Siamo stati noi a scriverlo per primi citando il grande storico Sima Qian: le regole per prendere il potere sono diverse da quelle per mantenerlo. Quindi che i 5 Stelle siano passati da una fase di insulti ad alzo zero a pretese di matrimonio con il Pd è normale, è la storia prima ancora che la politica. 

Ma ciò detto i capitomboli vanno giustificati. Ciò perché è buona educazione farlo nei confronti di chi ti ha dato il voto pensando che avresti fatto X mentre invece fai Y. Ma poi perché le idee e i discorsi contano. Se dopo una lite moglie e marito non divorziano o non meditano il reciproco omicidio è perché si spiegano, ragionano. Senza spiegazioni c’è l’asservimento, lo schiavismo.



Benissimo quindi che M5s voglia governare con il Pd. La domanda è: perché? Che cosa significavano prima quegli attacchi? Erano solo menzogne? Allora hanno preso il potere con l’inganno. È cambiato qualcosa? Che lo spieghino.

C’è però un’evidente difficoltà del M5s a spiegarsi. Una cosa infatti è il “vaffa day”, altra cosa è costruire e spiegare cosa e come vogliono fare. Il problema è che al di là delle facce pulite non c’è niente, né pare si cominci a fare alcunché. In effetti queste capacità se uno non le ha non se le inventa, le deve prendere da fuori.



È quello che successe con Mao. Fu bravissimo a prendere il potere, ma poi a governare risultò un disastro. Provò a prendere capacità esterne, ma queste per prima cosa gli dissero: tu fatti da parte. In risposta Mao lanciò un’altra rivoluzione, quella culturale.

Mao però aveva preso il potere con le armi e una cosa la sapeva fare, la rivoluzione. Quindi alla fine si concentrò su quella, mandando la Cina a quel paese. Gli M5s non hanno preso il potere con le armi, ma con i voti. Quindi se non danno spiegazioni, alle prossime elezioni perdono.

Ma questo probabilmente lo sanno anche loro, per questo oggi non vogliono tornare alle urne e faranno carte false per governare comunque, portare a casa qualche anno di potere e poi si vedrà. Governare con chi? Se la Lega non può essere della partita, perché incatenata da FI di Silvio Berlusconi, allora deve essere il Pd.



Questo il leader ombra del Pd Matteo Renzi lo ha evidentemente capito e gioca al rialzo. Vuole garanzie e onori per sé e i suoi. Da qui la notizia ormai pubblica che Renzi vuole dal M5s ministeri chiave per potere teleguidare il governo e il movimento si sta lambiccando per trovare una quadra.

In M5s sanno poi, o dovrebbero sapere, che il loro personale politico è scarso, non ha esperienze e capacità, né le vuole prendere da fuori. Quindi in un governo col Pd finirebbero presto per essere dei piccoli portaborse del potere.

Per questo possono sparire. Forse questa è la scelta, intanto si fanno cinque anni di prebende e si aggiustano la famiglia. Forse i padrini del movimento, Grillo e Casaleggio, essendo ormai il giocattolo più grande di loro, pensano solo a questo. Ma tutto ciò può portare all’estinzione del movimento, e dopo, come succede in Italia, ci sarebbe un redde rationem.

Dall’altra parte ci sono Renzi e il Pd. Renzi ha dato prova di essere un genio della tattica, un maestro dell’inganno e del sabotaggio. In questo caso da una posizione di minoranza ha sabotato con successo Pd e M5s. La stessa cosa aveva fatto con Bersani e Letta. Tutto ciò però dimostra che Renzi è innanzitutto un rottamatore di politiche altrui, un novello Mao: ha estinto il Pd e lo ha reso un strumento del suo volere, come fece Craxi con il Psi; ma poi al governo non ci sa stare, tanto è vero che ha dimezzato i suoi voti. Se torna al potere le cose miglioreranno? Improbabile. E se Renzi sparisce, sparisce anche l’ultimo moncherino del Psi — pardon, del Pd.

La soluzione razionale per lui sarebbe allora restare nell’ombra. Faccia fare il governo a qualcun altro, promuova davvero le capacità, in questo caso la stella del suo governo passato Marco Minniti, e con la sua abilità manovriera segua le cose dalla minoranza e prenda lezioni di pazienza. Se alla fine l’Italia andrà meglio il merito sarà anche suo, senza bisogno di bruciarsi con una sovraesposizione di proclami nevrotici.

Lo farà? O seguirà d’istinto la vanità di Mao che voleva mettere la Cina al servizio di se stesso e non se stesso al servizio della Cina? Il risultato è chiaro: Mao distrusse se stesso e il suo paese.