Due giri di consultazioni guidati dal Quirinale, due mandati esplorativi ai presidenti di Senato e Camera con un supplemento temporale: la crisi politica che si è aperta con le elezioni del 4 marzo sta scalando la classifica delle trattative più lunghe per la formazione di un governo nella storia della Repubblica. Il primato resta quello del primo esecutivo di Giuliano Amato, nato nell’estate del 1992 dopo 83 giorni di travaglio. Dovendo attendere la Direzione democratica del Pd, convocata per il 3 maggio, per capire se il matrimonio alternativo tra M5s e dem si può fare, saranno passati 60 giorni dal voto, quindi – come ricorda il Sole 24 Ore – potranno essere sorpassati i governi di Amato, Letta e Andreotti (62). Intanto nel centrodestra Matteo Salvini fa un nuovo appello al dialogo a Luigi Di Maio: «Spero che faccia un bagno di umiltà e torni a sedersi al tavolo del Centrodestra. Se dovessi scommettere un euro, lo farei su un governo che rispetti il voto del 4 marzo quindi con centrodestra e 5 stelle. Se così non fosse: elezioni, anche prima di ottobre», ha dichiarato a “Gioco a premier” su Radio 1. (agg. di Silvana Palazzo)



RENZI ‘GUARDA’ ALLE ELEZIONI ANTICIPATE

Questa mattina a Radio Capital nella consueta intervista politica di Massimo Giannini il capogruppo al Senato del M5s ha commentato la giornata importante di ieri all’insegna delle trattative continuate tra Pd e M5s, con l’incarico di Fico dunque concluso e avviato verso la verifica tramite Direzione dem e voto su Rousseau della volontà della base di volere o meno questo governo “bicolore”. Ecco, Danilo Toninelli pone però già subito una condizione che potrebbe non essere particolarmente “apprezzata” dai dem che in maniera molto cauta (anche per le forti divisioni interne) si approcciano con le pinze al contratto di governo con i grillini. «Di Maio premier condizione irrinunciabile? Non per noi ma per quanto accaduto il 4 marzo. Non sarebbe accettato dai nostri elettori un governo del M5S che non abbia Di Maio premier», conferma Toninelli che poi invita direttamente il Pd a sedersi al tavolo di contratto, con però già questa pesante “conditio sine qua non”. «Vogliamo realizzare un contratto di governo, sul modello tedesco. Aspettiamo la direzione del Pd. Se verranno al tavolo con noi cercheremo di scrivere nel dettaglio tutti i termini delle misure da realizzare». Nel frattempo il nodo più grande in casa dem, come scrivevamo ieri, è proprio Matteo Renzi che piuttosto di un accordo con i grillini mira più che altro al voto anticipato: lo ha spiegato al Sussidiario questa mattina Stefano Folli, editorialista di Repubblica, spiegando che «Di tutti i leader che oggi sono in campo, Renzi è quello che ha più voglia di andare al voto. Il suo obiettivo è regolare ancora una volta i conti con i suoi nemici interni, Franceschini per primo, e ottenere il controllo assoluto di un partito che ritiene non possa scendere sotto la percentuale del 4 marzo (18,7 per cento, ndr)».  



LA POSIZIONE DELLA LEGA

Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Centrodestra: il balletto per la formazione del nuovo Governo continua e il mandato esplorativo a Roberto Fico per cercare l’intesa tra M5s e Dem sta fornendo riscontri positivi. E in casa Centrodestra partono all’attacco per voce del leader Matteo Salvini, segretario della Lega e candidato premier della coalizione. In campagna elettorale per le Regionali di domenica in Friuli Venezia Giulia, il leader del Carroccio ha commentato le ultime sulle consultazioni del presidente della Camera: “La cosa che mi pare più incredibile, al di là delle dichiarazioni, è che i 5 Stelle si prendano un’altra settimana di tempo per aspettare la direzione Pd”. E continua ad aspettare: “Io continuerò a dialogare con tutti. Non chiudo la porta in faccia a nessuno e non ho forni né panini da offrire”. Infine, una frecciatina a Luigi Di Maio, come riporta il Corriere della Sera: “Nel frattempo, dopo il Molise, i 5 Stelle prenderanno una bella mazzata in Friuli-Venezia Giulia. E ci dovranno ragionare”. (Agg. Massimo Balsamo)



MINORANZA DEM CHIEDE DI ACCELERARE

Asse M5s-Pd per Governo, tra l’esito positivo di Roberto Fico e i dubbi in casa dem. Saranno giorni intensi per la formazione del nuovo esecutivo, con il mandato esplorativo conferito da Sergio Mattarella al Presidente della Camera Roberto Fico che sta portando i suoi frutti. Nonostante una iniziale chiusura, il Partito Democratico sembra pronto a discutere con i pentastellati sui temi. In attesa della direzione dem, è scontro tra fazioni: come sottolinea Repubblica, la minoranza chiede di accelerare. Tra i principali esponenti Gianni Cuperlo: “Penso che abbia fatto bene il segretario Martina a cogliere i segni positivi degli ultimi giorni. Ma una settimana è lunga. Meglio convocare la direzione prima anche per evitare che il dibattito si faccia a colpi di tweet o sondaggi di piazza”. E Piero Fassino segue: “Un no a prescindere favorirebbe 5Stelle e Lega”. I renziani però, come noto, erigono le barricate: no al Movimento 5 Stelle. Seguono aggiornamenti… (Agg. Massimo Balsamo)

RENZI SCOMMETTE SU ASSE DI MAIO-SALVINI

Roberto Fico al Quirinale parla di «esito positivo» delle consultazioni e di «dialogo avviato» tra MoVimento 5 Stelle e Partito democratico. Dalle parti di Matteo Renzi, però, il dialogo con M5s è finito insieme al mandato del presidente della Camera, ammesso che sia mai stato aperto.  Il fronte del no si è scatenato dopo l’uscita di Fico nella Loggia d’onore del Quirinale. I renziani, stando a quanto riportato dall’Huffington Post, sono pronti a scommettere che da lunedì, all’indomani delle Regionali in Friuli, Luigi Di Maio tornerà a parlare con Matteo Salvini. Il leader della Lega sembra dare ragione a questo ragionamento quando dice: «Io non chiudo la porta in faccia a nessuno, spero che la telenovela tra Renzi e Di Maio non duri troppo e secondo me sarebbe un governo irrispettoso per gli italiani. Quando avranno finito il loro amoreggiamento, se gli andasse male come io penso, io ci sono». Il capo dello Stato si prenderà ora del tempo per riflettere in attesa di sviluppi da parte del Pd e del M5s. (agg. di Silvana Palazzo)

SALVINI A DI MAIO: “NON CHIUDO…”

Matteo Salvini, avulso dalle consultazioni e dagli ultimi giorni di trattative per il Governo, non chiude le porte a Di Maio: non lesina fortissime critiche al Movimento 5 Stelle ma nello stesso tempo considera talmente assurdo poter tentare un governo con chi ha perso le Elezioni, che lascia una possibilità a Di Maio di poter tornare sui propri passi. «Il possibile dialogo tra Renzi e Di Maio è una telenovela», spiega il leader del Centrodestra uscendo da Palazzo Montecitorio. Poi aggiunge, a sorpresa: «Io non chiudo la porta in faccia a nessuno. Quando avranno finito il loro amoreggiamento, se gli andasse male come penso, io ci sono», spiega un Salvini intento ad andare oltre le “minacce” lanciate da Berlusconi di non dover più trattate con i grillini e anche oltre le stesse critiche giunte da Di Maio che oggi dopo l’incontro con Fico ha detto del leader leghista «lui si è fatto in disparte non per il bene degli italiani ma per non rompere la sua coalizione». Rispetto al proprio “campo”, Salvini ricorda che «Da leader del centrodestra, mi faccio garante del fatto che qualcuno la smetta di sobillare. Gli italiani hanno votato un programma e una squadra e io non tradisco. […] È un mese e mezzo che ripeto testardamente le stesse cose. I miei programmi, a differenza di altri, non cambiano a seconda delle convenienze, sono quelli che gli italiani hanno votato il 4 marzo», colpendo in un sol colpo, con astuzia, da Berlusconi fino a Di Maio passando per il Pd. 

FICO: “ESITO POSITIVO: AVVIATO DIALOGO PD-M5S”

Un brevissimo discorso quello tenuto poco fa da Roberto Fico alla fine del vertice con Mattarella al Quirinale, a termine dell’incarico mandato e scelto dal Capo dello Stato: «Il mandato esplorativo che mi ha affidato il presidente della Repubblica ha avuto un esito positivo, si conclude qui oggi», spiega il Presidente della Camera, prima di aggiungere che nelle consultazioni tenute in questi due giorni ha notato come sia sempre più importante, «ragionevole e responsabile restare sui temi e sui programmi, che è quello che chiedono i cittadini». Per Fico il dialogo tra le due parti “esplorate” su invito di Mattarella è ben avviato e si dovrà solo attendere i prossimi sviluppi attesi per la prossima settimana: «il dialogo tra Partito Democratico e M5s è avviato. In questi giorni ci sarà dialogo all’interno dei gruppi, aspettando anche la direzione del Pd», che si terrà giovedì prossimo 3 maggio. Non solo, anche la votazione su Rousseau probabilmente sarà un altro passaggio atteso da Mattarella (e da tutto il Paese) per vedere se vi è un margine reale per un contratto di governo tra Di Maio e Martina. 

I “NODI” BERLUSCONI E RENZI

Mentre il Presidente della Camera sta per salire al Colle per dettagliare il Capo dello Stato sulla situazione delle consultazioni e dell’incarico affidatogli, restano nelle due compagini in dialogo per formare un governo un “duplice” nodo che rischia di portare le trattative ad un stallo maggiore di quello che già sussiste in questi primi 50 giorni dopo le Elezioni del 4 marzo. Si chiamano Matteo Renzi e Silvio Berlusconi e rappresentano le due facce (simili) della stessa medaglia politica: il primo mette “pressione” a Maurizio Martina e a tutto il gruppo dirigente Pd che vorrebbe anche chiudere l’accordo positivamente con i grillini ma che si ritrovano la “grana” del segretario dimissionario in casa che non vuole saperne di lasciare la maggioranza del Partito in mano ad un futuro accordo con Di Maio. Il secondo, da Arcore, è invece una spina del fianco per il leader grillino: non tanto in termini di voti, ma in termini di “veti” che continua a mettere all’alleato Salvini per un insperato ma possibile accordo in extremis con Di Maio, qualora fallisse l’esito della Direzione Nazionale Pd. I due “similI” che su fronti diversi mettono “pressione” ai responsabili del dialogo sul contratto di governo: chi l’avrà vinta? Nel frattempo Di Maio si dice tranquillo, «aspettiamo tutti serenamente Mattarella e poi ci muoveremo di conseguenza», ha detto ai cronisti uscendo dalla Camera. 

FICO VERSO I “SUPPLEMENTARI”

Nuovi sviluppi sulle consultazioni ci saranno dalle 16.30, quando si aprirà l’incontro al Quirinale tra il presidente della Camera e il capo dello Stato Sergio Mattarella. Roberto Fico ha infatti chiesto di riferire sulle consultazioni per la formazione del governo. Il dialogo tra le parti non si è interrotto, il niente di fatto immediato è stato scongiurato. Sul Colle più alto c’è attesa per le conclusioni finali che Fico porterà oggi pomeriggio. Proprio il tempo sarà un fattore determinante per i prossimi passaggi che attendono il capo dello Stato. Stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, appare prevedibile una richiesta di allargare le consultazioni di qualche giorno, visto che l’eventuale firma del contratto con i dem ha bisogno di “tempi supplementari” perché possa essere accettato dalla base. Il fischio finale potrebbe essere rinviato, con lo spettro del ritorno alle urne entro la fine dell’anno sullo sfondo. «Al Pd chiedo uno sforzo o si torna al voto. Disponibili a sederci a un tavolo per un contratto», ha infatti dichiarato Di Maio. (agg. di Silvana Palazzo)

DI MAIO “GOVERNO M5S-PD, OLTRE DIFFERENZE”

Ha parlato anche Luigi Di Maio in quella che si presume essere l’ultima fase di consultazioni di questo lunghissimo periodo post-elezioni. Riassumiamo anche qui in due temi principali: il M5s ci sta ad un governo col Pd e chiede sforzo a tutti per “superare le differenze”; Di Maio annuncia che ci sarà un voto online per gli iscritti M5s in modo da chiedere un sondaggio sull’accordo con i dem. Entriamo ora nelle pieghe di quanto detto dal leader politico in un discorso appena sotto i dieci minuti di tempo davanti ai cronisti: «questa è la terza repubblica, qui non ci sono alleanze, le forze politiche fanno passo indietro e fanno passo avanti invece i temi, i cittadini e i programmi. Abbiamo il 32%, non siamo autonomi e quindi stiamo cercando di portare a casa un buon contratto di governo al rialzo che possa risolvere i problemi degli italiani». Secondo Di Maio è assolutamente comprensibile che tra i dem e i grillini vi siano posizioni del tipo «mai con loro», eppure qui si sta parlando «non di negare le differenze e profonde divergenze, ma stiamo cominciando a ragionare sull’opportunità di lavorare insieme, se si riesce bene, se no si ritorna a votare. Chiedo sforzo al Pd», non a Martina che sta facendo bene secondo Di Maio, e dunque si riferisce a Renzi e “pattuglia”; «sono uscite delle richieste interessanti che possiamo far “lavorare” con buon senso. Altrimenti si torna alle Elezioni». Attacca poi il Centrodestra, sia la Lega che si “è messa da parte con Salvini tradendo gli elettori» e sia Berlusconi accusato di avere troppo peso con l’informazione delle sue reti private. Insomma, Di Maio si presenta da leader di sinistra, mentre tra i dem lo scontro continua nonostante il minimizzare di Martina, «no, non mi sento delegittimato da Renzi»..

SCONTRO RENZI VS MARTINA IN DIREZIONE

Matteo Renzi non ci sta e i ben informati vicino agli ambienti della sua “corrente” nel Pd lo danno come furioso per il tentato accordo di governo col M5s. Non tanto perché si possa effettivamente fare, ma perché si consideri il tutto senza passare da lui che ha, si voglia o no, ancora la maggioranza nel Pd. O almeno, così pare: per questo si è ottenuto quello che volevano un po’ tutti tra le file dem: una Direzione Nazionale che si preannuncia già teatro di scontri tra le varie minoranze (che però sono date in crescita costante) e la pattuglia renziana. Sul piatto il Governo con Di Maio e i grillini, con chi li ha insultati e “perculati” per diversi anni: in molti non ci stanno, ma Martina ha ripetuto che «per il bene del Paese è giusto che noi dialoghiamo su questo, anche se restano grandi e forti le differenze tra i due gruppi». Stamani intervenendo a Radio Capital, il ministro Calenda ha aggiunto un commento che interpreta perfettamente lo stato di un partito spaccato al suo interno (e anche il Renzi-pensiero): «Ci separano distanze siderali dal Movimento. Va bene il dialogo, è l’essenza della politica. Ma guai a fare un accordo». Fico ora, dopo l’incontro con Di Maio e il gruppo M5s, proverà a chiedere a Mattarella una proroga al suo incarico per verificare la tenuta dell’accordo dopo la Direzione dem e dopo il probabile “sondaggio interno” sul blog degli iscritti grillini. 

MARTINA: “PASSI AVANTI CON M5S, DIREZIONE NAZIONALE IL 3 MAGGIO”

Un incontro durato quasi mezz’ora tra Fico e il Partito Democratico pone due risultati importanti appena detti da Martina davanti ai giornalisti fuori dalla stanza delle consultazioni: il Pd prosegue nel dialogo con il M5s e soprattutto convoca per il prossimo 3 maggio la Direzione Nazionale dove si deciderà se accettare governo con Di Maio oppure no. Il segretario reggente ha spiegato come nelle varie valutazioni di questi giorni «noi riconosciamo e registriamo passi in avanti importanti che dobbiamo riconoscere rispetto ad alcune richieste che avevamo avanzato negli scorsi giorni», ovvero la pregiudiziale sui rapporto con la Lega e il Centrodestra (“o rompi con Salvini oppure niente accordo”, aveva detto Martina nella primo vertice con Fico). In questo Di Maio ha fatto la sua parte e il Pd la riconosce come positiva e tale da poter continuare il dialogo di Governo: «Al tempo stesso noi non nascondiamo le difficoltà e le differenze che animano questo confronto, è giusto dirlo per serietà nei confronti del Paese: abbiamo rispetto nel dibattito nei rispettivi movimenti e tutto va rispettato perché siamo profondamente diversi», spiega il segretario reggente dei dem. Poi conclude annunciando la prossima Direzione Nazionale del Pd per giovedì prossimo, tra un’esatta settimana: «in quella sede noi decideremo se e come accedere al confronto con M5s con lo spirito di chi sa di dover fare una scelta comunitaria e collettiva. Quello che ci interessa», conclude Martina, «è provare a dare mano al paese in un momento delicato della sua storia politica, se siamo qui è perché altri hanno fallito con tentativi che non hanno prodotto un esito utile». 

NUOVE CONSULTAZIONI DI FICO ALLA CAMERA

Alle 11 a Montecitorio Roberto Fico incontrerà per il secondo e ultimo giro di consultazioni il gruppo dirigente del Partito Democratico: Andrea Marcucci, Matteo Orfini, Graziano Delrio e ovviamente Maurizio Martina si presenteranno davanti al presidente incaricato per porre le condizioni di un accordo di governo col M5s difficile ma non impossibile. La grana più grossa si chiama Matteo Renzi, come spieghiamo qui sotto, con Martina che sembra esser diventato assai sofferente dalla presenza ingombrante di chi si è dimesso ma ha ancora la maggioranza del partito (o così pare fino a che non si arriverà in Direzione Nazionale, passaggio che sembra obbligato a questo punto per votare l’accordo presunto con i grillini). Alle ore 13 Fico incontrerà poi il terzetto 5Stelle, da Toninelli a Giulia Grillo passando ovviamente a Luigi Di Maio, peso massimo di queste consultazioni e trattative infinite di governo. Martina vorrebbe evitare di passare in Direzione per non doversi poi trovare in minoranza, ma la base dem e molti esponenti big del Partito sono tutt’altro che inclini ad andare con chi li ha insultati e pesantemente combattuti per tutti questi anni di Governo passato. Pare, dalle tante ricostruzioni sui giornali questa mattina, che Fico andrà poi oggi pomeriggio al Quirinale per chiedere una sorta di “proroga”, di tempo aggiunto per poter evitare il “ritorno” della Lega e consentire di ultimare il governo Di Maio-Martina. «Serve tempo e serve Matteo Renzi» dice il reggente del Pd Maurizio Martina, nella ricostruzione della Stampa ed è quello che i democratici ribadiranno a Fico.

LA FURIA DI MATTEO RENZI

Dilatare i tempi avrebbe l’effetto di passare oltre le Regionali in Friuli e di arrivare, magari, alla direzione dem in cui l’accordo tra Renzi e le minoranze potrebbero garantire una tenuta d’accordo (con un ruolo per qualche fedelissimo renziano nel nuovo governo?) da presentare poi al Capo dello Stato. L’eventuale firma di un contratto con il Pd richiede infatti diversi giorni perché sia accettata da entrambi i partiti senza traumatiche rotture: la base dem e quella grillina sono del tutto in rivolta, farli accettare l’accordo potrebbe non essere un’operazione tanto “facile” e soprattutto “breve”. Ma cosa deciderà Mattarella ancora non si sa, anche se la presenza del Pd nel Governo potrebbe rasserenarlo, maggiormente rispetto alla presenza di Salvini e dei leghisti a sostegno dei grillini (anche se l’esperienza da amministratori locali del Carroccio in realtà vale molta, molta più esperienza rispetto ai nuovi M5s eletti in Parlamento, ndr). In tanto imperversa la furia di Matteo Renzi che ai fedelissimi avrebbe confidato – secondo il Giornale – dell’immediato effetto che avrebbe un accordo con Di Maio: «saremmo morti», commenta lapidario l’ex premier. «Hanno impostato una trattativa violenta, con minacce e ultimatum. Vogliono mettermi con le spalle al muro: o dico sì al governo con i grillini o c’è il muro, cioè le elezioni. Ma io scelgo il muro, cioè le elezioni. Tanto io in Parlamento torno, Franceschini non so. Questi non hanno capito che non mi faccio intimidire. Sono pronto a trattare pure con Belzebù, ma certo non ho paura di chi nelle trattative politiche si comporta come sul web, con i metodi delle baby gang», sarebbero i commenti ricostruiti dal Giornale sull’ex segretario Matteo Renzi.