mediaset, patrimonio di tutti e quotata in borsa, che vive dell’ascolto dei cittadini». Berlusconi ha assicurato che non c’è alcuna connessione tra la sua attività politica e il Biscione: «Non c’è possibilità che una tv commerciale prenda partito perché eliminerebbe dalla sua audience tutti gli altri. Escludo che i miei collaboratori possano lanciare dei messaggi di parte». L’ex premier ha rivelato che anzi si lamenta con loro «di come siano generosi sempre con tutti» e non con loro, anche se non vuole che sia «una tv partigiana». Berlusconi dunque ribadisce che «Mediaset è per tutti. Non c’è mai stata una serie di trasmissioni che si ricordi in cui Mediaset scese in campo contro i miei avversari politici». Per qualcuno comunque l’attacco di Di Maio a Berlusconi è configurabile come un tentativo di far “colpo” sul Pd in chiave governo, visto che sta provando a mettere in pratica un accordo con i dem. È allora un attacco ben studiato per avvicinare il M5s al Partito democratico?

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